Vi racconto “American Sniper” di Clint Eastwood

STELLE, STRISCE E PALLOTTOLE di Mauro Caronimages
Ok, non vi racconto la Storia o la Politica internazionale, ma solo la rappresentazione che si dà di una vicenda umana alle quali fanno da sfondo, nel film campione d’incassi sia in Italia che
negli Usa, American Snipes (candidato all’Oscar!), scritto da Jason Hall (candidato all’Oscar!) e diretto da Clint Eastwood.
Dunque, Kyle impara da suo padre ad ammazzare inermi cerbiatti e a usare la forza per difendere i più deboli. In base a questi insegnamenti apparentemente contradditori, dopo che gli iracheni hanno fatto saltare in aria un paio di ambasciate americane in Africa e distrutte le torri gemelle a New York (almeno questo è quello che si capisce guardando il film) e che gli americani hanno invaso l’Iraq per prevenire altri attacchi agli Usa e a San Diego (sic), Kyle, avvertito il call of duty, si arruola.
Dopo un addestramento che sembra ripreso col taglia e incolla più che da Full Metal Jacket dal brasiliano Tropa de elite, Kyle parte a più riprese per l’Iraq, lasciando a casa la sposina fresca di nozze, e/o incinta, e/o con figli piccoli (ma il neonato in braccio a Kyle è un bambolotto…), che però gli chiede: “Perché sei così buono con me?”.
Kyle è un cecchino infallibile. Uccide oltre 160 tra bambini, donne e uomini, tutti terroristi o combattenti, senza mai un errore di mira né di valutazione e per fortuna senza danni collaterali.
Quando abbandona il suo posto di copertura per andare ad insegnare ai suoi colleghi marine “un paio di trucchetti” (ma quali?!), provocando un casino con vittime, il suo caposquadra viene trasferito, lui promosso. Dopo che un iracheno gli ha rivelato “segretamente” (ci sono solo un tot di blindati americani davanti alla sua porta e sono entrati in casa sua solo qualche mezza dozzina di militari) delle informazioni (non per vendetta perché sua moglie è stata mutilata dai cattivi, ma chiedendo avidamente una ricompensa in denaro), ad un certo punto seal e marine vengono invitati ad una cena in una città devastata, con ogni ben di Dio, ma i gomiti del padrone di casa sono arrossati e quindi deve essere un cecchino che nasconde un arsenale sotto il pavimento. Allora i nostri attaccano una casa dove sono entrati 16 uomini ma da dove escono decine di cattivi.
Gli iracheni sono come gli indiani nei film western della prima metà del secolo scorso: e cioè selvaggi (conservano teste e altre membra di cadaveri nella dispensa, in spregio a qualsiasi regola d’igiene), crudeli (uccidono bambini col trapano elettrico, urlando per di più contumelie in arabo), e stupidi (attaccano inconsultamente e sgangheratamente, perdendo decine di combattenti per ogni americano colpito).
In effetti a pensarci non c’è’ un solo personaggio iracheno minimamente positivo, come d’altra parte non ci sono americani negativi. Sono tutti bravi ragazzi che fanno il loro dovere, si sposano e comprano anelli per fidanzate comprensive e pazienti.
Tornando in particolare a Kyle, in qualsiasi città irachena vada (ne cambia almeno tre), bizzarramente il temibile cecchino avversario è sempre lo stesso, tale Moustafa, evidentemente ubiquo o dotato di gemelli parimenti talentuosi. Oppure semplice coincidenza. Finalmente Kyle lo abbatte con un tiro da due chilometri, una distanza tale che lui stesso non distingue una pippa nemmeno col cannocchiale. Parte quindi a casaccio una pallottola in digitale che attraversa i 2 chilometri al rallentatore e spappola la testa di Moustafa! Che fortuna!
E’ vero che questo sparo attira iracheni incattiviti, però è l’occasione buona per riprendere dal vecchio western anche la scena giacche-azzurre-che-si-difendono-nel-fortino-attaccati-da-indiani-in-superiorità-numerica-fino-all’arrivano-i-nostri.
Gli eroi americani rischiano grosso, anche perché invece di difendere tatticamente gli accessi all’edificio dove sono arroccati in attesa dei rinforzi stanno chissà perché (fairplay?) sul tetto a sparacchiarsi coi nemici; per fortuna come nei Tex Willer arriva una tempesta di sabbia che li nasconde agli occhi dei cattivi e così si salvano.
Attenzione che qui sto per raccontarvi anche la fine. Se non volete saperla e volete andare a vedere il film, malgrado il racconto che ho fatto fin qui, non leggete le prossime righe.
Tornato a casa Kyle abbraccia la moglie con il revolver in mano, insegna al figlio maschio ad abbattere cerbiatti inermi e dà lezioni di quello che sa fare meglio – sparare – a mutilati e squilibrati di guerra, finché uno, essendo uno squilibrato di guerra e con un arma in pugno, lo fa fuori. Fine.
No, funerali commossi e grandiosi, e bandiere a stelle e strisce come se piovessero. Pallottole.