USA: il sogno della sinistra

di Angelo Gerosa. Primarie del Partito Democratico USA. Per comprendere l’incredibile vittoria (59%) in News Hampshire e l’altrettanto incredibile pareggio (49,6%) nello Yowa del senatore socialista Bernie Sanders occorre tornare con la memoria agli anni novanta del secolo scorso con la pallida risposta espressa dal “liberal” Clinton al reaganismo (la versione d’oltreoceano del britannico thatcherismo ).

Risposta pallida perché basata sull’accettazione del dogma “meno stato più mercato” (con tanto di pareggio di bilancio, riduzione della spesa pubblica ed abbassamento delle imposte) seppur corretto con una maggiore protezione sociale

La sconfitta della già allora superfavorita Hillary Clinton nelle primarie democratiche del 2008 si spiega con il desiderio della base del partito di buttarsi alle spalle questa esperienza.

Obama, nonostante l’impegno profuso in tema di riforma sanitaria, controllo della vendita delle armi e ritiro militare dalle zone di guerra, non ha entusiasmato la sinistra in quanto non è riuscito ad invertire l’allargarsi della forbice sociale tra ricchi e poveri, allargamento che si protrae pressochè ininterrottamente dall’epoca di Reagan.

Ora Sanders promette di voltare pagina ponendosi senza mezzi termini l’obiettivo della redistribuzione del reddito, della maggior tassazione della ricchezza, dell’aumento del salario minimo e della spesa sociale.

In Italia si è scritto poco di questo ancora semisconosciuto senatore del Vermont. Peccato in quanto si tratta di una personalità politica molto interessante. E’ il primo senatore, dal tempo del maccartismo, a dichiararsi “socialista” (a cui solo recentemente ha aggiunto l’aggettivo “democratico”). Con Bush presidente seppe inscenare l’ostruzionismo ai provvedimenti più impopolari con interventi parlamentari  incredibilmente lunghi (anche più di 9 ore). Partecipa alle primarie democratiche come indipendente non iscritto al partito e raccoglie l’appoggio di vari gruppi di sinistra.

Un impossibile assalto al cielo? La recente elezione a sindaco di New York di Bill de Blasio, esponente dell’ala radicale del partito, porta a concedergli qualche chances. Così come la sottoscrizione ricevuta da una miriade di militanti: in partenza oltre 700.000 (con un contributo medio inferiore a 70 dollari), ma leggo sul Manifesto che ora sarebbero molti di più. Una sottoscrizione che garantisce la possibilità di svolgere la campagna elettorale in tutti gli Stati e non arrivare squattrinati alla Convention di Luglio.

Di certo la candidatura di Sanders, comunque vadano le primarie, lascerà il segno: sempre più numerosi militanti di base ed indipendenti si stanno candidando con successo, a cariche elettive fino ad ora considerate terreno di caccia esclusivo dei notabili del partito. La stessa Hillary Clinton, per recuperare a sinistra, ha inserito nel suo programma elettorale l’aumento del salario minimo ed il pagamento delle giornate di lavoro perse per malattia. Concessioni da far drizzare i capelli a Bill, il marito “liberal”.