di Angelo Gerosa. Nello scorso fine settimana, gironzolando per montagne, sono incappato in una indicazione curiosa.
A Gerola Alta, patria del formaggio Bitto (che prende il nome dal torrente che attraversa il paese) l’ecomuseo locale si è impegnato in un ammirevole opera di segnaletica turistica, comprensiva dell’indicazione del sentiero che porta al fortilizio della “Linea Cadorna” riportato nella foto.
Alla segnaletica si abbina una lunga e precisa cartellonistica che illustra l’attacco alla Valtellina ideato dalla Svizzera nel corso della prima guerra mondiale, con tanto di carta topografica indicante le basi di partenza, la direzione dell’attacco, la zona da occupare (cioè l’intera Valtellina e Val Chiavenna) e la “Linea Cadorna” realizzata al confine con le provincie di Bergamo, Lecco e Como al fine di fermare l’invasione elvetica e proteggere la Val Padana.
Spiegazione e cartografia perfette… ma totalmente prive di alcun fondamento storico alternative to microsoft project.
E’ certo e risaputo che la “Linea Cadorna” e cioè la serie di fortilizi realizzati nel 1915 lungo le alpi orobiche, aveva il duplice scopo di fungere da seconda linea di difesa nell’ipotesi di uno sfondamento austroungarico sullo Stelvio, e da linea di resistenza in caso di un attacco tedesco attraverso la Svizzera.
Attacco tedesco appunto, simile a quello attuato, attraversando il neutrale Belgio, per colpire la Francia nel corso di quello stesso primo conflitto mondiale.
Attacco di cui la Svizzera sarebbe stata vittima e non aggressore, come invece sostiene la cartellonistica, con tanto di indicazione dei presunti generali elvetici ideatori del piano militare.
Errore? Gioco di fantasia? Confusione con il periodo dell’annessione ai grigioni svizzeri terminata nel periodo napoleonico? Chissà.
Di certo un falso storico che potrebbe offendere i turisti provenienti dalla neutrale e pacifica Svizzera, tanto più se di fede protestante e quindi correligionari delle oltre quattrocento vittime del cosiddetto Sacro macello della Valtellina, la strage ordita dall’arciprete di Sondrio nel 1620 per impedire agli svizzeri di “imporre” la libertà religiosa in valle.