Strage di Brescia: “Neofascisti ipergarantiti”

Loggia

La bomba, collocata in un cestino dei rifiuti in piazza della Loggia, da sempre cuore della vita della ricca cittadina lombarda, esplose alle 10.12 del mattino, il 28 maggio 1974, nel mezzo di una pacifica manifestazione antifascista, organizzata per esprimere rifiuto e condanna della violenza eversiva dopo una sequela di episodi violenti di marca neofascista che da settimane turbavano la sicurezza della cittadinanza e della democrazia. L’ordigno uccise otto persone e ne ferì 108.

Strage di Brescia, la Cassazione su Maggi e Tramonte: “Neofascisti ipergarantiti”

Le motivazioni della sentenza che ha annullato i proscioglimenti dei due imputati per l’esplosione in piazza della Loggia. “A carico di Maggi moltissimi indizi convergenti verso un suo ruolo determinante”.

I neofascisti imputati per la strage di Brescia – quanto meno il medico veneziano Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, il presunto infiltrato nelle file ordinoviste che sembra più un “intraneo” della destra eversiva che un confidente dei servizi – sono stati assolti da un “ipergarantismo distorsivo” che ha finito per “svilire” tutti i numerosi indizi raccolti contro di loro. Sono severe e amare le motivazioni con le quali la Cassazione – con la sentenza 16397 relativa all’udienza del 21 febbraio scorso – spiega perché ha rinviato nuovamente a giudizio Maggi e Tramonte come mandanti (e forse anche esecutori materiali) dell’eccidio causato dalla bomba che a piaza della Loggia quarant’anni fa, la mattina del 28 maggio 1974, uccise otto persone e ne ferì altre cento esplodendo in un cestino dei rifiuti durante una manifestazione sindacale antifascista di Cgil, Cisl e Uil.

Ad avviso dei supremi giudici, che hanno criticato in molti passaggi le conclusioni “assolutamente illogiche e apodittiche” raggiunge dai giudici della Corte d’assise d’appello di Brescia nel verdetto assolutorio del 14 aprile 2012, Tramonte era un soggetto troppo “intraneo” alla destra eversiva per essere un semplice informatore, che peraltro “non raccontava al maresciallo Felli tutto ciò che sapeva o aveva fatto”.

Quanto a Maggi, sono stati “sviliti” numerosi indizi (come il sostegno allo stragismo eversivo di destra, del quale era un “propugnatore”). Per esempio, sulla circostanza – “un dato di fatto importantissimo che muta notevolmente il quadro indiziario rispetto al giudizio di primo grado” – che “l’ordigno esplosivo sia stato confezionato utilizzando la gelignite di proprietà di Maggi e Digilio, conservata presso lo Scalinetto”, la Corte d’appello “non ha tratto da questa diversa ricostruzione in fatto le necessarie implicazioni sul piano probatorio”.

La “erronea applicazione della legge processuale” – scrive il relatore Paolo Giovanni Demarchi Albengo – è “un vizio ricorrente nel processo per la strage di piazza della Loggia, se si pensa che anche nel procedimento cautelare sulla misura irrogata a Tramonte, Zorzi e Maggi la Cassazione ebbe a osservare l’esasperata opera di segmentazione del quadro complessivo” che “rifuggiva dalle regole di coerenza e completezza”.  “Ingiustificabili e superficiali” sono, per la Cassazione, le conclusioni assolutorie tratte per Maggi, nonostante la “gravità indiziaria” delle dichiarazioni di Battiston, che unite ad altri elementi finiscono per fornire una “visione complessiva” di “straordinaria capacità dimostrativa” delle accuse.

fonte: La Repubblica http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/04/15/news/piazza_della_loggia_la_cassazione_su_maggi_e_tramonte_neofascisti_ipergarantiti-83680738/?ref=HREC1-19