Sulla strage sul lavoro in Bangladesh

Dacca- Bangladesh 24 aprile 2013 più di 1100 morti : in un minuto e in un luogo più morti sul lavoro che in Italia in un anno !
Come tutti sanno il 24 aprile sono crollati a Savar , nella periferia di Dacca , 8 piani di un edificio fragile e abusivo, carico di sfruttamento e macchinari causando più di 1100 morti. Ovvero in un solo minuto ed in un solo luogo un numero di morti superiore a quello che avviene in Italia !
Vogliamo pubblicare la lettera della fotografa attivista di Dacca Taslima Akhter che più di ogni altro commento ci rappresenta “ Negli ultimi cinque anni, attraverso le mie fotografie, ho cercato di battermi contro i bassissimi salari e le condizioni di insicurezza dei lavoratori in Bangladesh. A volte i proprietari delle aziende e il nostro governo cercano di rappresentare gli attivisti come me, i sindacalisti e gli operai come nemici della industrializzazione.
E’ la solita storia che si usa sempre per attaccare i diritti dei lavoratori. Ma come attivista e come fotografa voglio dire questo: noi siamo favorevoli allo sviluppo dell’industrializzazione – Crediamo però che, se non vengono migliorate le condizioni dei lavoratori, con salari giusti e con adeguate norme di sicurezza, questo sviluppo non sarà possibile. E n on si tratta soltanto di una questione locale che interessa il mio Paese: è una questione internazionale. I prodotti del mio paese vengono venduti a prezzi stracciati e la nostra manod’opera è la più economica del mondo.
Il Governo e le leggi permettono che i lavoratori non vengano protetti. I compratori internazionali non si curano di quanto vengano pagati o delle condizioni di produzione.
Scrivo queste parole per accompagnare le mie foto perché voglio chiarire questo punto, e spero che siate d’accordo con me: la mia non è propaganda contro l’industria, voglio solo che tutti capiscano che i lavoratori non sono degli oggetti da sfruttare per fare soldi e basta.
Sono esseri umani con le loro vite, le loro famiglie, i loro sogni.
Taslima Akhter Corriere della Sera 10 maggio 2013 pag 17