di Silvana Barbieri.
Il mio pensiero in questo momento va ai curdi e ai democratici in Turchia.
Il risultato del referendum è stato chiaramente truccato, più di 500 mila sono i curdi sfollati per la repressione e la distruzione di interi paesi, questi curdi non hanno potuto votare ma sicuramente ci avrà pensato qualcun altro a inserire la loro scheda, si parla inoltre di più di 2 milioni di schede truccate e l’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, giudica pieno di irregolarità lo svolgimento del referendum, ma siatene certi che non ci sarà nessun giudice turco a mettere in discussione il risultato elettorale ufficiale, sapendo bene che finirà in galera per un tempo indefinito.
Ora Erdogan ha tutti i poteri nelle sue mani, politico, militare, giudiziario, economico. La repressione in particolare verso i curdi aumenterà: ricordo che 3.800 membri del partito curdo HDP sono in carcere dallo scorso ottobre, inoltre in carcere ci vanno tutti quelli che non la pensano come Erdogan, in primis giornalisti e tutti quelli che osano controinformare. In otto mesi Erdogan ha arrestato 40 mila persone, ha licenziato 100 mila dipendenti pubblici, ha chiuso scuole, università, televisioni e giornali, ha dichiarato l’introduzione della pena di morte e si riserva larghi attacchi militari contro i curdi siriani.
Erdogan con questo referendum si è tolto quel che restava della maschera che si era messo con il fallito golpe del luglio scorso. La Ue non ha finora voluto scontrarsi con la Turchia, e prima o poi pagherà un prezzo salato.
Già ora anzi sta aumentando l’intervento militare contro i distretti curdi in Siria: Efrin, Qamshili, Kobane e Manbij sono sempre più bombardate dai militari turchi, l’intervento missilistico di Trump sulla Siria ha solo rilanciato le aspirazioni militari turche contro i curdi del Rojava. Quelle migliaia di ragazze che prendono il fucile stanno non solo difendendo la loro gente dalla barbarie fondamentalista e dalla Turchia, ma costruiscono scuole, cooperative, altre attività economiche, strutture sanitarie, democrazia in un territorio dove non c’è mai stata. E difendono anche noi europei, in ultima analisi: governati da burocrati , che si sono subito sprecate in lodi all’uomo pericoloso per la pace mondiale, che governa gli Stati Uniti.
L’unica cosa buona che possiamo vedere, accanto alla realtà curda, è che la società turca è apparsa in questo referendum meglio di quanto si potesse pensare.
La sua maggioranza vera si è dichiarata contro la barbarie fascista-fondamentalista del sultano Erdogan.