Questo racconto è stato selezionato nel concorso della trasmissione “Plot Machine” di Radio 1 RAI (tema “La notte”; lunghezza massima: 1500 battute). Se lo gradirete, fino alle ore 18 di lunedì 17 dicembre è possibile votarlo sulla pagina facebook di Plot Machine.
UN’ORA IN PIU’
di Mauro Caron
E’ il 28 ottobre, ve lo dico se no mica capite. E’ sabato, siamo in macchina e si è fatto veramente tardi, tipo le 2 e qualcosa.
Io sono un po’ sbronzo, è vero, quindi più sbruffone ma meno dialettico del normale; Silvia è astemia e pertanto perfettamente in grado di essere cattiva tanto quanto è capace di esserlo quando vuole.
Quando capisco cosa sta succedendo è troppo tardi. O forse non del tutto, ma stiamo correndo in discesa e io non sono più in grado di fermarmi. Discutevamo di sciocchezze, e rimango di stucco quando lei mi dice di fermarmi. I miei riflessi sono troppo appannati per far finta di non capire.
Accosto e lei apre la portiera e scende. La vedo girare intorno alla macchina, sotto la luce dei lampioni, e accostarsi al mio finestrino. Faccio appena in tempo a sentire che silenzio che c’è, poi tutto accade in un secondo. Mi dice che è stufa, che è tutto finito, stavolta davvero.
La vedo allontanarsi e sento come se il mondo intorno silenziosamente crolli. Mi vengono anche le lacrime agli occhi, per l’alcol, penso. In un attimo penso a tutto, a cosa è successo, al futuro, alla mia vita senza di lei. Poi guardo l’orologio e il cuore mi si allarga. Segna le 3. E’ il 28. Tiro indietro le lancette sull’ora solare e sono di nuovo le 2.
E’ così: quest’ultima ora non è mai esistita. Non abbiamo mai litigato. Non ci siamo mai lasciati. Abbiamo tutto il tempo per rimediare e tutto andrà per il meglio.
Perciò voi questo racconto fate conto di non averlo neanche mai letto.
Io sono un po’ sbronzo, è vero, quindi più sbruffone ma meno dialettico del normale; Silvia è astemia e pertanto perfettamente in grado di essere cattiva tanto quanto è capace di esserlo quando vuole.
Quando capisco cosa sta succedendo è troppo tardi. O forse non del tutto, ma stiamo correndo in discesa e io non sono più in grado di fermarmi. Discutevamo di sciocchezze, e rimango di stucco quando lei mi dice di fermarmi. I miei riflessi sono troppo appannati per far finta di non capire.
Accosto e lei apre la portiera e scende. La vedo girare intorno alla macchina, sotto la luce dei lampioni, e accostarsi al mio finestrino. Faccio appena in tempo a sentire che silenzio che c’è, poi tutto accade in un secondo. Mi dice che è stufa, che è tutto finito, stavolta davvero.
La vedo allontanarsi e sento come se il mondo intorno silenziosamente crolli. Mi vengono anche le lacrime agli occhi, per l’alcol, penso. In un attimo penso a tutto, a cosa è successo, al futuro, alla mia vita senza di lei. Poi guardo l’orologio e il cuore mi si allarga. Segna le 3. E’ il 28. Tiro indietro le lancette sull’ora solare e sono di nuovo le 2.
E’ così: quest’ultima ora non è mai esistita. Non abbiamo mai litigato. Non ci siamo mai lasciati. Abbiamo tutto il tempo per rimediare e tutto andrà per il meglio.
Perciò voi questo racconto fate conto di non averlo neanche mai letto.