Pubblicato: 22 marzo 2019 in Italia
Tag:cittadinanza italia, ius sanguinis, ius soli, Rami e Adam, sovranisti, strage mancata San donato, suprematisti0
La tragedia della follia sfiorata a San Donato Milanese è stata abbondantemente sfruttata a fine propagandistici da chi è riuscito a fare passare una nuova categorizzazione del terrorismo e dei gesti folli. Se l’attentatore, come Luca Traini o il killer della Nuova Zelanda, uccidono in nome del suprematismo bianco contro la cosiddetta “sostituzione etnica”, allora si tratta di un gesto individuale, sicuramente dettato dalla follia. Se invece il criminale è di origini migratorie, anche se di seconda o terza generazione, allora il suo gesto è una caratteristica della sua etnia e/o nazionalità e/o religione. Frasi tipo “è un gesto folle, però…” oppure, “terremo alta la guardia, per noi resta prioritario il terrorismo islamico”, dopo l’uccisione di 49 musulmani in preghiera svelano appunto questa logica. Il terrorismo islamico è un fenomeno che potenzialmente coinvolge due miliardi di musulmani, il terrorismo bianco, come dice Trump, “è frutto di un pugno di persone cattive”. Insomma, Luca Traini è un pazzo, Ousseynou Sy, nato in Francia quindi francese e cittadino italiano acquisito, è un “senegalese”, cioè rappresenta una nazionalità che collettivamente è responsabile dell’attentato. Questo perché la narrazione suprematista e sovranista ha bisogno di una linearità binaria, tutto il bene di qua, tutto il male di là. Se uno dei “nostri” sbaglia, è un caso isolato, un “pazzo”, se uno dei loro sbaglia, ecco che il suo gesto rappresenta la negatività complessiva della sua etnia. Ma il racconto si è inceppato dopo poche ore dei fatti di San Donato, quando si è scoperto che due dei tre “piccoli eroi” della tragedia sfiorata si chiamano Adam e Rami, figli di genitori marocchini e egiziani, nati in Italia ma non italiani. E quando i genitori hanno approfittato delle telecamere per chiedere la cittadinanza per i figli è calato il gelo sulla vicenda. Allo sbrigativo “vedremo” di Salvini si è aggiunto il “non è un tema presente nel contratto di governo e comunque va affrontato in Europa nel quadro della cittadinanza europea “ di Di Maio. Peccato che questa sia una fake news perché non esiste ne è allo studio nessuna ipotesi di “cittadinanza europea”, questione che resta assolutamente di responsabilità dei singoli paesi membri. Lo ius soli può aspettare dunque, e i bambini se verranno “graziati” dal Presidente della repubblica lo saranno perché “eroi” e non perché nati in Italia.
Diciamo però due cose sul tormentato tema dello ius soli, che in Italia contrariamente a quanto dice e pensa la maggior parte della stampa e dell’opinione pubblica esiste da quando è stata sancita la nuova legge sulla cittadinanza nel 1992. Chi nasce in Italia e risiede continuativamente fino al diciottesimo anno ha il diritto di chiedere la cittadinanza italiana fino al compimento del diciannovesimo anno. Ha cioè solo 12 mesi per esercitare un diritto. Ed è questo il punto centrale, lo ius soli esiste ma è discriminatorio di chi nasce in Italia, nel senso che uno straniero residente in Italia ha diritto a chiedere la cittadinanza dopo soli 10 anni, mentre chi invece è nato qui deve aspettare 18. La media europea per il conferimento della cittadinanza ius soli è di circa 6 anni, cioè coincide grosso modo con l’inizio del percorso scolastico e quindi della vita sociale del bambino. Nel Continente americano è invece automatico alla nascita.
Con la vicenda di Rami e Adam l’aggiornamento dello ius soli a criteri e tempistiche di civiltà è tornato a sfiorare la comunicazione, ma solo per un secondo. I bambini nati in Italia dovranno ancora a lungo sentirsi stranieri fino a maggiore età e non potranno ad esempio fare un semestre o anno all’estero alle superiori, come migliaia di bambini italiani, perché perderebbero la continuità della residenza. Ma si ricordino Salvini e Di Maio che comunque, per quanto la legge di cittadinanza italiana sia una legge pessima e che vada senz’altro riformata, quei bambini ce la faranno a diventare cittadini come tutti i nati in Italia. E un giorno voteranno.