Un mosaico di letture a ricordo di Margherita Hack

margherita-hack-morta1)Tutte le sere, quando si apre il sipario della notte, nel cielo nero si accendono le stelle e inizia lo spettacolo che da millenni mette in scena storie in cui si muovono eroi dotati di superpoteri, mostri e ibridi da fantascienza, fanciulle più divine che terrestri: tutti impegnati in un repertorio d’amori e d’avventure ai confini della realtà. Uno spettacolo che si replica senza interruzione da parecchie migliaia di anni, e che ha il solo torto d’esser finito anche sui libri di scuola dove spesso persino le cose più straordinarie diventano noiose. Eppure, come faceva notare il filosofo latino Seneca, se le stelle, anzichè brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo.
Margherita Hack, Notte di Stelle
2) E lei chi vota?
Io? io voto Vendola. Lui mi piace, perché mi da fiducia per quello che dice. Ci mette entusiasmo, non è finto, e ha tanta voglia di fare e cambiare questo Paese. E poi sono per il riconoscimento delle coppie omosessuali.
Quali sono le cose per cui vale la pena ancora combattere?
Quelle basati su un’esistenza atea, priva di alcuna religione. Credo in tutto ciò che ha una base scientifica, credo nella materia, non credo in dio, nell’anima o nell’aldilà. Dio è un’invenzione per spiegare cose che non sappiamo. Miracoli o madonne che piangono sono illusioni o fenomeni naturali non compresi: ma perché non ridono mai, ‘ste madonne? Siamo al mondo, per domandarci chi siamo e da dove veniamo. Dio è un’ipotesi non necessaria, per spiegare l’esistenza dell’uomo. Per non parlare dell’astrologia. Ma io sono astrofisica, quindi di parte.
3)Con la morte di Margherita Hack, l’Italia perde una grande ricchezza. Una donna che ha dato tanto non solo alla scienza e alla cultura, ma anche alla causa della democrazia, partecipando giovanissima alla lotta partigiana; e che, gia’ ottantenne, si e’ impegnata nelle nuove battaglie per la dignita’ femminile”. Lo sottolinea la presidente della Camera, Laura Boldrini.”Contro il modello dominante di donna decorativa e muta, Margherita Hack -aggiunge- ci ha insegnato, anche con l’esempio, che si puo’ sempre scegliere un’altra strada, anche se piu’ scomoda”.
4)Penso che il cervello sia l’anima, non credo alla vita dopo la morte e tanto meno a un paradiso in versione condominiale, dove reincontrare amici, nemici, parenti, conoscenti.
La scienza è umiliata dalla politica, che a sua volta è succube del Vaticano.
Dubbi sul fatto che Dio possa esistere? Nessuno. Mai avuto grandi slanci verso la religione, di alcun tipo. Non ho mai creduto troppo a nulla, poi non ho creduto assolutamente più a nulla.
5) Ci sono tante cose che ci faranno ricordare Margherita Hack: il suo amore per gli animali, specialmente per i gatti; la sua difesa del vegetarianismo; l’ateismo militante, che l’aveva vista presidente onorario dell’UAAR (l’Unione atei e agnostici razionalisti); le prese di posizione politiche e anche le candidature parlamentari nella sinistra comunista, anche se aveva sempre rifiutato di sedere in Parlamento; la sua passione per la bicicletta. Cosa ci raccontano, tutte queste cose, della Margherita Hack scienziata, dell’astrofisica che fu la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico italiano? Molto, perché la Hack è stata una personalità a tutto tondo, una donna carismatica che ha avuto successo nella vita e nella carriera proprio per il suo coraggio di prendere posizioni anche scomode, spesso controcorrente, ma sempre coerenti con gli ideali che l’hanno vista diventare una delle più famose astrofisiche del mondo.
6) Iniziò la sua carriera con le cefeidi, stelle che variano continuamente la loro luminosità nell’arco di un periodo di tempo molto breve, appena cinquanta giorni. Si conoscevano fin dall’antichità, ma fu un’altra donna, Henrietta Leavitt, a scoprire agli inizi del XX secolo che attraverso lo studio della variazione di luminosità era possibile usare queste stelle come parametri di misurazione della loro distanza dalla Terra. Come Margherita Hack, Henrietta Leavitt nel corso della sua carriera aveva dovuto subire l’indifferenza e persino l’opposizione dei colleghi maschi, che consideravano inconcepibile confrontarsi con un collega di sesso opposto. Se oggi le donne che lavorano nella fisica, nell’astronomia e nella cosmologia sono quasi pari ai loro colleghi maschi, lo si deve anche al coraggio e alla perseveranza di donne come loro.
7) Ad Arcetri, dove si trova l’osservatorio astronomico fiorentino, in cui la Hack lavorò alla sua prima ricerca, l’eredità di Galileo Galilei – che lì era morto dopo la condanna agli arresti domiciliari da parte del Sant’Uffizio per le sue idee sull’eliocentrismo – ha avuto un grande peso nel forgiare le opinioni della scienziata, come lei stesso avrebbe avuto modo di ammettere. Nel 1954 si trasferì all’Osservatorio di Merate, poi nel 1964 a Trieste, dove iniziò a lavorare alla radioastronomia, lo studio delle stelle nella gamma delle onde radio. Dell’Osservatorio di Trieste, la Hack divenne direttrice, la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico. Ed è in quegli anni che inizia anche la sua carriera di divulgatrice scientifica, diventata negli anni la sua più importante attività attraverso pubblicazioni per il grande pubblico, conferenze, partecipazioni televisive.
8) Nascere negli anni Venti da genitori vegetariani, che hanno abbandonato il cristianesimo per seguire la corrente della teosofia (dottrina mistico-filosofica che predica la fratellanza), sono antifascisti e credono nella parità tra uomo e donna, non è cosa comune. “Se poi aggiungiamo il cognome, Hack, dovuto alle origini svizzere di mio padre ce n’è abbastanza per capire perché in quegli anni mi sentissi diversa dagli altri”. Ma anche libera: “A cinque anni giocavo col meccano anziché con le bambole, a 17 potevo uscire da sola la sera e, quando si trattò di scegliere l’università, i miei mi dissero di fare quello che mi interessava di più”. Così Margherita Hack si iscrisse a lettere: “La prima lezione non la dimenticherò mai, anche perché fu l’unica: così noiosa che scappai a fisica”. Dove scoprì l’Universo, straordinariamente ricco di “diversità” da spiegare: “Del resto è proprio nel dato ribelle, nel tassello fuori posto, che risiede il senso più profondo della scienza. Perché è quell’anomalia a mettere in discussione ciò che sappiamo e a spingerci a cercare. E in fondo anch’io, nel mio piccolo, di anomalie ne sapevo qualcosa..