Terremoto in Campania, i geologi lanciano un allarme

Sono anni che i geologi cercano di sensibilizzare le istituzioni ai diversi livelli in riferimento al rischio sismico ed il terremoto che ieri ha interessato la fascia di territorio a cavallo delle province di Caserta e Benevento ha evidenziato ancora una volta la necessità di sviluppare una seria e sistematica politica pluriennale di previsione e prevenzione del rischio sismico.
In Campania ben 4608 edifici scolastici e 259 ospedali sono localizzati in aree ad elevato rischio sismico, tutti i comuni secondo l’ultimo aggiornamento delle mappe sismiche sono stati classificati, a diverso grado, a rischio sismico e circa il 50% ha subito quantomeno un incremento di classe sismica, oppure è stato classificato sismico mentre prima non lo era. E’ normale, quindi, chiedersi se le scuole dei nostri figli, gli ospedali, gli edifici pubblici e le nostre case siano sicure.
E non lo possiamo sapere, perché in Campania ancora oggi non abbiamo un dispositivo legislativo che impone il Fascicolo del Fabbricato: tale strumento ci avrebbe permesso di conoscere lo stato di salute degli edifici, perché rappresenta quello che il libretto pediatrico è per un bambino, il posto dove vengono segnati i controlli e i monitoraggi, le malattie e le cure, le ricadute, ecc.
Riconosciamo all’Ass. regionale al ramo prof. Cosenza il merito di tutto ciò che sta facendo in materia di difesa del suolo e protezione civile a partire dai presidi territoriali, dal finanziamento dei piani di emergenza comunali, dall’aver introdotto, per i fabbricati che usufruiranno del piano casa, un qualcosa di simile al fascicolo del fabbricato, ma purtroppo non basta, perché nel campo del rischio sismico in Campania scontiamo ritardi pluridecennali.
Sarebbe necessario una profonda revisione ed aggiornamento della normativa di settore; che validità può ancora avere la legge regionale 9/83, richiamata anche in recenti documenti del Settore Urbanistica regionale in attuazione della legge regionale 16/04: dopo un trentennio dalla sua emanazione mostra oggi la completa discordanza con leggi, norme, indirizzi e procedure in tema di microzonazione sismica, con la rivoluzione normativa avvenuta nel settore con l’Opcm 3274/03 e il DM 14.1.08, NTC08 Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni.
Bisogna rimettere gli studi geologici geomorfologici e di microzonazione sismica al centro della prevenzione ed alla base di qualsiasi seria azione di pianificazione del rischio sismico e di governo del territorio. Non è sufficiente sapere solo l’intensità massima attesa di un terremoto in una determinata area, ma che sono fondamentali gli approfondimenti geologici, perché a seconda dei terreni, della morfologia, della presenza o meno di acqua, della stabilità di un’area, l’effetto dell’onda sismica può essere amplificata o attutita anche di molto e questo è quello che molto spesso fa la differenza e determina quali fabbricati resistono e quali no ad una scossa sismica.
Anche per questo non nascondo le preoccupazioni per il ritardo con cui in Campania si sta portando avanti la redazione degli studi di microzonazione sismica di cui all’OPCM n° 3907/2010; i fondi ci sono e sarebbe necessario dargli un’accelerata, sciogliendo i nodi che di fatto ne impediscono la piena realizzazione e ricordando che si tratta di uno strumento che contribuisce a definire il pericolo per la pubblica e privata incolumità e per la salvaguardia della vita umana, quindi molto utile nel campo della prevenzione del rischio sismico.

di
Francesco Peduto, Presidente Geologi Campania