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ROMA – Un settore che non conosce crisi. Sono gli investimenti dell’industria militare che per il nuovo anno continueranno a crescere. Nel 2017, l’Italia spenderà per il settore almeno 23,4 miliardi di euro: circa 64 milioni al giorno e 2,7 milioni di euro all’ora, pari a 45mila euro al minuto. E a dare lo slancio, soprattutto per l’acquisto di nuovi armamenti, non sarà come si potrebbe immaginare il ministero della difesa, ma il quello per lo sviluppo economico a cui sono affidate le politiche per la competitività delle imprese e il ‘rilancio’ dell’industria nazionale. A fare un bilancio del settore militare italiano è l’Osservatorio Milex, fondato dal giornalista Enrico Piovesana e Francesco Vignarca, con il sostegno della Rete italiana per il Disarmo. Nelle anticipazioni sul rapporto annuale, si descrive una vera e propria corsa agli armamenti, in linea con i trend degli ultimi 10 anni, in cui gli stanziamenti militari dei governi che si sono succeduti sono cresciuti progressivamente del 21%. Dati contrari a quelli più volte esposti dalle fonti ufficiali.
La nuova metodologia di calcolo Milex elimina dal conteggio per le spese della difesa voci “non militari” – come le spese per i Carabinieri impiegati per l’ordine pubblico –, integrandolo dei costi sostenuti da altri enti e dicasteri, come le missioni all’estero pagate dal ministero dell’economia e delle finanze, e le privilegiate pensioni del personale militare a riposo, in conto all’Inps.
Secondo l’Osservatorio in cima alle spese militari dominano i costi del personale, per via della lentezza con cui viene applicata la riforma Di Paola, per cui ancora oggi nell’esercito italiano ci sono più comandanti che comandati. Forti aumenti si registrano anche per le spese dell’operazione “Strade Sicure” (da 80 a 120 milioni di euro) e del trasporto aereo di stato.
Circa un quarto della spesa destinata al comparto bellico, ben 5,6 miliardi, andrà in nuovi armamenti (altri sette F-35, una seconda portaerei, nuovi carri armati ed elicotteri da attacco). Uno stanziamento «assolutamente sproporzionato rispetto alle reali esigenze delle nostre forze armate» spiega Francesco Vignarca e che porterà la Marina militare italiana «a dotarsi, ad esempio, di un arsenale navale pari a quello della Gran Bretagna e superiore a quello di una potenza nucleare come la Francia”.
A sostenere le spese soprattutto il ministero per lo sviluppo economico (Mise), che nel 2017 destinerà alle imprese belliche, l’86% dei suoi incentivi per l’industria (3,4 miliardi). Il rapporto mette quindi in evidenza la stretta relazione tra il meccanismo di incentivi pubblici all’industria militare nazionale (più di 50 miliardi di euro di incentivi Mise alla Difesa negli ultimi 25 anni, su iniziativa di governi di tutti i colori) e l’elevato costo per l’acquisizione di armi determinate non da reali esigenze di sicurezza, ma da logiche commerciali finalizzate alla promozione dell’export.
fonte: Passaparola corriere
23,4 miliardi di euro, la spesa militare nel 2017 in Italia. Più 21% in dieci anni