La chiusura a Laino Borgo e i sigilli seguiti al crollo in cui ha perso la vita un operaio colpiscono duramente l’economia di Calabria e Sicilia. Tutta la merce su trasporto gommato costretta a spostarsi sulla direttrice adriatica, mentre il traffico privato è dirottato sulle statali con allungamenti enormi di percorsi e tempi di percorrenza. “Un dramma soprattutto per il settore ortofrutticolo” secondo le associazioni degli autotrasportatori. E l’Anas conferma: non sappiamo quando riaprirà
di GIUSEPPE BALDESSARRO
COSENZA – Isolati, tagliati fuori. Costretti a lunghi percorsi alternativi che stanno mettendo in ginocchio parte dell’economia calabrese e siciliana. Il sequestro dell’A3 nel tratto di Laino Borgo, crollato lunedì scorso, oltre a creare una serie di naturali disagi alla circolazione locale, allarma gli autotrasportatori che adesso rischiano di non riuscire ad essere sui mercati del centro e del nord del Paese nei tempi stabiliti dagli accordi commerciali tra le aziende del settore agroalimentare e la grande distribuzione. La decisione della magistratura, che ha posto i sigilli per vederci chiaro dopo la morte del giovane operaio romeno Adrian Miholca, non fa una grinza. E tuttavia i sindacati del trasporto gommato restano preoccupati sulle prevedibili ripercussioni che si avranno sull’intero comparto.
La Procura di Castrovillari sta lavorando su due fronti. Il primo è quello relativo ai fatti di lunedì pomeriggio quando una campata dell’autostrada è franata giù per una sessantina di metri facendo volare via l’operaio che ci stava lavorando sopra in preparazione della demolizione dell’intera corsia. In questo senso si sta cercando di capire se fosse impiegato secondo tutti i canoni della sicurezza e cosa invece non abbia funzionato. Non è il primo caso di incidente mortale sui cantieri dell’A3 e i sindacati da tempo segnalavano turni di lavoro troppo lunghi e condizioni non sempre in linea con i dettami della prevenzione. Il secondo fronte dell’inchiesta riguarda le verifiche di sicurezza sull’altra corsia che, non essendo interessata direttamente a questa fase dei lavori, avrebbe dovuto continuare a garantire il traffico sia in direzione nord che sud.
Atti dovuti quelli degli inquirenti, che però si sono tradotti nella chiusura totale del tratto di Salerno-Reggio Calabria e nell’attivazione di percorsi alternativi che allungano e non di poco i tempi necessari a raggiungere le destinazioni commerciali.
I veicoli a lunga percorrenza verso il Nord sono costretti a uscire dall’A3 a Sibari e proseguire sulla 106 verso Taranto e poi sull’Adriatica, oppure possono uscire a Falerna per proseguire sulle estenuanti statali tirreniche e rientrare a Lagonegro. Verso Sud è possibile solo uscire a Lagonegro e rientrare a Falerna. In questo senso, i pecorsi e i tempi di percorrenza si allungano di diverse ore. Con un’inchiesta in corso, la stessa Anas afferma che, allo stato, “non sono prevedibili i tempi di riapertura del tratto”.
Un dramma, secondo Salvatore Bella, presidente dell’associazione Aitras che rappresenta circa quindicimila trasportatori siciliani: “L’ottanta per cento del trasporto su gomma è dedicato all’ortofrutta. Un comparto che impone una regola semplice e secca: in ventidue ore la merce appena raccolta deve stare nei mercati del Centro e del Nord. Altrimenti la puoi buttare. Con gli eterni rallentamenti sulla A3 a stento ci riuscivamo prima, ora, con le deviazioni imposte dai percorsi alternativi ci vogliono circa trenta ora. E noi siamo fuori”. Problemi per i trasportatori e naturalmente anche per la produzione di Calabria e Sicilia.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/07/news/viadotto_danneggiato_sequestrata_l_autostrada_a3-108972715/?ref=HREC1-28