Vendola: “Non cedo sarebbe la resa”
RENZI non irrida la minoranza. Il ministro Boschi impari a non rispondere a monosillabi: noi poniamo domande”. Nichi Vendola, il leader di Sel, il partito che sta tenendo in scacco il governo, non s’arrende. “Non ritireremo gli emendamenti, restano a testimonianza della libertà che nessuno può coartare”.
Vendola, ritirerete gli emendamenti?
“Ci sono ottime ragioni per non muoverli di lì, come testimonianza della libertà che nessuno può coartare”.
Perdete tempo per paura di perdere la poltrona, ha detto Renzi.
“L’ineleganza della frase squalifica chi l’ha pronunciata”.
Il centrosinistra è finito per sempre?
“Bisogna chiederlo a Palazzo Chigi. È una domanda che va fatta a Luca Lotti, che con le sue spicce e rudi dichiarazioni sembra proprio seppellire il centrosinistra e farci entrare in una stagione in cui l’alleanza con la destra perde il suo proclamato carattere d’emergenza e diventa invece una strategia di lungo respiro. L’alleanza dell’inciucio, per prendere a prestito la stessa retorica renziana. A proposito di linguaggio, vorrei ricordare a Lotti e a Renzi che passare dall’Italia del “bunga bunga”, del “papi” e di un lessico semi pornografico all’Italia dei “gufi”, dei “rosiconi” e di un infinito repertorio da gita liceale, non è un cambiare verso. Il rispetto nei confronti delle minoranze e delle opposizioni è la cartina di tornasole delle qualità di chi dirige la nazione”.
Quindi Sel farà ostruzionismo senza quartiere?
“Abbiamo visto crescere la possibilità di una mediazione ma nel mondo virtuale: nel mondo reale non c’è mai stata. Anche quando Vannino Chiti generosamente ha proposto di rimuovere la ghigliottina e, per questa via, lanciare un messaggio che consentisse la riapertura di un dialogo nel giro di pochissime ore, il discorso del senatore Luigi Zanda, il capogruppo del Pd, e gli echi delle parole di Palazzo Chigi, chiudevano la partita. Se Renzi pensa che il nostro problema è guadagnare una settimana di vacanze o un minuto di gloria, vuol dire che continua a non capire”.
Lei aspetta una telefonata di Renzi?
“Ho letto ogni giorno dell’imminenza di questa telefonata. Ma forse non ho l’appeal di Verdini”.
Cosa deve succedere perché lo scontro finisca?
“Che il governo si tolga l’elmetto, che esca fuori da questa sua allucinazione zoologica per cui vede svolazzare uccelli di sventura, là dove ci sono idee diverse e pensieri critici”.
Saltano le alleanze con il Pd a livello locale?
“Noi non siamo ricattatori, lo ripeto come un disco incantato, ma soprattutto noi non siamo ricattabili. Governiamo bene città e regioni. Il nostro partito è impegnato nella costruzione di coalizioni vincenti nelle regioni in cui si va al voto. Se è una minaccia è irricevibile, se è una argomentazione è incomprensibile”.
Di fatto le riforme sono inchiodate?
“I chiodi li ha messi Renzi, crocifiggendo l’opposizione. Il presidente del Consiglio non vuole la mediazione, vuole la resa”.
Non teme di essere impopolare in questa battaglia? Renzi afferma che ogni giorno di stallo è un punto di consenso guadagnato.
“È un brutto modo di governare quello di vivere sotto la pressione dei sondaggi o del televoto, perché significa essere prigionieri del consenso. Comunque vedo che la nostra proposta di un Senato eletto dai cittadini, e non di nominati, incontra un consenso assolutamente maggioritario in tutti i sondaggi. E questo nonostante il dispiegamento dell’esercito mediatico. Gli italiani sembrano non avere opinioni così conformi a Palazzo Chigi. Vorrei dire che uno stile di assoluta supponenza nei confronti delle minoranze mostra un problema culturale più che politico. La si smetta con la caricatura delle opposizioni. A me nessuno ha mai sentito dire che le riforme costituzionali proposte da Renzi sono propedeutiche al colpo di Stato… ma abbiamo il diritto a un contributo di merito”.
Pensa che Renzi vi ignori per via del patto stretto con Berlusconi?
“Sarebbe carino capire cosa c’è scritto in quel contratto tra Renzi e Berlusconi”.
Se ci fossero modifiche all’Italicum l’atteggiamento di Sel cambierebbe?
“L’Italicum va cambiato e non per dare soddisfazione a Sel, ma per rispettare la sentenza della consulta sul Porcellum”.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2014/07/30/news/vendola_non_cedo_sarebbe_la_resa-92739963/