UE: sussidio comune per i disoccupati di eurozona

disoccupazione, sussidi, László Andor

disoccupazione, sussidi, László Andor

mio commento: ottima idea dal commissario László Andor che troverà barricate insormontabili. La speranza di un futuro migliore è comunque sempre viva. Mario Piromallo

La proposta di assicurazione comunitaria, da qualche tempo discussa dagli economisti, viene rilanciata dal commissario Andor, che si occupa di occupazione, affari sociali e istruzione. Possibile una rete di protezione estesa anche ai lavoratori a tempo determinato o atipici.

MILANO – Un’idea dirompente che, c’è da scommetterlo, provocherà discussioni se non barricate: una forma di “assicurazione” europea per proteggere i disoccupati dell’Eurozona. Un sistema mutualistico che abbatta i confini e le protezioni nazionali. Per una Regione, il Vecchio continente, che muove lentamente verso l’Unione bancaria e non può sentire nominare gli Eurobond se non a patto di scatenare crisi di nervi a Berlino e dintorni, si tratta senza dubbio di un progetto ambizioso, che circola sulle scrivanie degli economisti già da qualche tempo.

Ne ha parlato il commissario Laszlo Andor, che si occupa di Lavoro, affari sociali e istruzione, all’Università di Vienna. In un lungo intervento, nel quale analizza la situazione drammatica del mercato del lavoro europeo, spiega la sua proposta di sussidio. “L’assicurazione europea di base potrebbe sostituire” i meccanismi di sussidio “corrispondenti nei regimi nazionali”. Per fare i primi distinguo, necessari in una regione che presenta tassi di disoccupazione al 6% in Germania e a più del doppio in Italia, il commissario specifica che questa forma di protezione dovrebbe accogliere quella fascia di disoccupazione “ciclica” che dipende dal tracollo degli aggregati della domanda e quindi dei consumi; non dovrebbe andare a proteggere invece
quella parte di senza lavoro “strutturale” frutto della scarsa produttività dei sistemi.

A livello d’esempio, Andor dice che “il beneficio europeo di base andrebbe previsto solo per il primo semestre di disoccupazione, e l’ammontare potrebbe arrivare al 40% della precedente retribuzione di riferimento. Ovviamente questi parametri dovrebbero essere oggetto di discussione, a seconda della volontà di avere un effetto di stabilizzazione macroeconomica”.

Quanto alle condizioni d’accesso, “non dovrebbero essere troppo rigide”: porte aperte ai lavoratori a tempo determinato, atipici o part-time. “Ogni Stato membro dovrebbe essere libero di applicare un contributo supplementare e pagare un indennizzo maggiore in aggiunta a questa assicurazione continentale”.

Come finanziare il sistema? Secondo l’impianto generale ci dovrebbero essere due flussi da monitorare da parte degli Stati: l’ammontare dei contributi a carico dei lavoratori, da trasferire a Bruxelles, e d’altra parte le assicurazioni che il centro deve pagare, tramite le autorità nazionali, ai disoccupati degli Stati membri. Il valore complessivo di un sistema simile è stimato nell’1% del Pil europeo, anche se Andor spiega che varia sensibilmente con la fissazione dei parametri di utilizzo. Ma come far quadrare i conti tra i Paesi? Per il Commissario la risposta è politica: “Chi sia contributore o beneficiario netto in un qualsiasi momento è una questione secondaria. La condivisione di una moneta per davvero significa condividere un destino, e l’euro è destinato a essere irreversibile. Tuttavia, sarebbe importante mitigare il ‘rischio morale’ di creare ‘free-riders’ nel sistema, ovvero Paesi che beneficierebbero dello schema per la maggior parte del tempo”.

fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2014/09/29/news/andor_sussidio_europeo_disoccupazione-96913629/?ref=HREC1-9