Sochi 2014: Un po’ di sport

Carolina

Sochi 2014, pattinaggio di figura: Kostner fantastica, è bronzo. Oro scandalo alla Sotnikova –

Carolina ha realizzato un ottimo programma libero sulle note del Bolero di Ravel, toccando un totale di 216.73, che le consente di salire sul podio alle spalle della coreana Yuna Kim, che chiude seconda, e della russa, oro nonostante una esibizione inferiore rispetto alla campionessa uscente.

SOCHI – Pattina e ride, lo sa che è l’ultima volta, che questa felicità non c’era prima e non ci sarà più. Carolina Kostner è bronzo, prima medaglia olimpica per lei alla sua ultima Olimpiade. Ha 27 anni, compiuti a Sochi pochi giorni fa, ne ha vinte e viste troppe di cose, le mancava solo questa e poi ciao a tutti, finisce qui. Pattina e ride, e abbraccia tutte le altre, lascia alle più giovani il ghiaccio amato, odiato, fuggito, riconquistato. Per la bolzanina una prova forte, da donna matura. “Sono contentissima: è stata una gara magica per me. Tutto il cammino verso questa medaglia, dalla preparazione a oggi, è stato magico. Sono contenta per tutta la gente che mi è stata vicina e per me: per i tanti sacrifici tanti. Dediche? Ancora non ho deciso. Avevo sassolini da togliermi? No: sono entrata in pista concentrata solo per fare del mio meglio. E’ vero, ho pensato anche di smettere; ma chi mi circonda mi ha sostenuto tanto e mi ha convinto a continuare. Il team alle mie spalle mi ha protetto e mi ha coccolato parecchio”.

Anche l’Iceberg Stadium di Sochi, che rimane impigliato nel suo Bolero di Ravel scelto per il programma libero, batte le mani, la incoraggia. Ma Carolina c’è, sensuale ma sicura, stavolta no, non cade. Punteggio: 216.73, nuovo record italiano. Era arrivata terza nel corto, con la russa Adelina Sotnikova, 17 anni, e la campionessa in carica la sudcoreana Kim Yu-Na, 23, come rivali. Si sono confermate davanti a lei, per quanto a parti rovesciate: oro alla beniamina di casa osannata dalle gradinate (punti 224.59), mentre per la regina di Vancouver 2010 un punteggio al di sotto delle aspettative, ingiustamente punitivo.

Carolina le abbraccia, si porta la mano al cuore, ringrazia e sparge baci nell’aria, si copre col tricolore. Grande chiusura di carriera, riscatto perfetto dopo le due delusioni di Torino 2006 dove fu portabandiera ma arrivò nona: lascia il suo allenatore, Michael Huth dopo otto anni di sodalizio. Vola a Los Angeles da Frank Carroll e Christa Fassi, ma non funziona. A Vancouver 2010 una vera disfatta: una serie di cadute, la disperazione, 16esima. Fu criticata, anche dai vertici dello sport italiano, le vennero molti dubbi, toccò il fondo della sfiducia. Poi, poco a poco, lentamente, caparbiamente, si è ricostruita. Ed ecco allora un nuovo cambio, o meglio ritorno: nel luglio 2010 torna a Oberstdorf in Germania per riprendere ad allenarsi con Huth. La lontananza dalla famiglia è troppo pesante: e troppo fragile è diventata la sua carne, ha paura di cadere. Si fa aiutare anche da un mental coach. In mezzo, la storia d’amore con Alex Schwazer, marciatore, oro olimpico a Pechino. Tre anni e mezzo dopo, poche ore prima che lui arrivasse a Londra 2012, la notizia: Alex Schwazer è dopato. La positività all’epo del marciatore azzurro travolge tutto, anche la fiducia di Carolina.

Che continua la sua strada. Cinque titoli europei e uno mondiale nel suo percorso, una vita anche fredda, sul ghiaccio. Le mancava questa serata, questo addio. “Penso che sarà la mia ultima stagione, la cosa certa è che non intendo più dedicare tanto tempo agli allenamenti. Sono esaurita, ho lasciato tutta me stessa là fuori, è l’Olimpiade che sognavo. Ognuno deve seguire la propria strada nella vita, qualche volta bisogna avere pazienza. Avevo una montagna davanti e vedevo che mancavano pochi passi per arrivare alla cima. Una montagna che ho scalato in questi anni, mi aspettavano i passi più difficili ma mi sono detta di avere coraggio, così da poter poi godere la vista”. Che panorama, la vita.