I vaccini sono fondamentali, perfettibili ma irrinunciabili, e abbiamo il dovere di propagandarli e sostenerli con strategie adeguate che tengano conto delle problematiche che accompagnano la composizione sociale di oggi, carica di diversità e multiculturalismo. Non ci sono emergenze tali da dover certo trasformare la vaccinazione in una sorta di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio)!
Dovevamo convincere i genitori a operare “scelte di saggezza” e non infliggere lezioni esemplari da dare ad una società considerata irresponsabile e incosciente, con tanto di multe per i genitori “irriducibili” e interdizione alla frequenza di nidi e scuola dell’infanzia per i figli …. mancano solo le punizioni corporali! Questa miopia strategica è sintomo di una classe politica dirigente improvvisata, senza la dovuta riflessività e ampiezza di vedute. E con questo decreto e tutto il clamore mediatico che lo ha circondato, abbiamo dato corpo ad una contrapposizione e litigiosità sociale fra vaccinisti ed anti-vaccinisti di cui in questo momento storico così turbolento non ne sentivamo proprio il bisogno!
La storia dell’obbligo vaccinale è tempestata di sconfitte e ripensamenti. Nell’800 introdurre l’obbligo della vaccinazione contro il vaiolo incontrò moltissimi oppositori; in Inghilterra si arrivò addirittura a dare allo Stato la potestà di processare, imprigionare e confiscare i beni ai genitori che rifiutavano di far vaccinare i figli! Ben presto però un dibattito appassionato portò all’abolizione di questa forzatura. Nel nostro Paese invece l’obbligo vaccinale per il vaiolo fu abolito solo nel 1981. La vaccinazione contro la difterite fu inserita obbligatoria nel 1939, quella contro la poliomielite nel 1966, contro il tetano nel 1968 e per ultima l’epatite B nel 1992. In questo clima di “obbligatorietà” per forzare i genitori dubbiosi e reticenti alcune procure chiesero al tribunale dei minori di costringere i genitori a vaccinare i figli attraverso l’affievolimento transitorio della patria potestà: cosa avvenuta per fortuna in rarissimi casi. Dal 1981 le sanzioni penali previste per gli inadempienti si trasformarono in sanzioni amministrative ed infine dal 1999 la mancata esecuzione delle vaccinazioni non comportava più il rifiuto dell’ammissione a scuola (si veniva però segnalati all’azienda sanitaria locale per gli opportuni e tempestivi interventi).
L’introduzione di nuove vaccinazioni facoltative ha progressivamente ridotto il “peso” dell’obbligo all’interno della profilassi vaccinale: morbillo, parotite, pertosse, rosolia, Haemophilus, Varicella, Papillomavirus, influenza e infezioni da Pneumococco e da Meningococco per ora sono tutte non obbligatorie. E proprio per non dar corpo a una contrapposizione fra vaccini obbligatori e non, col rischio di indurre il dubbio che i facoltativi in quanto tali potessero essere meno importanti, i pediatri di famiglia da tempo hanno scelto la strada di raccomandare le vaccinazioni senza però puntualizzarne l’obbligo, forti della fiducia che i genitori gli accordano. Con pazienza e strategia comunicativa quasi tutti i genitori spaventati e contrari ai vaccini sono stati portati a vaccinare i figli , anche se con “tempi propri” certo non nel rispetto del calendario vaccinale. E’ fondamentale non perdere i grandi vantaggi che presenta questa alleanza terapeutica con i genitori: questo decreto di ripristino di obbligatorietà fra i tanti effetti deleteri ha anche quello di bypassare il rapporto di fiducia fra famiglia e pediatra, con tutte le conseguenze negative che comporta.
Data la soddisfacente adesione ai calendari vaccinali ottenuta proprio dai pediatri di famiglia, nel Piano nazionale vaccini del 2005 lo stesso Ministero della Salute caldeggiò la scelta di soprassedere all’obbligo vaccinale. Prima Regione a recepire concretamente questo indirizzo è stato il Veneto. Altre, più che deliberare in merito si adeguarono (come la Toscana), chiudendo un po’ un occhio, col sostegno anche di alcune sentenze dei tribunali favorevoli al genitori poco propensi a vaccinare i figli. Insomma, da quando non abbiamo più fatto leva sull’obbligatorietà abbiamo raggiunto coperture vaccinali soddisfacenti. Anche studi internazionali confermano che i buoni risultati raggiunti nei vari paesi europei prescindono dall’obbligatorietà.
Oggi però i dati del ministero della Salute rilevano un significativo calo nella percentuale di bambini vaccinati, soprattutto per il morbillo, facendo scendere sotto una percentuale di vaccinati che non offre più garanzie di protezione, cioè la così detta “immunità di gregge”. È indubbio quindi che si debbano prendere provvedimenti, ma quali provvedimenti? Perché si è verificato questo fenomeno? Prima di ogni decisione dobbiamo capire come si è arrivati a questa disaffezione per i vaccini, quali errori strategici abbiamo commesso, cosa ha preoccupato così tanto i genitori…
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fonte: Sinistra Italiana