Il terremoto politico spagnolo

Spagna. A Barcellona vince la coalizione di Podemos con Ada Colau

La vittoria di Ada Colau a Barcellona © Lapresse-Efe

Ma in alcuni comuni impor­tanti, come Bar­cel­lona, è pas­sata da meno del 50% a quasi il 61%.

La mappa poli­tica del paese non è più la stessa: le due forze prin­ci­pali, Pp e Psoe, rac­col­gono poco più del 50% dei voti. Un arre­tra­mento molto pesante.

In ter­mini rela­tivi, il Pp si man­tiene la prima forza in 9 delle 11 comu­nità auto­nome in cui aveva la mag­gio­ranza asso­luta. Ma nella mag­gior parte di esse non potrà più gover­nare, nep­pure allean­dosi con il par­tito ideo­lo­gi­ca­mente più vicino: Ciudadanos.

Anche nelle roc­ca­forti Madrid e Valen­cia il Pp rimane il primo par­tito ma in entrambi i casi se i socia­li­sti rie­scono ad allearsi con Pode­mos e/o altri par­titi di sini­stra (come Com­pro­mís a Valen­cia) il Pp per­derà il governo.

In quasi tutte le comu­nità si pro­fi­lano governi di coa­li­zione in fun­zione anti-Pp. Anche il brac­cio destro di Rajoy, la pre­si­dente della Castiglia-La Man­cia ha perso la mag­gio­ranza asso­luta (nono­stante la riforma elet­to­rale che distorce la rap­pre­sen­tanza e che aveva pro­mosso per garan­tirsi la rie­le­zione) e nean­che lei potrà recu­pe­rare la pre­si­denza nean­che scen­dendo a patti con Ciudadanos.

A livello nazio­nale, for­mal­mente, il primo par­tito rimane il Pp con 5,8 milioni di voti (ma nel 2011 ne aveva 8 e mezzo) e il Psoe il secondo con 5,4 milioni (nel 2011 erano più di sei). Terzo par­tito Ciu­da­da­nos con 1,4 milioni di voti.

Ma que­sti dati ven­gono cal­co­lati sui dati muni­ci­pali, dove Pode­mos non si pre­sen­tava con il pro­prio sim­bolo, e Izquierda Unida in molti comuni si pre­sen­tava in coalizione.

Detto que­sto, Iu in tutti i casi in cui ha deciso di cor­rere sola (al con­tra­rio della posi­zione difesa da Alberto Gar­zón, futuro can­di­dato alla pre­si­denza del governo), ha perso la mag­gior parte dei suoi rap­pre­sen­tanti, e in alcune comu­nità auto­nome non ha più nep­pure un depu­tato (come nella comu­nità di Madrid o in Extre­ma­dura dove il par­tito aveva per­messo che gover­nasse il Pp). In totale ottiene un milione di voti, con­tro il milione e mezzo di 4 anni fa. Scom­pare l’ex quarto par­tito nazio­nale, UpyD, gui­dato da Rosa Díez (che ha già annun­ciato le dimissioni).

Nei comuni grande suc­cesso delle «coa­li­zioni di unità popo­lare» pro­mosse da Pode­mos. Nelle due sfide-simbolo si affer­mano le outsider.

A Bar­cel­lona pre­vale la ex por­ta­voce della Piat­ta­forma vit­time del mutuo, Ada Colau, la cui lista ha un con­si­gliere in più del cen­tro­de­stra di Con­vèr­gen­cia i Unió del primo cit­ta­dino uscente Xavier Trias (11 con­tro 10 – ma la mag­gio­ranza in con­si­glio comu­nale è di 21 seggi).

Nella capi­tale, Ahora Madrid di Manuela Car­mena dispone di un con­si­gliere in meno della lady di ferro popo­lare Espe­ranza Aguirre (21 con­tro 20, mag­gio­ranza 29), ma potrebbe diven­tare sin­daca di Madrid con l’appoggio del Psoe (9 seggi).

Per il sistema elet­to­rale spa­gnolo, a meno di una coa­li­zione con­tra­ria, il sin­daco spetta alla lista più votata anche se non ha la mag­gio­ranza. Altre sfide impor­tanti: a Sivi­glia tor­nano a gover­nare i socia­li­sti e a Valen­cia, anche se il Pp man­tiene la mag­gio­ranza rela­tiva, una pro­ba­bile coa­li­zione di sini­stra a tre sot­trarrà il potere alla sto­rica sin­daca popo­lare Rita Barberà.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/il-terremoto-politico-spagnolo/