Stai serenissimo

Daniela Preziosi

Il Pd reale bussa al Nazareno

Democrack. «Si guarda avanti», ma i renzisti debbono ammettere: il partito è malmesso. Ddl scuola, la sinistra avverte: serve l’unità. Ma ora rischia di accollarsi il ritardo

«Dicia­mola tutta una buona volta: rac­con­tarsi che il Pd perde nei ter­ri­tori per­ché lì è man­cata la famosa inno­va­zione che invece c’è al cen­tro, cioè dire che gli intel­li­genti stanno solo al par­tito nazio­nale e gli altri sono tutti scemi, può essere una favola buona per dor­mire un po’ più tran­quilli, ma resta , appunto, una favola, una sto­riella». Nico Stumpo, ex respon­sa­bile orga­niz­za­zione del Pd, oggi colonna della sini­stra dem coté poco acco­mo­dante, mette le mani avanti. Sta­volta i risul­tati dei bal­lot­taggi non con­sen­tono grandi mar­gini inter­pre­ta­tivi nean­che ai fan­ta­si­sti della squa­dra ren­zi­sta. Il segre­ta­rio con i suoi ammette «la scon­fitta», pur stando attento a non far fil­trare sco­ra­menti o depres­sioni da per­dente. Il suo numero due Lorenzo Gue­rini arti­cola il con­cetto dicendo che la scon­fitta vene­ziana «bru­cia», come pure quella di Arezzo, la città della mini­stra Boschi, e quella della roc­ca­forte mar­chi­giana di Fermo, e poi quelle di Matera e di Nuoro: il Pd resterà anche «il primo par­tito» ma que­sto «non è suf­fi­ciente a farci brindare».

Ma la ricerca di facili capri espia­tori resta una ten­ta­zione forte per il Naza­reno. Stumpo la vede, per esem­pio, in Debora Ser­rac­chiani che butta la croce sulle fede­ra­zioni, ree di non essersi ade­guate al ren­zi­smo cen­trale: «Il Pd vince quando offre fidu­cia e spe­ranza ai cit­ta­dini, e in alcuni casi sui ter­ri­tori ciò non accade», dice la pre­si­dente friu­lana. Tra­dotto: non si è vinto per­ché la ren­ziz­za­zione del par­tito non è ancora com­pleta. Ma è un’argomentazione ormai inu­ti­liz­za­bile. «Un’analisi così auto­con­so­la­to­ria come quella fatta da Renzi in dire­zione non regge la prova della realtà», attacca Alfredo D’Attorre. «È il momento di ria­prire il con­fronto per un can­tiere del cen­tro­si­ni­stra largo: altro che par­tito della nazione o par­tito di Renzi. Se il Pd non torna a rico­struire il cen­tro­si­ni­stra allar­gando la vora­gine a sini­stra, rischia di restare iso­lato in una terra di nes­suno e andare incon­tro a disa­stri elet­to­rali». Il guaio è che anche que­sta let­tura del voto rischia di essere supe­rata. Il Pd non incassa il voto dei mode­rati, ma perde anche dove si pro­pone con un’offerta ’di sini­stra’, come il civa­tiano ex pm Cas­son a Vene­zia. Il campo della sini­stra è ormai deser­ti­fi­cato dalla tena­glia Renzi-5stelle.

Alle scorse regio­nali le uni­che vit­to­rie piene sono state quelle di De Luca in Cam­pa­nia e di Emi­liano in Puglia: due can­di­dati che hanno rea­liz­zato il ’par­tito della nazione’ che piace a Renzi, ma certo senza grande ’inno­va­zione’. Tanto più che entrambe le regioni per ora sono nella palude: De Luca è in attesa dell’impossibile pro­cla­ma­zione, Emi­liano è incep­pato da un pro­blema appli­ca­tivo della legge elet­to­rale regio­nale, peral­tro modi­fi­cata in fretta e furia alla vigi­lia del voto.

Nei luo­ghi delle scon­fitte il Pd bor­deg­gia l’implosione: in Ligu­ria tutto il gruppo diri­gente è dimis­sio­na­rio. E non solo per­ché ha perso, ma anche per­ché l’ex can­di­data Paita ora spara a 360 gradi, dal mini­stro Orlando a tutto il Pd locale che in cam­pa­gna elet­to­rale si sarebbe impe­gnato «in un’opera di demo­li­zione dell’amministrazione uscente», quella del suo padrino poli­tico Bur­lando. A Roma il sin­daco Marino tra­balla. Il rin­no­vato soste­gno di Renzi non basta, visto che Sel ieri ha fatto man­care i suoi voti in Cam­pi­do­glio e in que­ste ore sta deci­dendo se con­ti­nuare a soste­nere la giunta. Intanto al Naza­reno la com­mis­sione che doveva met­tere mano allo sta­tuto e alle pri­ma­rie che hanno fal­lito un po’ ovun­que, è ferma. La discus­sione non è mai ini­ziata per­ché il segre­ta­rio non ha ancora deciso che fare.

Ultime ma non ultime, le due camere. Dove per la mag­gio­ranza non bella aria per Renzi. Al senato l’umore dell’Ncd dipende dall’esito dell’autorizzazione all’arresto di Azzo­lini. Intanto il ddl scuola va avanti, ma la sini­stra Pd dà bat­ta­glia e il soc­corso ver­di­niano ormai è una chi­mera del pas­sato. Il ber­sa­niano Gotor spiega che se si vuole por­tare a casa la riforma «la strada obbli­gata è l’unità del Pd». I giorni pas­sano, sarebbe meglio «pro­ce­dere con uno stral­cio e assu­mere subito per decreto i pre­cari delle gra­dua­to­rie a esau­ri­mento», e se non lo si fa è per «sca­ri­care sul par­la­mento la respon­sa­bi­lità di un’eventuale man­cata assun­zione». Anche alla camera i guai non man­cano. Oggi i depu­tati vote­ranno Ettore Rosato al posto del dimis­sio­na­rio Roberto Spe­ranza. Ma il voto segreto potrebbe con­di­zio­nare il risul­tato, molti voti man­che­ranno all’appello.

Renzi ostenta tran­quil­lità. «Si va avanti solo se si ha il corag­gio di fare riforme corag­giose», ha detto ieri dopo aver visto il pre­si­dente mes­si­cano Enri­que Pena Nieto. Ma si va avanti solo se si hanno i numeri. E i numeri sono un’incognita, ora che il ricatto delle ele­zioni anti­ci­pate, mai stato vero­si­mile, è defi­ni­ti­va­mente scom­parso dallo spin di palazzo. Con tutte le con­se­guenze del caso.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/il-pd-reale-bussa-al-nazareno/