Ringraziamo Renzo per i preziosi contributi che fornisce a Nordmilanotizie. Questo suo invito alla riflessione da parte di tutte le anime che sono vicine alla Sinistra Progressista è importantissimo e ben strutturato. Le sue parole denunciano la grama situazione in cui versa il Paese e le difficoltà dei Lavoratori e delle Classi Sociali meno abbienti. Ma ovviamente non si ferma alla denuncia della precarietà in cui ci troviamo, indica alcuni punti che devono essere vagliati e sviluppati dalla politica per arrivare ad ottenere – Risposte ai Bisogni – Il tutto con un Partito Politico Socialmente Progressista… Mario Piromallo
di Renzo Baricelli
La necessità di ragionare sul “che fare” per le forze di sinistra e progressiste oggi in Italia
Un partito politico che voglia essere della classe operaia e dei proletari o, se si preferisce, che voglia essere semplicemente una coalizione di sinistra e progressisti e che ha principalmente per riferimento i lavoratori, ha tra i suoi compiti anche quello della denuncia dei grandi mali che il sistema capitalistico-finanziario produce e al contempo mettere sotto critica i mali prodotti dal suo dominio politico e ideologico.
Un dominio che esercita globalmente.
Il sistema capitalistico, per sua natura, non guarda in faccia a nessuno e tende a sbarazzarsi di ogni regola che possa condizionare la “sua” libertà, la libertà del suo agire.
Il capitalismo finanziario è, se fosse possibile, ancora più spregiudicato e insofferente di qualsiasi limitazione che non sia quella del suo tornaconto particolare e complessivo.
Ma una siffatta coalizione politica, sinistra e progressisti, non può limitarsi alla denuncia dei mali e alla sola propaganda di una ideale società futura: deve fare politica, cioè agire nelle concrete situazioni politiche . Non basta dimostrare la “mostruosità” del sistema dominante . E non basta richiamare i principi che saranno praticati nella società futura, quella che subentrerà al sistema capitalistico-finanziario.
Questa coalizione, ma anche il singolo partito che ne fa parte, dovrà agire politicamente per affermare gli interessi “tattici” e “strategici” dei lavoratori, come individui e come classe sociale. E’ chiaro che non è sufficiente limitarsi alla predicazione dei fini ultimi, nell’agire politico occorre elaborare obbiettivi e soluzioni credibili delle cause che impediscono risposte positive a bisogni.
E’ ovvio, i bisogni non si limitano a una razione sufficientemente abbondante di cibo, ma sono assai complessi e – le risposte ai bisogni – richiedono una complessa e sofisticata organizzazione del sistema produttivo e della organizzazione sociale.
Una catastrofica assurdità sarebbe quella di voler preordinare ogni cosa.
Sarà l’insieme delle persone, che con il loro lavoro e il loro sapere fanno funzionare la società, che saprà necessariamente trovare via via le soluzioni che appariranno migliori e a correggerle quando non funzionassero.
Naturalmente occorre una partecipazione larga che sappia, abbandonando vecchi schemi, darsi forme organizzative funzionanti e funzionali al raggiungimento degli scopi, garantendo, parliamo dell’Italia, le libertà democratiche e i diritti sociali sanciti nella Costituzione Repubblicana e antifascista.
Ma uno sviluppo positivo della organizzazione della società non avviene per percorsi unici e definitivi, né con risultati immediati.
Guardando alla storia della umanità riscontriamo una grande perenne empiria.
Ci sono stati molti e diversi tentativi, più o meno moderati, più o meno radicali, di dare avvio alla realizzazione di una organizzazione sociale capace di dare le migliori risposte in ogni campo.
Tutti questi tentativi, andrebbero attentamente studiati per scoprire il perché dei loro insuccessi e i loro punti deboli che hanno permesso al sistema capitalistico di vincere. Scoprire anche se ci sono “leggi generali” e “procedure” da seguire per non incappare nel fallimento o nella sconfitta.
Oggi, nella esperienza percepita dalle generazioni attualmente viventi sul pianeta, il richiamo a dottrine o programmi politici che prospettano un cambiamento del sistema economico finanziario capitalistico come una via da percorrere per avere risposte positive ai loro bisogni e alle loro aspettative, non è ritenuto credibile.
“Sanno” che le loro esigenze immediate non avranno risposte.
Invece pensano, credono che il bisogno di libertà di espressione politica e di pensiero possa avere soddisfazione immediata, subito dopo la caduta del regime politico che la impedisce, e che la libertà (similmente l’indipendenza nazionale) sia premessa di altri cambiamenti. Per questo si battono anche a caro prezzo, per abbattere le dittature, le tirannie, il potere basato sull’arbitrio di chi lo detiene.
Un partito o una coalizione politica che ha per riferimento i lavoratori, ha la necessità di comprendere che la storia della società umana è empiria e che il rapporto tra scopi ed esperienze , nell’agire politico, è dialettico nelle due direzioni.
Queste considerazioni come necessario passaggio di approccio alla necessità di ragionare sul “che fare?” oggi, in Italia per la costruire di un partito politico della sinistra e di una coalizione che voglia fare l’interesse dei lavoratori e avere il loro sostegno.
Quindi, un partito politico, non dirò dei proletari ma semplicemente socialmente progressista, dovrebbe avere obbiettivi e soluzioni credibili e possibili delle questioni che più assillano i lavoratori e i cittadini generalmente intesi.
Soluzioni per le quali le “masse” possano mobilitarsi e lottare politicamente col preciso scopo di ottenerle e metterle in pratica: soluzione dei problemi della economia, dei problemi sociali e, strettamente insieme, di quelli politici, cioè di programma e composizione delle forze che si propongono di governare.
Se questo partito (ancorché moderatissimo), insieme alla coalizione, non indica con chiarezza le cose che intende fare, come potrà ottenere consensi, sia per lottare dalla opposizione, sia per avere la forza di governare?
Altrimenti, magari all’interno di un governo per realizzare le solite vecchie soluzioni “im-popolari”, per creare, si dice ma non è dimostrato, le condizioni per la “crescita” economica dalla quale crescita dipenderebbe l’interesse di tutti.
Perché non pensare a un sostegno popolare per soluzioni “im-borghesi.” perché la crescita porti benessere alla società interamente intesa, cioè inclusi anche i più emarginati ceti Sociali (Classi Sociali), non solo in senso economico.
Adesso lo affermano tutti (ma era chiaro fin dallo scoppio della crisi ormai da più di un decennio) che la ripresa della crescita economica (obbiettivo per il quale sono state invocate e attuate misure impopolari) non ha portato la crescita della buona occupazione in Italia e non porterà maggiore giustizia sociale, maggiore libertà e diritti, maggiore benessere per la generalità dei lavoratori e, quindi la crescita economica capitalistica non porterà a una crescita generale del Paese Italia e degli italiani.
Fare passi in avanti verso questi traguardi dipende da quello che è capace di fare un partito politico della sinistra dentro una coalizione progressista. Altrimenti queste forze non potranno richiamarsi agli interessi dei lavoratori e chiedere il loro sostegno nella lotta per una nuova Italia e per una nuova Europa.
Non si può accettare per buona la ideologia che attribuisce esclusivamente a questo sistema capitalistico di produzione la presunta capacità di dare risposte ai problemi della vasta categoria sociale dei proletari
Coloro che si lasciano ipnotizzare da questa ideologia si mettono in ceppi da soli e impediscono il successo della lotta per il cambiamento. Una simile ideologia avrebbe impedito persino le esperienze socialdemocratiche che in alcuni paesi d’Europa che hanno pur tentato (a volte anche con notevoli e duraturi risultati parziali) di ottenere, dal sistema capitalistico di produzione il massimo delle concessioni, utilizzando un rapporto di forza politica favorevole per imporle e difenderle.
Se poi consideriamo che nel 2011, in piena crisi ciclica mondiale, in pochi giorni, diciamo due o tre settimane, il ”sistema” è riuscito a mettere in testa alla maggioranza degli italiani la convinzione che il governo Monti è stato voluto dalla sinistra ed ecco quello che fa: “stangate” ai lavoratori e ai pensionati e che lor signori, invece, non avrebbero mai fatto.
Ecco, se consideriamo come sono andate le cose dobbiamo fare amare constatazioni: cioè che l’insieme delle forze di sinistra che dovrebbero rappresentare i proletari non riescono a mettere le cose in chiaro, non solo perché hanno cattiva stampa ma perché “NON HANNO CHIARE PROPOSTE” che vadano bene per i ceti popolari e meno abbienti.
Proposte e indicazione di prospettiva comprensibili, non dico per il 99% dei cittadini ma almeno per un 50%.
Altrimenti, questo insieme di forze non potrà suscitare e organizzare una sufficiente mobilitazione popolare a sostegno delle sue analisi e delle sue proposte immediate e di programma.
Le forze di sinistra e progressiste dovrebbero sentire la impellenti necessità di costruire una coalizione per fare gli interessi generali del paese; appunto generali, anche quelli dei lavoratori e dei ceti più deboli.
Non c’è da aggiungere altro, anzi si: c’è una pandemia che aggrava il presente e ancor peggio la prospettiva sia immediata che di lungo termine e, dunque serve una nuova sinistra che deve indicare la necessità di una svolta, quello che si deve fare subito e in quale direzione andare:Non è accettabile un aumento delle spese militari, non è accettabile per L’Italia, per l’Europa, per il mondo. Occorre aprire una lotta politica per bloccare l’aumento delle spese militari e imboccare la strada per ridurle.
Non è accettabile la povertà in cui vivono milioni di persone in Italia. Occorre porre la richiesta di cancellare questa grande ingiustizia, di spazzare via le sacche della miseria. Tutti i lavoratori e i progressisti hanno interesse a lottare da subito per questo grande obbiettivo.
Non è accettabile l’ineguaglianza nell’istruzione.
Non è accettabile l’ineguaglianza nella sanità.
Non è accettabile il lavoro precario che tiene in scacco e senza prospettive milioni di donne e di uomini. Tutti i lavoratori hanno interesse a sostenere una lotta politica per porre fine a questa situazione altrimenti non potranno migliorare le loro stesse condizioni di lavoro e di vita.
Non sono accettabili le disuguaglianze perché sono certamente una ingiustizia e sono allo stesso tempo impediscono migliori condizioni di vita a tutti.
Non è accettabile l’evasione fiscale.
Non sono accettabili le mafie e chi ci fa affari.
Gli investimenti e la ricerca scientifica devono essere finalizzati alla soluzione di queste grandi questioni nazionali, altrimenti anche quei settori produttivi più promettenti si ritroveranno ingabbiati nel paese delle disuguaglianze.
Questi obbiettivi di profondo cambiamento, giusti, necessari e possibili, hanno un valore intrinseco capace di mobilitare i giovani, le donne, i lavoratori e vasti settori della Società italiana.
Sono obiettivi che si articolano necessariamente in ogni territorio e quindi è proprio nelle città e nei comuni che è possibile incominciare a ragionare e a fare, a individuare obbiettivi, ad allargare la partecipazione e la mobilitazione, ad elaborare richieste alle istituzioni locali, ad ottenere risultati parziali ma che spingono a far maturare il cambiamento dell’indirizzo politico generale.
Un sogno? Si è un sogno ma molto corrispondente ad una realtà concreta, a bisogni maturi che chiedono risposte … È di questo che deve essere fatta la politica.
Renzo Baricelli – Sesto San Giovanni, 26 marzo 2021