NOSTRO SERVIZIO. Quando dico noi intendo sia noi di adesso e, al contempo, intendo noi venuti al mondo della politica a guerra finita.
Prima eravamo ancora bambini. Ma dopo la guerra, l’aria del rinnovamento morale, culturale e politico dell’antifascismo vittorioso che investiva tutta la società italiana, ha coinvolto fortemente anche i giovanissimi.
Gli anni cinquanta hanno educato alla partecipazione alle grandi battaglie politiche e ideali una nuova generazione.
I grandi partiti di massa come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Comunista Italiano, hanno avuto un ruolo decisivo nell’educare i giovani ai principi della libertà e della democrazia partecipata (che non sono la stessa cosa, anche se l’una ha, o dovrebbe avere, bisogno dell’altra.)
Su questo punto, così importante, credo che non si sia indagato abbastanza ed è auspicabile che si conducano serie ricerche e studi per conoscere e comprendere meglio l’Italia, gli italiani e le lotte ideali, politiche e sociali dei decenni successivi che hanno rinnovato il nostro paese.
Di questi decenni, le ricostruzioni che ne fanno i grandi media si soffermano quasi esclusivamente sui fenomeni della moda e delle tendenze musicali che coinvolgevano l’insieme dei giovani. Però, occorre sapere che la partecipazione dei giovani alla vita politica e sociale è stato un fenomeno che ha visto l’impegno di centinaia di migliaia di giovani e ragazze giovanissimi.
In questo breve scritto mi limiterò ad accennare al fatto che Palmiro Togliatti ebbe un ruolo importante e indiscutibilmente positivo.
Al di la di ogni critica che gli si possa muovere, rimane evidente che Togliatti ha contribuito fortemente a scrivere la Costituzione Repubblicana alla quale è stato costantemente fedele, anche nei momenti più drammatici: basti pensare che ai numerosi eccidi della polizia che sparava contro i lavoratori il Pci di Togliatti si è sempre battuto perché la giusta protesta fosse sempre ancorata ai principi e norme democratiche sanciti nella Costituzione Italiana.
Ricordiamo quando nel 1948 un attentatore sparò a Togliatti colpendolo alla testa e mettendo in serio pericolo la sua vita. Egli, subito, dalla lettiga che lo conduceva in ospedale, indicò a tutti e ai comunisti in primo luogo di difendere la democrazia restandone fedeli.
Così anche nel luglio del 1960 quando il governo di Tambroni ha tentato di soffocare nel sangue la protesta antifascista della gioventù e dei lavoratori, Togliatti indicava la necessità prioritaria di difendere la democrazia nel rispetto e nella attuazione della nostra Costituzione.
Istruttivo in proposito il suo scritto pubblicato come editoriale su Rinascita dell’11 luglio 1964. (Raccolto nel volume “Togliatti editorialista” stampato nell’ottobre del 1971 dagli Editori Riuniti)
Altra costante nell’azione politica e nell’insegnamento di Togliatti è stata la difesa della pace. Pace come condizione necessaria per le sorti stesse della intera umanità e come condizione per il progresso dei lavoratori italiani e della nostra società democratica attraverso l’attuazione della Costituzione.
Su Togliatti e la pace è uscito recentemente un bel libro a cura di Francesco Mores e Riccardo Terzi (Edizioni Ediesse febbraio 2014) dal titolo “Palmiro Togliatti e Papa Giovanni” nel quale sono anche riportati, a distanza di cinquant’anni il discorso “Il destino dell’uomo” e l’enciclica “Pacem in terris”
di Renzo Baricelli
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