Chi ha ucciso Eyal, Gil e Naftali deve pagare

Ma ora più che mai deve prevalere la politica altrimenti nessuno vincerà

hebron

Nella foto soldati israeliani a Hebron

Dolore, disappunto, paura. Dolore perché quando muoiono tre ragazzi giovanissimi è un pezzo di speranza che va via. La speranza dei loro occhi dolcissimi che scrutano una vita che è ancora tutta davanti, ancora tutta da conoscere, ancora tutta da riempire. Disappunto perché questo rapimento durato 18 giorni rischia di essere una pietra tombale per un processo di pace già fortemente compromesso. Indebolito dalla scelta di due mesi fa di Netanyahu di non fare alcuna concessione alla parte palestinese sul terreno dei prigionieri politici ne’ dello stop agli insediamenti coloniali.

Paura perché ora tutto è più difficile. E’ più difficile tornare a sedersi attorno a un tavolo per ribadire la necessità di fa avanzare il negoziato. E’ più difficile il cammino dell’unità palestinese, che poteva essere la strada per un’interlocuzione più stabile e duratura con Israele. E’ più difficile perché ora si apre l’ennesima stagione – come è già accaduto nel corso degli ultimi giorni con gli arresti e le morti dei palestinesi nei territori occupati – segnata dall’escalation militare e certamente da tante vittime innocenti. Non sappiamo se prevarrà il buon senso di fermarsi e di riflettere.

Chi ha ucciso Eyal, Gil e Naftali deve pagare fino in fondo il suo crimine ed essere assicurato immediatamente alla giustizia. Una vita che se ne va è una perdita irreparabile per tutta l’umanità. Ma ora più che mai deve prevalere la politica. Nel momento di massimo dolore per il popolo israeliano, a cui va la nostra solidarietà, c’è bisogno che le armi cessino e la diplomazia riprenda la parola. Perché un Medio Oriente incendiato è un rischio per l’intera comunità internazionale. La sicurezza di Israele e uno stato autonomo palestinese devono restare le stelle polari per la risoluzione del conflitto. Se invece si dovesse scegliere la strada della guerra nessuno vincerà. I ragazzi non torneranno in vita e saremo costretti a contare altri morti. Senza capire ancora una volta perché.

di Arturo Scotto dal sito di SEL

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