UE: quote accoglienza in alto mare

Carlo Lania

Europa unita, ma solo nell’intervento militare

Migranti. Via libera alla missione contro gli scafisti, ma è guerra sulle quote di accoglienza

E’ un’Unione euro­pea brava a menar le mani ma deci­sa­mente scarsa in soli­da­rietà quella uscita dal ver­tice dei mini­stri degli Esteri e della Difesa di ieri a Bru­xel­les. Riu­niti per dare final­mente il via libera al piano che dovrebbe con­tra­stare i traf­fi­canti di uomini e allo stesso tempo comin­ciare una prima, sep­pure esi­gua distri­bu­zione dei pro­fu­ghi (in ballo c’erano appena 20 mila posti), i 28 si sono ritro­vati con­cordi solo per la prima parte, quella mili­tare, ponendo invece resi­stenza alla pos­si­bi­lità di acco­gliere sul pro­prio ter­ri­to­rio uomini, donne e bam­bini che pure fug­gono da guerre e persecuzioni.

Inten­dia­moci: nes­suna sor­presa. Nei giorni scorsi già Gran Bre­ta­gna, Unghe­ria e Polo­nia si erano dette con­tra­rie al prin­ci­pio delle quote obbli­ga­to­rie, ma la loro si poteva con­si­de­rare un’opposizione in qual­che modo messa nel conto. Dome­nica invece, a sor­presa un no pesante è arri­vato dalla Fran­cia, e la scelta di Parigi ha avuto come primo effetto quello di tra­sci­nare con sé anche la Spa­gna. Il segno di un deba­cle poli­tica gene­rale, prima di tutto per il governo ita­liano, che già da giorni can­tava vit­to­ria su un risul­tato evi­den­te­mente tutt’altro che scon­tato. Ma anche dell’Europa che ancora una volta vede pre­va­lere gli egoi­smi nazio­nali sugli inte­ressi comuni. Per l’Italia quello fran­cese è un «tra­di­mento» che lascia il segno. «Mi auguro dav­vero che non ci siano dei passi indie­tro, sarebbe molto amaro», com­men­tava il mini­stro degli Esteri Paolo Gen­ti­loni quando, a con­si­glio ancora in corso, già si intui­vano i primi nuvo­loni. Situa­zione tal­mente grave che a sera anche il pre­si­dente della Repub­blica sente l’urgenza di inter­ve­nire: «I flussi che par­tono dalla Libia — avverte Mat­ta­rella — con­fi­gu­rano un dramma uma­ni­ta­rio senza pre­ce­denti di cui l’Europa deve farsi carico col­let­ti­va­mente, con senso di respon­sa­bi­lità, spi­rito di soli­da­rietà e dispo­ni­bi­lità all’accoglienza».

Come era pre­ve­di­bile, nes­sun osta­colo è arri­vato invece dai 28 alla mis­sione mili­tare, anche se resta ancora l’incognita della riso­lu­zione Onu che dovrebbe con­sen­tire inter­venti anche in acque libi­che. Come ha ricor­dato l’alto rap­pre­sen­tante per la poli­tica etera dell’Ue Fede­rica Moghe­rini, il via uffi­ciale all’operazione di con­tra­sto degli sca­fi­sti — che si chia­merà EuNa­v­For Med, Forza navale euro­pea per il Medi­ter­ra­neo — non si avrà prima del 24 giu­gno, giorno in cui è fis­sato il con­si­glio dei capi di Stato e di governo. E’ stato comun­que deciso che sarà l’Italia a gui­dare la mis­sione sotto il comando dell’ammiraglio Enrico Cre­den­dino che avrà il suo quar­tiere gene­rale al Coi (Comando ope­ra­tivo inter­forze) di Cen­to­celle. La mis­sione ha un man­dato di 12 mesi e per i primi, con­si­de­rati come una fase di avvio, potrà con­tare su un bud­get di 11,82 milioni di euro.

Diverso i discorso sugli obiet­tivi de dispie­ga­mento di forze che verrà messo in campo. Nel piano messo a punto dalla Moghe­rini sono pre­vi­ste tre fasi: una prima di con­trollo in acque inter­na­zio­nali suf­fra­gato anche dal lavoro di intel­li­gence. La seconda nella acque libi­che a cac­cia dei bar­coni uti­liz­zati dagli sca­fi­sti con lo scopo di affon­darli prima che ven­gano cari­cati. E infine la terza, in cui è pre­vi­sta la pos­si­bi­lità di inter­ve­nire diret­ta­mente nei porti libici per col­pire le imbar­ca­zioni. Que­sti ultimi due inter­venti non sono però pos­si­bili senza il via libera dell’Onu e soprat­tutto senza la col­la­bo­ra­zione delle auto­rità libiche.

Quella che si gioca al palazzo di vetro è comun­que una par­tita a sé, e anche que­sta dagli esiti impre­ve­di­bili la bozza di riso­lu­zione cir­co­lata finora si basa sull’articolo 7 della Carta delle Nazioni, unite, che per­mette azioni di forza in casi estremi. E se anche ieri la Moghe­rini ha riba­dito di non vedere grossi pro­blemi, la pos­si­bi­lità di qual­che sor­presa è sem­pre forte. Sia per­ché la Rus­sia ci tiene a met­tere in chiaro che un even­tuale inter­vento sul suolo libico deve essere limi­tato al con­tra­sto delle orga­niz­za­zioni cri­mi­nali, volendo così evi­tare una ripe­ti­zione di quanto acca­duto nel 2011. Sia per­ché ieri l’ambasciatore libico all’Onu, Ibra­him Dab­ba­shi, a mostrato più di un dub­bio sul pino messo a punto dall’Ue. «Non è una buona idea», ha detto il diplo­ma­tico rife­ren­dosi alla pos­si­bi­lità di affon­dare i bar­coni diret­ta­mente nei porti libici. «Sarà molto dif­fi­cile distin­guere le bar­che dei pesca­tori da quelle dei traf­fi­canti. Potrebbe essere un disa­stro per i pesca­tori». E non solo per loro, se dall’Onu dovesse arri­vare una riso­lu­zione con restri­zioni mag­giori rispetto a quelle previste.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/europa-unita-ma-solo-nellintervento-militare/