Martedì 14 Novembre si è tenuta l’iniziativa promossa da Sinistra italiana “Save research (and save researchers). Numeri e storie del precariato nell’università e negli enti di ricerca”.
Grazie al contributo di associazioni, sindacati, movimenti e reti di ricercatrici e ricercatori precari la giornata ha documentato i numeri e le storie di un disastro annunciato e perseguito dalle politiche degli ultimi anni: la precarizzazione e l’espulsione di migliaia di ricercatrici e ricercatori precari.
Da dove viene la precarizzazione dei ricercatori?
Da almeno un decennio le politiche sull’università hanno preso il segno meno.
Abbiamo meno università: meno docenti (-20% dal 2008); meno studenti (-70.000 in un decennio) a causa dei costi vertiginosi delle tasse, dell’inadeguatezza del diritto allo studio e del numero chiuso; meno corsi di studio (1 1000 in dieci anni) e meno scuole di dottorato.
L’unico segno “più” lo registriamo riguardo al numero di ricercatrici e ricercatori precari che hanno “sostituito” personale stabile proprio a causa dell’assenza di risorse e del blocco delle assunzioni.
Negli enti pubblici di ricerca, dove è fisiologico il ricorso a commesse esterne, il taglio progressivo ai fondi ordinari ha ribaltato il senso del ricorso ai progetti esterni: i finanziamenti extra-ordinari attualmente finanziano l’infrastruttura di ricerca ordinaria le spese per il mantenimento dei laboratori, persino la luce. E tutto il fabbisogno di personale di ricerca si è scaricato sulle risorse esterne precarizzando l’intero segmento centrale del lavoro di ricerca.
L’iniziativa è stata introdotta da un focus sui precari dell’Università.
Cos’è successo ai ricercatori precari dell’Università nell’ultimo decennio? Che bilancio possiamo trarre dall’inizio della stagione dei tagli e della riforma Gelmini? Cosa accade proprio in queste settimane?
Uno Studio realizzato da Francesco M. Vitucci (dipartimento Saperi di Sinistra Italiana e ricercatore freelance) e Orazio Giancola, (ricercatore università La sapienza) su impulso di Sinistra Italiana ha messo a confronto la promesse e la realtà dell’università italiana a circa 10 anni dai primi tagli ai finanziamenti all’università.
Dal 2010 a oggi su circa 40.000 assegnisti di ricerca solo il 3,1% è stato assunto. L’espulsione continua giornalmente e già il prossimo anno più di 1300 persone non potranno veder rinnovato il proprio assegno di ricerca perché arrivate a scadenza dei 6 anni previsto dalla famigerata riforma Gelmini. Dal 2010, inoltre, sono stati assunti poco più di 2000 ricercatori, un dato incredibile pensando che i pensionamenti sono stati circa 15.000. Il collasso del sistema universitario ha ormai dei numeri certi. Le promesse erano solo fuorvianti e sono state smascherate come denunciamo da tempo.
Le risposte necessarie
Si tratta di un ennesimo allarme che chiede risposte strutturali a partire da questa legge di bilancio che, invece, sembra essersi disinteressata del futuro e del presente della ricerca pubblica e dei ricercatori.
Sui provvedimenti, quasi offensivi, previsti dal testo del Governo Sinistra italiana ha presentato numerosi emendamenti per moltiplicare le risorse stanziate e per un piano pluriennale di reclutamento per oltre 25000 persone, oltre che per irrobustire le borse dottorato.
Analogo impegno sinistra italiana prevede per i ricercatori degli enti pubblici di ricerca. Anche a questo proposito è stato presentato un emendamento che prevede la stabilizzazione per 10.000 precari.
Serve tuttavia una strategia complessiva che rilanci la funzione della ricerca e università pubblica nel nostro paese, ne faccia una priorità di finanziamento, riformi il preruolo universitario eliminando forme contrattuali indecorose e prevedendo rapide e certe prospettive di ingresso in accademia.
Claudia Pratelli
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Su Blastingnews.it: Università e ricerca sono al collasso: ecco tutti i numeri dopo anni di tagli’
fonte Sinistra Italiana
Salviamo la ricerca e i ricercatori. L’emergenza e i numeri della precarietà