Sesto, la Fabbrica: una Città per lavorare

Pubblichiamo il comunicato stampa con il resoconto dell’iniziativa de LA FABBRICA sui temi del lavoro tenutasi l’8 febbraio.

LA FABBRICA DELLA CITTA’

Costruire il futuro, governare il cambiamento. INSIEME 

Una città per lavorare

Una bella serata quella dell’8 febbraio alla Casa delle Associazioni organizzata dalla FABBRICA DELLA CITTA’. Tante persone e tante riflessioni messe in comune a partire da una certezza per tutti: senza lavoro non c’è futuro, né per le comunità né per gli individui. Tanti gli interrogativi sul presente, a partire da quello centrale per la FABBRICA sintetizzato così da Ennio Rigamonti: esiste un ruolo che le pubbliche Amministrazioni possono giocare nelle politiche del lavoro? Secondo Antonio Verona, della Camera del Lavoro di Milano, le Amministrazioni possono essere luoghi di confronto vero tra datori di lavoro, sindacati, istituzioni finanziarie, per rimettere in moto il meccanismo virtuoso della programmazione economica dei territori, perché è proprio dei Comuni il ruolo di orientare e mettere insieme competenze e idee per ridare slancio al territorio.

La Città della salute e della ricerca quali nuovi scenari potrà aprire per Sesto? Marina Dragotto, urbanista esperta di rigenerazione urbana, vede Sesto come una città-laboratorio delle grandi trasformazioni post-industriali, con la sua identità e la sua collocazione “a cerniera” rispetto all’area metropolitana milanese. La Città della salute e della ricerca, volano di sviluppo e occupazione, oltre che polo attrattivo per nuovi abitanti e funzioni, dimostra che le città, proprio come gli organismi, sono in grado di mutare e rigenerarsi in continuazione. Compito della politica è accompagnare e governare queste trasformazioni per il bene dell’intera comunità.

La fase attuale è, secondo Elena Lattuada, segretaria generale CGIL Lombardia, una fase di non facile transizione, in cui vecchio e nuovo convivono, la fabbrica e le start up 3.0.  Proprio per questo risulta più difficile capire cosa è oggi il lavoro, quale funzione sociale viene attribuita a lavoratori e lavoratrici e questo smarrimento ci rende tutti più poveri e più soli e in Italia ormai da tempo il lavoro non è più oggetto di pensiero e programmazione.

E’ necessario quindi ricominciare a pensare che cosa è il lavoro, o meglio i lavori della società attuale e la necessità di programmare e coordinare i nuovi fronti di sviluppo e in questa direzione sono andati i tanti interventi delle persone in sala.

La riflessione sui diritti acquisiti nel tempo da lavoratrici e lavoratori, che oggi vediamo via via stralciare  e calpestare nella nuova situazione di precariato e di contratti lavorativi che non affrancano più dalla povertà, per la Fabbrica  deve entrare anche nella relazione contrattuale tra Ente Locale e propri/proprie dipendenti.

Questa è l’idea di politica della FABBRICA: il luogo del possibile, e non della semplice e cruda necessità, il luogo della sperimentazione che segue la complessità e il mutamento della vita, che dobbiamo provare a governare insieme in forme nuove e più giuste, a cominciare dalla nostra città.