Il balletto delle imposte sulla casa non accenna a fermarsi. E con la legge di Stabilità all’esame del Senato si è complicato ulteriormente. Tutta colpa del Tributo unico comunale (Tuc), che arriva a sostituire la defunta Imposta municipale propria (Imu) e pure la mai nata Trise (Tributo sui servizi). E costa di più.
Dall’Ici all’Imu, dall’Imu alla Trise, dalla Trise al Tuc. Alla fine, chi paga? E quanto? Il balletto delle imposte sulla casa, sulla prima casa in particolare, non accenna a fermarsi. E con la legge di Stabilità all’esame del Senato si è complicato ulteriormente. Tutta colpa del Tuc, il Tributo unico comunale, che arriva a sostituire la defunta Imposta municipale propria (Imu) e pure la mai nata Trise (tributo sui servizi).
La nuova tassa, proposta con un emendamento del Pdl alla Stabilità e in attesa di discussione alla Commissione Bilancio del Senato, potrà arrivare al massimo al 10,6 per mille della rendita catastale da applicare agli immobili anche a copertura dei servizi comunali indivisibili. Il Tuc dunque è duplice: da un lato va a sostituire la tassa immobiliare dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e le relative addizionali dovute per i redditi fondiari relativi ai beni non locati (le rendite degli immobili di proprietà), e l’imposta comunale sugli immobili (l’ex Imu); dall’altro, per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili.
LA PRESSIONE SALE Nelle intenzioni, il nuovo Tuc doveva alleggerire la pressione sui proprietari di case. Ma non chiarisce, come accusa Daniele Capezzone del Pdl, se la prima casa ne sia esente o meno. E anzi, ” si bastonano in modo feroce gli inquilini e si fanno pagare i proprietari di prime case addirittura più di quanto prevedeva la già infelice Tasi del Governo: complimentoni alle sentinelle antitasse de no’ altri” si infuria Enrico Zanetti, responsabile politiche fiscali di Scelta Civica e vicepresidente della Commissione Finanze della Camera. Sembra un cane che si morde la coda: il Trise era stato introdotto per superare l’Imu a vantaggio dei cittadini. E una volta realizzato che non c’era nessun risparmio, ma anzi il peso si aggravava, è arrivato il Tuc. Ma anche questo, secondo Zanetti, anziché alleggerire la pressione sui cittadini rischia di svuotarne ancora di più le tasche.
PIU’ CARA DELLA TASI Per l’esponente di Scelta Civica basta leggere il comma 7 dell’articolo 21 della legge di stabilità, così come il Pdl propone di riscriverlo: “I soggetti passivi dell’imposta sono: gli utilizzatori a qualsiasi titolo degli immobili con un’aliquota dell’1,5 per mille, e i proprietari degli stessi con un’ulteriore aliquota dell’1 per mille, con esclusione, per quest’ultima, delle unità immobiliari adibite ad abitazione principale”.
L’esclusione della prima casa quindi riguarderebbe solo l’1 per mille aggiuntivo che grava sui proprietari in quanto tali, mentre l’1,5 per mille resterebbe dovuto dagli utilizzatori a qualsiasi titolo, quindi tanto gli inquilini quanto i proprietari, quando utilizzano direttamente l’immobile sulla base del titolo di proprietà. Così alla fine un proprietario, ha fatto notare Zanetti, paga sulla sua abitazione principale addirittura uno 0,5 per mille in più della già iniqua Tasi: “Sono anni che i dottor Stranamore del Pdl scrivono norme fiscali con i piedi, giungendo spesso a risultati antitetici a quelli che dichiarano” ha concluso, “ma direi che stiamo veramente arrivando a vette di pressappochismo mai raggiunte prima”.
fonte: http://www.cadoinpiedi.it/2013/11/12/tuc_tuc_chi_paga.html#anchor