“Serve un archivio con i nomi degli stalker”
Alessandra Kustermann è la responsabile del Soccorso violenza sessuale della clinica milanese: “Finora pochi arresti in flagranza”. In Procura un pool di 12 pm che gestiscono 4.500 inchieste in un anno.
La dottoressa Alessandra Kustermann È un quadro in chiaroscuro quello della lotta alla violenza contro le donne a Milano: negli ultimi quatto mesi, dopo l’entrata in vigore delle nuove norme contro il femminicidio, le denunce presentate alla Procura per maltrattamenti sono state 577. Negli otto mesi che hanno preceduto la legge, i casi erano 1.095: poche le variazioni, nonostante l’introduzione dell’arresto in flagranza (25 quelli effettuati finora a Milano).
«Questo tipo di arresto si è rivelato molto difficile da fare — ragiona Alessandra Kustermann, responsabile del Soccorso violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli — Il reato di maltrattamento si configura per la sua continuità: stabilirne la flagranza può essere difficile, perché bisogna dimostrare che non si tratta del primo episodio». Di qui, la proposta: creare un “cervellone elettronico” per raccogliere le denunce a carico della stessa persona, anche se verbalizzate in posti differenti: «In questo modo — dice Kustermann — si potrebbe ripercorrere la storia passata del soggetto: nell’85 per cento dei casi gli autori sono recidivi».
La questione è emersa in un convegno sul femminicidio che ha valutato la legge nazionale varata in autunno, che prevede l’allontanamento da casa e l’arresto in flagranza per l’autore degli abusi. Una legge la cui applicazione è difficile: «Il reato di maltrattamento è caratterizzato dall’abitualità — spiega il magistrato Fabio Roia — La flagranza non può essere determinata solo se il soggetto ha appena colpito la vittima: bisogna stabilire che si tratta di un gesto abituale». Una delle difficoltà è anche quella di «trovare sempre di turno il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari esperti in maltrattamenti: a Milano il problema si pone di meno, ma nei piccoli tribunali può diventare difficile», nota Kustermann.
A Milano il pool antiviolenze è composto da 12 pm, incaricati di condurre circa 4.500 inchieste per stalking, maltrattamenti, violenza sessuale l’anno. Altra carenza è quella che riguarda il sostegno psicologico e logistico per le vittime. «Il governo investe poco: se solo il Comune di Milano finanzia con 500mila euro i centri antiviolenza della città, capirete che certo non navigano nell’oro», chiosa Kustermann. «Ma nel 2014 dovrebbero arrivare più di due milioni di euro, e dall’assessorato alla Salute altri 810mila – tranquillizza l’assessore regionale alle Pari opportunità, Paola Bulbarelli – La Regione nel 2012 si è dotata di una legge antiviolenza, che può dare risposte vere sul territorio e prevede un tavolo permanente di 24 persone che studiano il problema».
Fonte: La Repubblica
di ALESSANDRA CORICA
http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/02/23/news/violenza_sulle_donne_l_sos_della_mangiagalli_serve_un_archivio_degli_stalker-79377628/