Stratos, la “voce” nelle foto di Lelli e Masotti: “Era fortissimo, imponente e magnetico”
di MICHELE CHISENA
Esce in libreria un volume di 160 pagine che raccoglie le immagini, finora disperse, dell’epoca di Demetrio Stratos e degli Area:
nelle foto di Silvia Lelli e Roberto Masotti storia di una voce unica e della comunità che si ritrovava ai festival rock,
tra ricerca, rivoluzione e utopia
C’è una frase di Henri Cartier-Bresson che recita: “Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo”. Il fotografo dei “silenzi interiori” apparentemente sminuiva l’arte della fotografia, ma le donava, contemporaneamente, la sua essenza. Man Ray, fotografo, pittore e regista affermava: “Forse il desiderio più profondo di ogni artista è quello di confondere o di fondere tutte le arti, così come le cose si fondono nella vita reale. È tra questi due importanti aforismi che sembra porsi il libro fotografico Stratos e Area (Arcana edizioni, pp. 176 – 35 euro). Silvia Lelli e Roberto Masotti, gli autori, sono tra i maggiori fotografi d’arte e spettacolo viventi. Hanno dedicato una vita a fotografare la musica. “La macchina fotografica interpone un diaframma con la realtà, lo scatto ne interrompe il fluire, l’obiettivo delimita ed esclude, il testimone si fa in quell’attimo autore. La qualità più rara del volume di Silvia e Roberto, di ciascuna delle immagini che lo compongono, risiede proprio nel raggiungimento di questo difficilissimo equilibrio”, scrive nel libro il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini.
Quando è nata l’idea di questo libro?
Roberto Masotti. “Dopo la morte di Stratos, con il proseguimento dell’avventura Area, c’è sempre stata una dispersione del materiale fotografico attraverso i dischi e le riviste. Poi ce l’ha messa tutta anche il web che moltiplicava l’apparizione e queste foto diventavano anonime, senza autore. Di non secondaria importanza il fatto è che non ci siamo mai potuti dimenticare dell’amicizia e dell’esperienza con Demetrio e gli Area. Poi, andando a rovistare fra i negativi e i provini sono uscite fuori tante foto che non erano state considerate fino a ora”.
Avete curato con Silvia Lelli le immagini di molti artisti nazionali e internazionali. Se voleste trovare una particolarità nell’immagine di Stratos?
R. M. “Demetrio era una persona con un fortissimo carattere, imponente fisicamente, che soprattutto sul palcoscenico dava il meglio di sé. Senza farne una questione di preferenza, ad esempio, rispetto a Franco Battiato lui era molto più magnetico sul palco”.
C’è un momento, un periodo che avreste voluto fotografare di Stratos, ma che non siete riusciti a ritrarre?
R. M. “Sì, l’esperienza americana che lo stava proiettando a più alti livelli insieme a gente come John Cage e il coreografo Merce Cunningham. Anche se nel libro ci sono foto accanto a Cage ed altri grandissimi musicisti, quel ‘lancio’ che sarebbe stato ancora più determinante per proiettare la carriera Stratos a livello internazionale non ce l’abbiamo”.
Parlate nella post fazione del libro di “photo – musicologia”, quasi a dare un suono didascalico alle fotografie.
Silvia Lelli. “Io e Roberto ci siamo sempre dedicati alla fotografia in campo musicale. Per noi fotografare la musica è come restituirle la sua essenza. Tanto più con Demetrio è evidente questo fatto. La sequenza del Le bocche di Stratos è un esempio lampante di cosa significa fotografare la voce. Fotografare la musica significa renderla, con un’immagine, paradossalmente muta e significante. Permette a chi sfoglia questo libro di immaginare, in quell’istante, Stratos mentre ‘canta’ proprio davanti a lui”.
Com’è stato il rapporto con la famiglia di Demetrio Stratos?
S. L. “Molto semplice e naturale. Eravamo amici dei musicisti, di Daniela Ronconi Demetriou, la moglie, e della figlia, Anastassia. Con Le bocche di Demetrio non posso che andare con la memoria al momento in cui, mentre a casa sua sviluppavamo le foto nel tinello, era presente proprio la figlia di appena quattro anni. Con Daniela ci siamo sentite negli ultimi tempi, siamo andati a casa sua e abbiamo scattato delle foto (presenti nella parte finale del libro) che ritraggono le passioni di Demetrio. Lui amava collezionare bambole e giocattoli. Queste foto sono recentissime, a testimoniare il rapporto solido, di rispetto e fraterno che abbiamo con Daniela. Ci ha messo a disposizione un’abitazione che è ricca della presenza di Demetrio. È stato come rivivere un momento con lui. E per ogni oggetto collezionato Daniela mi raccontava dove lo avevano comprato”.
Quella di queste foto era un’altra epoca. La fotografia professionale oggi ha ancora un senso?
S. L. “Tutti sanno fotografare. Adesso è diventato ancora più semplice con gli smartphone e la tecnologia digitale. Proprio per questo ora è sempre più necessaria la fotografia professionale, che abbia delle caratteristiche tecniche precise che risolvono problemi e risolvono anche quelli connessi al significato”.
Fonte: La Repubblica
http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/11/29/news/demetrio_stratos-128414753/?ref=HRERO-1