Vendola: «Saremo la coalizione dei diritti»

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(intervista di Daniela Preziosi pubblicata sul Manifesto del 2.10.2014)
L’appello. Nichi Vendola chiama il Pd e la sinistra diffusa: Renzi svolta a destra, lavoriamo tutti insieme. «Il premier a un giro di boa, la nouvelle vague renziana è più a destra di Sacconi. Chiedo a chi fa la battaglia sull’art.18: questa volta andate fino in fondo. Sel non starà in prima fila ma accanto agli altri. La lista Tsipras? Una semina»
Quello di Renzi è «un governo con­ser­va­tore che spara un colpo alla nuca di ciò che resta della civiltà del lavoro». Nichi Ven­dola pesca a piene mani dal suo cane­stro di parole per­ché, spiega, «siamo arri­vati a un punto di svolta», «il dibat­tito sull’art. 18 è una linea di demar­ca­zione che riguarda iden­tità, orgo­glio e senso stesso della parola sini­stra. Quando la sini­stra diventa aso­ciale è meglio chia­marla destra». Lan­cerà que­sta pro­po­sta alla mani­fe­sta­zione di domani a Roma. In mat­ti­nata la for­ma­liz­zerà alla dire­zione del par­tito: «Met­tiamo Sel a dispo­si­zione, come uno stru­mento, un lie­vito, un ter­reno di incon­tro per una parte del Pd, i movi­menti, le asso­cia­zioni della sini­stra dif­fusa e del sindacato», per com­bat­tere insieme l’agenda eco­no­mica del governo Renzi. Con il mani­fe­sto Ven­dola è ancora più espli­cito: è «l’inizio di un per­corso con un futuro più lungo» e la richie­sta «a tutti di fare una bat­ta­glia vera, di por­tarla fino in fondo».
Ven­dola, pre­para un nuovo big bang a sinistra?
La mia pro­po­sta è lavo­rare per una coa­li­zione dei diritti e del lavoro, che abbia la capa­cità di ren­dere sem­pre più stretto il legame fra i diritti sociali e i diritti civili.
È un invito alla sini­stra Pd a uscire dal par­tito? Tutti, o quasi, hanno già detto che saranno fedeli ’alla ditta’, per dirla con Bersani.
Ber­sani sta facendo la sua lotta poli­tica nel suo par­tito. Da altre parti si legge anche altro. Non intendo inter­fe­rire nelle que­stioni interne al Pd, ma mi rivolgo a tutti quelli che sanno che siamo a un giro di boa della sto­ria e della cul­tura di que­sto paese. Pro­pongo di costruire qual­cosa di nuovo, non di assem­bleare le schegge scon­fitte della sinistra.
Allora è un invito a Pippo Civati, che sarà sul palco con lei?
Tutti coloro che dal Pd muo­vono una cri­tica radi­cale al ren­zi­smo e alla deriva a destra di que­sto governo sono inter­lo­cu­tori pre­ziosi. Pro­pongo loro di lavo­rare insieme, anche da diverse posta­zioni. Non li voglio iscri­vere a Sel, metto a dispo­si­zione Sel per costruire qualcos’altro. Sel non vuole stare in prima fila, ma accanto a tutti coloro che si sen­tono impe­gnati in un pro­cesso indi­spen­sa­bile al paese, non al ceto politico.
Con­cre­ta­mente que­sta ’coa­li­zione’ cosa farà?
Intanto il 4 otto­bre fac­ciamo un’iniziativa insieme, con per­sone diverse, pro­prio per­ché nella sini­stra ci sono tante cose, tante idee, tante testi­mo­nianze. Hanno il difetto di essere spar­pa­gliate, fram­men­tate, a volte in sonno da troppo tempo. Si tratta di riag­gre­garle in un pro­getto che non abbia nes­suna tor­sione mino­ri­ta­ria e testi­mo­niale, lon­tano dalla trap­pola per cui o c’è il gover­ni­smo o c’è il mino­ri­ta­ri­smo. Rimet­tiamo in campo le forze che par­lino il lin­guag­gio di una sini­stra moderna, che non si sente custode di nes­suna orto­dos­sia ma che sia pro­ta­go­ni­sta di un cambiamento.
’Cam­biare’ è un verbo ren­ziano, ormai.
Dob­biamo libe­rare que­sta e altre parole dalla reto­rica misti­fi­cante del ren­zi­smo. Mando una let­tera a Renzi: “Caro Mat­teo, c’era un tempo in cui quando si diceva ’riforma’ si par­lava di qual­cosa che miglio­rava le vite: pensa al diritto di fami­glia, alla riforma sani­ta­ria, a quella psi­chia­trica. Oggi quando si evoca la parola riforma si parla sem­pre e solo di qual­cosa che ti spo­glia di un diritto”.
Renzi pro­mette che il jobs act darà diritti e tutele a chi non li ha.
Renzi dice tutto e il con­tra­rio di tutto, è un calei­do­sco­pio di slo­gan. Sta con Hol­lande ma anche con Came­ron. Dice a Mer­kel ’non trat­tarci come sco­la­retti’ ma poi come uno sco­la­retto dice ’rispet­te­remo il 3 per cento’.
Par­lava delle «schegge scon­fitte della sini­stra». Si rife­ri­sce alla Lista Tsi­pras? Vi sen­tite ancora impe­gnati in quel percorso?
Credo che quell’esperienza sia stata posi­tiva dal punto di vista della mobi­li­ta­zione e delle ener­gie, soprat­tutto quelle gio­va­nili. È stato un segnale di cam­bia­mento. Ha cor­ri­spo­sto a un sen­ti­mento e a un biso­gno che c’era in una parte dell’elettorato. Pur­troppo la sua seconda vicenda, quella dopo il voto, non mi pare che brilli. Nean­che dal punto di vista di come marca la scena del par­la­mento euro­peo. Ma con­ti­nuo a con­si­de­rare quell’esperienza un’importante semina per la sinistra.
Alla riu­nione della dire­zione del Pd D’Alema ha quasi riven­di­cato il refe­ren­dum per allar­gare dell’art.18. Era il 2003, gli allora Ds — come lui — fecero cam­pa­gna con­tro. Che impres­sione le fa?
Io ho par­te­ci­pato a quella cam­pa­gna per esten­dere le tutele a tutti. E ancora oggi penso che nono­stante non si sia supe­rato il quo­rum, il dato dei voti — que­gli 11 milioni per il sì — resta la più grande con­sul­ta­zione di massa, impa­ra­go­na­bile a un son­dag­gio pilo­tato o a un’attività di mar­ke­ting e pro­pa­ganda. Fu un responso straor­di­na­rio, l’espressione di un dif­fuso sen­ti­mento di giu­sti­zia sociale. Forse la odierna deva­stante scena di intere gene­ra­zioni di pre­cari con­sente anche a D’Alema un utile ripen­sa­mento. Quando poi sento gli espo­nenti della nou­velle vague Pd par­lare di art.18 come di un pri­vi­le­gio, rab­bri­vi­di­sco. Licen­zia­mento senza giu­sta causa, quello che Renzi chiama «libertà degli impren­di­tori», vuol dire licen­ziare uno per­ché ha il can­cro, o è gay, una donna per­ché è incinta. Il pri­vi­le­gio sem­mai è l’esercizio arbi­tra­rio di un potere. La nou­velle vague Pd cul­tu­ral­mente sta più a destra di Sac­coni, il peg­gior mini­stro berlusconiano.
Sac­coni lamenta che sull’art.18 il jobs act ora è troppo timido.
I diver­sa­mente ber­lu­sco­niani bat­tono un colpo per ricor­dare che sono un fon­da­mento di que­sta mag­gio­ranza. E lo sono dav­vero. Anche il cro­no­pro­gramma dei mille giorni è scan­dito dalla destra: all’inizio c’è un colpo al cuore dei diritti sociali, in coda forse arri­verà una par­venza di diritti civili.
Al senato Sel ha pre­sen­tato oltre 300 emen­da­menti sulla legge delega. Farete ostru­zio­ni­smo?
Lo deci­de­ranno i nostri sena­tori. Io mi auguro di sì.
Fra qual­che mese lascerà la pre­si­denza della Puglia. C’è chi parla di un passo indie­tro, c’è chi dice che ha in testa di tra­sfe­rirsi in Canada, patria del suo Eddy. Cosa farà davvero?
Farò il lea­der di Sel fin­ché i miei com­pa­gni e le mie com­pa­gne me lo faranno fare. Ma non lo intendo come un inca­rico a vita. Quanto al Canada, è nel mio cuore, ma viverci è in con­trad­di­zione con la mia antro­po­lo­gia: sono una crea­tura medi­ter­ra­nea e ho biso­gno del caldo e del mare.
Renzi vuole spia­nare la sini­stra interna al Pd, e quasi quasi ce l’ha fatta. Spia­nerà anche voi?
Il ragazzo si sta impe­gnando molto, ma vedremo. Attra­verso la reto­rica della rot­ta­ma­zione e le altre ope­ra­zioni di tipo pub­bli­ci­ta­rio è riu­scito a sosti­tuire alla dia­let­tica destra-sinistra quella vecchio-nuovo, veloce-lento. Sono cate­go­rie da let­te­ra­tura mari­net­tiana, tutte den­tro un mec­ca­ni­smo di comu­ni­ca­zione veloce, super­fi­ciale e fero­ce­mente gio­va­ni­li­sta. Ma il gio­va­ni­li­smo non è una cul­tura di sini­stra. E ’Gio­vi­nezza’ non è nel nostro reper­to­rio musicale.
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