Con un pò di ritardo, ma ci è arrivato anche Bersani a dire in modo chiaro e netto che le idee della sedicente “sinistra” blairiana, in questa fase politica, non portano ad altro risultato che lo scivolamento dei lavoratori dipendenti verso i ciarlatani di destra che promettono mari e monti.
Vediamo sotto l’intervista di Bersani alla Stampa di oggi, 9 novembre:
«Bernie Sanders avrebbe vinto contro Trump, sono pronto a scommetterci. Le elezioni confermano che la sinistra della Terza via, blairiana, è finita. O alzi le tue bandiere e spieghi ai lavoratori e ai giovani precari che tu li vuoi proteggere, oppure vince questa nuova destra. Una nuova destra che si veste di anti establishment, che manda messaggi di protezione». Pier Luigi Bersani, seduto su un divano di Montecitorio, ha un’aria mista tra la preoccupazione per la vittoria di Trump e la soddisfazione per aver azzeccato l’analisi: «E’ un anno e mezzo che sta crescendo questa destra qui, dagli Usa alla Gran Bretagna, l’Austria, l’Ungheria, le Filippine, il Canton Ticino. E anche da noi in Friuli il Pd ha perso una roccaforte come Monfalcone senza nemmeno fermarsi a riflettere. De te fabula narratur, si sta parlando anche di noi. E invece di mettere l’orecchio a terra i vertici del Pd dicono che il problema sono io…». Il sorriso si fa amaro: «Dalla Leopolda ho sentito dire che il mio è un problema psicanalitico, almeno non dicono psichiatrico… Ma io mi limito a segnalare che la nostra gente sta abbandonando il Pd. Se il problema fossi io ci vorrebbe un attimo, mi metto la camicia di forza e tutto si risolve». L’ex segretario non ha nessuna voglia di farsi da parte. Anzi, l’esito delle elezioni Usa sembra averlo ricaricato: «Dopo la vittoria di Trump non devo cambiare la scaletta dei miei interventi neppure di una virgola. C’era già tutto nei mesi scorsi. Il Pd continua a tenere due piedi dentro l’establishment, ad andare in giro con Marchionne e a parlare di merito e opportunità, mentre i giovani non sanno se avranno il lavoro e la pensione…». Per Bersani, la sconfitta di Hillary Clinton è «più di una mucca nel corridoio, un toro»: «Bisogna farla finita con la stagione degli anni Novanta, i lavoratori ora hanno bisogno di protezione e di uguaglianza, che sono le nostre bandiere. Se dici di essere di sinistra devi far capire che questo mondo almeno un po’ non ti va bene, che lo vuoi aggiustare nel senso del welfare, che i voucher non sono la strada per far lavorare le persone. C’è un senso profondo di insicurezza che va interpretato. E se non lo facciamo noi lo fa la destra. Protezione per i tuoi posti di lavoro e muri contro tutti gli altri. Trump l’hanno votato gli operai, anche se Obama ha salvato le fabbriche. Ma negli ultimi dieci anni si è perso il 27% della manifattura. E i lavoratori hanno paura che la loro fabbrica si sposti in Cina». Dall’Ohio a Monfalcone, «dove avevamo stravinto pochi anni fa e ora perdiamo di 20 punti, con lo stesso candidato», per Bersani il passo è breve: «Quanto ci mette il centrosinistra a darsi una mossa? A capire quello che sta succedendo? Siamo nella fase del ripiegamento della globalizzazione. Se governi è chiaro che con gli establishment devi parlarci, ma non puoi dare l’idea che sei lì dentro con tutti e due i piedi. Quello non è il nostro posto. E se lo fai apri dei varchi a questa destra che sta arrivando». Questo vale anche per il referendum: «Non sono mica tutti costituzionalisti a votare», si accalora l’ex segretario. «E’ ovvio che questi sentimenti di cui sto parlando peseranno anche il 4 dicembre. La gente non vota Sì o No solo per la navetta tra Camera e Senato. C’è questo sentimento profondo che il Pd non riesce a interpretare, ancora prigioniero del frou frou blairiano».
Nel Pd però lo scontro resta altissimo. «Nardella mi accusa di non essere leale? Ma se ho votato 53 fiducie al governo, anche quando i provvedimenti erano molto diversi da quelli che avevo presentato in campagna elettorale agli italiani. Il vicesegretario Serracchiani, dopo aver perso in questi giorni una sfilza di comuni in Friuli-Venezia Giulia, si prende la briga di discutere cosa faccio io al referendum? Il punto è che qui si stanno costruendo praterie per la nuova destra. E poi dicono che il problema sono io…».