Un dinosauro che tiene in mano un disegno infantile: è l’immagine della mostra Il tempo vola, con cui Guido Scarabottolo, che si sente un “vecchio” dell’illustrazione, torna indietro nel tempo a ritrovare (e magari non riconoscere) la sua città natale, Sesto San Giovanni, dove è nato 70 anni fa.
All’età di circa sei anni, Guido arriva terzo ad un concorso di disegno e la sua opera (proprio quella che sta tra le zampe del dinosauro) viene esposta nella biblioteca di una Sesto che oggi ha ritrovato profondamente cambiata; diventato un disegnatore di fama internazionale, torna ora ad esporre le sue opere nelle biblioteche civiche della città.
Nella sala affreschi della Villa Visconti d’Aragona, timido e autoironico, Guido rievoca la sua storia di illustratore e quella del suo mestiere, attraverso l’evoluzione tecnologica – dalle matite e gli acquarelli ai collage, alle fotocopiatrici e ai fax, fino al pc e ai disegni fatti di pixel – che ha cambiato non solo un mezzo di espressione artistica ma anche il rapporto con i committenti e i tempi di lavoro.
Nelle biblioteche sestesi (oltre alla Centrale, quella dei Ragazzi e la Marx) sono esposti molti dei suoi disegni degli ultimi vent’anni, utilizzati dall’editore Guanda per le copertine dei suoi libri, oltre che alcune illustrazioni per libri per ragazzi editi da Topipittori e altre opere.
Quello di Scarabattolo è un segno minimalista, ma di grande riconoscibilità e di estrema eleganza, dove le linee graffiano lo sfondo o delimitano campiture a colori piatti. Guido confessa di non riuscire sempre a leggere tutti i libri che deve illustrare, ma i suoi disegni spesso intessono un dialogo ironico e malizioso con titoli surreali e stuzzicanti: come la tigre sulla copertina di Cose che non vedo dalla mia finestra, il muso pasticciato su quella di Manifesto sbagliato, o l’uomo col guinzaglio vuoto per L’uomo senza un cane, fino alla rarefazione estrema delle due pennellate – bianca e nera – sulla copertina di Neve sottile di Jun’ichirō Tanizaki.
E’ sempre la linea la protagonista nelle immagini di Scarabottolo, a disegnare nella sua pudica essenzialità volumi, ghirigori, volute e onde, figure e forme. Nel suo mondo senza ombre il colore ha una funzione determinante, ma mai prevaricatrice. Esemplare la sua illustrazione per il Pinocchio, che riduce il pesce-cane ad una sorta di smilza aringa verticale, protesa verso un grumo d’inchiostro che increspa appena una linea orizzontale e che rappresenta il burattino, sospeso tra un mare e un cielo color celeste e carta da zucchero.
Le illustrazioni, riprodotte su pannelli in forex, sono esposte in mostra su cavalletti da pittura, tra scaffali pieni di libri oppure su pochi spazi liberi a parete. Trattandosi in gran parte di immagini create per libri, è giusta l’idea di ospitare la mostra nelle biblioteche; ma la qualità delle opere, la loro elegante e rarefatta fragilità e la rilevanza dell’autore avrebbero meritato uno spazio espositivo meno dispersivo e con meno distrazioni visive.
La mostra è visitabile fino al 28 ottobre; fino alla stessa data, sulle vetrate dello Spazio contemporaneo che danno sul cortile della stessa Villa Visconti d’Aragona, è inoltre possibile vedere le tavole de Il senso del dolore, trasposizione a fumetti del romanzo di Maurizio De Giovanni illustrata da Daniele Bigliardo.
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