Il telefono agli spagnoli, gli aerei, forse, ai francesi. Con Telecom e Alitalia è cominciato l’appalto dei servizi del Paese agli stranieri. Così dopo toccherà a Finmeccanica e Ansaldo Sts su cui hanno messo gli occhi americani e coreani. Mentre ai cinesi piacciono gli immobili di Stato.
L’Italia vende tutto. Verrebbe da dare la colpa alla crisi economica, ma poi la spagnola Telefonica compra Telecom. E la notizia fa ancora più impressione perché i cugini spagnoli, orgogliosamente Pigs, ovvero maiali nei conti pubblici, dovevano avere i bilanci ancora più disastrati di noi. Evidentemente, non abbastanza da non permettere a Telefonica di raggiungere l’accordo il 23 settembre con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 65% di Telco, la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia. Un’operazione che prevede un’opzione per gli spagnoli a salire per breve termine fino al 70% e sposta di sei mesi la finestra per dare le disdette al patto Telco, dove siede quel che resta del capitalismo italiano, ovvero Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali. Sostanzialmente, la maggioranza relativa del principale gruppo italiano di telecomunicazioni è stata consegnata in mano agli spagnoli.
E mentre il titolo vola in Borsa e in Italia si discute sull’opportunità di dar via i “gioielli di famiglia”, gli altri cugini, quelli francesi, potrebbero mettere le mani su Alitalia. Aifrance Klm ha già il 25% del pacchetto azionario, ma potrebbe salire al 50%. Per ora ha rinviato ogni decisione sul dossier della compagnia di bandiera italiana, mentre la scadenza del diritto di prelazione degli attuali soci si avvicina alla scadenza. Il nodo è decidere se, quando e in che modo aumentare la propria partecipazione, e a tal proposito i francesi sono in cerca di nuove rassicurazioni, trovando da un lato l’ostilità dei sindacati e dall’altro il via del governo italiano, che attraverso del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi è tornato a sollecitare una mossa eloquente da parte del socio straniero, escludendo che ci possa essere un nuovo veto a un passaggio nelle loro mani della quota di controllo.
Tempo di svendite, nonostante i saldi estivi siano già archiviati: il 23 settembre l’amministratore delegato del gruppo Finmeccanica Alessandro Pansa ha annunciato ai sindacati che la trattativa sul Ansaldo Energia è in fase “molto avanzata”, e che c’è un negoziato aperto per il settore del trasporto ferroviario, ovvero Ansaldo Sts e AnsaldoBreda. Su entrambi i fronti ci sono importanti gruppi stranieri: l’energetica potrebbe finire presto nelle mani della coreana Doosan, mentre per Ansaldo Sts si è parlato degli americani di General Electric Trasporti che sarebbero molto interessati all’operazione, includendo nel negoziato anche AnsaldoBreda.
E se le aziende sono costrette a vendere, lo stesso dovrà fare lo Stato. In cassa mancano tre miliardi di euro per riportare il rapporto deficit-Pil entro il 3%, come ci chiede l’Europa, e trovare le coperture per evitare l’aumento dell’Iva che da solo vale un 1 miliardo finanziare le missioni militari, per 400 milioni. Sul tavolo del Tesoro i tagli ai Ministeri, l’aumento deli acconti Irpef e delle accise e soprattutto la vendita di alcuni immobili del patrimonio pubblico. Gli acquirenti non mancano e parlano cinese.
fonte: Cadoinpiedi.it