Ritorna lo ius soli, ma un po’ a caso
Pubblicato: 2 gennaio 2021 in Senza categoria 0
Inizia il 2021 e riemerge una polemica che negli ultimi mesi era stata sepolta dalla pandemia. Gli attori in campo sono da un lato il Presidente del Consiglio regionale ligure Giovanni Toti e dall’altro il deputato ligure della Lega Salvini Edoardo Rixi.
Cosa dice Toti commentando le prime nascite dell’anno? «Diamo il benvenuto ai primi liguri nati nel 2021!” Tra i primi 4 liguri 3 sono figli di immigrati (Ecuador, Nigeria e Albania). Cosa risponde Rixi “«Quella bambina (riferendosi alla bambina figlia di nigeriani) non è ligure, la Lega è contraria allo ius soli. I bambini non sono cittadini dello Stato, se arriva lo ius soli lo saranno, ma per ora non lo è».
Dal punto di vista giuridico chi ha ragione? Senza dubbio Toti, e questo perché lo ius soli è stato introdotto nell’ordinamento italiano con la legge 91 del 1992 sulla cittadinanza. Che prevede due modalità di ius soli. La prima riguarda gli apolidi, i figli di genitori ignoti e i figli di cittadini di paesi che non trasmettono la cittadinanza ai figli nati all’estero. La seconda modalità di ius soli è quella che c’è in tutta Europa, “Lo straniero che sia nato in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana (art. 4, co. 2).”. Sostanzialmente si acquisisce un diritto alla nascita che si può esercitare però solo alla maggiore età, se si è sempre vissuto in Italia e si fa richiesta e che scade al 19° anno. Com’è nel resto dell’Europa? Cambia soltanto l’età in cui si può acquisire la cittadinanza, che di solito coincide con le scuole elementari e, in alcuni, casi, non prevede la continuità di residenza sul territorio oppure considera gli anni di residenza dei genitori. Possiamo concludere che l’Italia come tutti i paesi europei, ad eccezione della Francia, hanno introdotto negli ultimi decenni lo ius soli e le uniche differenze riguardano soltanto gli anni necessari per esercitarla. Il caso italiano è però particolare, perché oltre ad essere i tempi tre volte quelli medi europei, è discriminatorio per chi è nato in Italia rispetto a chi è nato all’estero. Nel primo caso infatti il tempo di attesa sono 18 anni, nel secondo 10 anni. Caso più unico che raro di discriminazione a favore di chi è nato all’estero e che potrebbe essere pure incostituzionale.
In conclusione, bravo Toti che ha detto semplicemente le cose come stanno. I leghisti dovrebbero invece leggersi la normativa in vigore e prendere atto che da quasi 20 anni esiste lo ius soli. Chi continua invece a fare battaglia perché venga fatta una nuova legislazione sulla cittadinanza (ius culturae?) senza mai riuscire a convincere una maggioranza sufficiente, potrebbe invece proporre una modesta modifica alla legge 91 del 1992, laddove recita “entro un anno dal compimento della maggiore età”. Basterebbe scrivere “entro un anno dall’inizio della Scuola dell’obbligo”, per allinearci con il resto dell’Europa, trovando una mediazione decente basata sul principio che la vita in comunità, e per i bambini inizia con le elementari, avvenga a parità di diritti.