Sicilia: per cercare di vincere il M5s fa come la Dc

Rivoluzionari? E quando mai.

Per vincere in Sicilia il Movimento 5 Stelle fa come la Dc

Più concorsi pubblici per tutti. Tolleranza sugli abusi. E al popolo, selfie e sorrisi. La metamorfosi del trio grillino Cancelleri-Di Maio-Di Battista: meno “Vaffa”, più Balena Bianca

DI SUSANNA TURCO

Promette più posti di lavoro, borse di studio a centinaia, nuovi concorsi pubblici, comprensione per chi vive in case abusive. La sua parola chiave è “buonsenso”. La sua voglia di governare grondava già un anno fa: «Il nostro non è un movimento di protesta, ma di governo», ebbe a dire passeggiando con il leader supremo. Insomma, non è ancora ufficiale che Luigi Di Maio sia il candidato premier del M5S: ma di certo Giancarlo Cancelleri è il suo profeta. Abbastanza scaltro da annunciare in comizio di aver firmato una scrittura privata con la quale rinuncia «irrevocabilmente» alla pensione da deputato dell’Ars – anche se sa benissimo che ha un valore relativo, dal punto di vista legale. Sufficientemente elastico da chiarire: «Se il mio peggior nemico proponesse qualcosa di buono per i cittadini perché dovrei dire di no?». Non a caso lo definiscono “un Luigi delle zolfatare”. E la campagna d’agosto per la Sicilia, in tre con Alessandro Di Battista, per la conquista di Palazzo dei Normanni l’ha squadernato oltre ogni dubbio. Insieme con una precisa immagine della metamorfosi gattopardesca che, a dieci anni dal primo V day, si è compiuta nel Movimento.

I grillini non sono più le nuove promesse dell’anti-sistema che aspettano sulla riva siciliana che il loro leader attraversi lo Stretto di Messina a nuoto, per fare la campagna elettorale in camper, come nel 2012. Non sono più, di sicuro, gli entusiasti delle autopresentazioni on-line e delle riunioni in streaming. Non più, soprattutto, i “terminali” o portavoce della volontà del popolo grillino. Altro che uno vale uno. Dopo la rupture dell’epoca del direttorio, ormai ci si vanta di attirare giornalisti: «La mia presenza qui ha contribuito a portare un po’ di telecamere, diciamolo anche», ha puntualizzato Di Maio, circondato dall’establishment in uno dei templi dell’establishment, il Centro studi americano di Palazzo Caetani. L’orgoglio delle telecamere puntate addosso: chiave di volta di un’epoca che ha lasciato alle spalle i dictat “no tv”.

Nel tour per l’isola, vistosamente senza il fianco di Beppe Grillo, si è manifestata così l’ultima versione del movimento. Di Maio, Di Battista e Cancelleri tra i banchetti delle sagre o sopra un palco, più o meno accompagnati dalle rispettive fidanzate e mogli, che ridacchiano a sfondo cartolina, in giro per le rovine di Selinunte, coi grembiuli all’antico forno Santa Rita, intenti a caricare nel portabagagli alcune cassette di pesche nettarine. Tre fratelli Wright – così si sono soprannominati – che portano avanti l’idea semplice (e molto pro Di Maio) di una conquista progressiva del potere, quella già proposta per la corsa al Campidoglio: prima vinciamo in Sicilia, poi in Italia. E il Movimento appare ormai confezionato in un modo per cui il vasto campionario umano dei Cinque stelle risulta pressato, intruppato, in una specie di lavorazione in linea a flusso continuo, la produzione in serie di un certo tipo di messaggio, di un certo tipo di immagine, di un certo tipo di leader. Luigi Di Maio appunto, e i suoi fratelli più o meno pro tempore. Nel caso in specie: Alessandro Di Battista per il coté avventura&zazzera. Giancarlo Cancelleri per la declinazione Sicilia&responsabilità. Ormai è superata, in favore di un sincretismo molto prima Repubblica, anche quella specie di dualità che pure c’era l’anno scorso. Quando Di Maio faceva i suoi incontri e viaggi di accreditamento e Alessandro di Battista girava l’Italia per il no al referendum. Piazza contro grisaglia, ha pagato di più la piazza: dunque ora Di Maio s’è fatto piazza. Con la maglietta a nido d’ape, come di Battista (diversa solo la marca: Fred Perry contro Lacoste) e con tutta l’allegra paccottiglia delle campagne elettorali open air.

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fonte: L’Espresso