Sindaci in rivolta contro i tagli. Nel Def previsto +0,7% di Pil. Renzi:”Ma cresceremo di più”
Giovedì vertice dei Comuni. Il premier: la pressione fiscale scenderà. E la sentenza della Consulta mette a rischio il rientro di capitali
ROBERTO PETRINI
ROMA – Rivolta dei Comuni e rischio caos all’Agenzia delle Entrate. Due mine dell’ultima ora si pongono sulla strada del Def che il governo dovrebbe esaminare martedì e varare venerdì prossimo. Tempi stretti anche a causa del cambio della guardia nella cruciale posizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che, dopo l’uscita dell’uomo- macchina Delrio, attende una soluzione. Il presidente del Consiglio Renzi è tuttavia fiducioso sul clima generale dell’economia e sul quadro dei conti pubblici.
Nel Def la stima per la crescita di quest’anno salirà allo 0,7 per cento: “Ma è una stima prudenziale, faremo di più, saremo più vicini all’1 per cento”, ha detto ieri il premier ai suoi collaboratori. “Il debito – ha aggiunto – resterà sostanzialmente inalterato o con una piccola crescita nel 2015. Dal 2016 al 2019 è fissato in costante decremento “. Massima attenzione alla pressione fiscale da parte di Palazzo Chigi che conterebbe di scongiurare l’aumento dell’Iva esclusivamente con tagli alla spesa. “Cercheremo di abbassare le tasse anche quest’anno. Ma – aggiunge guardando ai criteri di contabilità dell’Istat hanno calcolato gli 80 euro come una spesa e non come risparmi fiscali: se lo avessero fatto, nel 2014 ci sarebbe stato un calo della pressione fiscale almeno al 43,1 per cento”.
Tornando ai maldipancia dei sindaci, a guidare la protesta sono i primi cittadini di tre grandi centri, Dario Nardella (Firenze), Ignazio Marino (Roma) e Luigi de Magistris (Napoli) che, insieme al presidente dell’Anci Piero Fassino, terranno un vertice a Roma, giovedì prossimo, a ridosso del varo del Def che prevede ulteriori tagli e razionalizzazioni nel trasporto e nelle aziende per i rifiuti: i tre chiedono un “riparto più equilibrato dei tagli”. Sul tavolo del governo, che deve emanare un decreto, ci sono i criteri di ripartizione della sforbiciata da 2,2 miliardi prevista dalla vecchia legge di Stabilità per quest’anno e che deve essere distribuita tra gli 8.000 Municipi italiani.
Secondo i tre primi cittadini, le loro amministrazioni dovrebbero sostenere il peso di oltre la metà dei tagli destinati alle città metropolitane, 178 milioni (26 Firenze, 87,2 Roma, 65,8 Napoli) su 256. Ma non sono solo i grandi centri a lamentarsi dell’impostazione data dal governo: da giorni, dopo la conferenza Stato-città, anche i piccolissimi Comuni protestano perché verrebbero penalizzati dai criteri demografici che, in circa 2.000 amministrazioni, porterebbero a tagli dal 20 al 100 per cento in più rispetto allo scorso anno.
“Rischio default per centinaia di enti”, ha dichiarato Massimo Castelli, coordinatore nazionale dei piccoli Comuni dell’Anci. Sul tavolo, mentre il governo nell’ambito del Def promette di mettere mano alla modifica della tassazione locale sugli immobili introducendo dal 2016 la local tax (con il ritorno delle detrazioni), anche il ristoro di oltre 600 milioni che i Comuni chiedono per quest’anno e relativo al passaggio, con gettito minore, dalla vecchia Imu alla attuale Tasi. Un braccio di ferro che rende urgente il decreto già previsto dal governo che dovrà essere precedente o contestuale al Def.
Anche perché una delle soluzioni che si profila, in assenza di una correzione di rotta dell’esecutivo, sarebbe aumentare le tasse. L’altra questione che si intreccia con i conti pubblici è il rischio caos all’Agenzia delle Entrate dopo la sentenza della Corte costituzionale del 17 marzo che ha fatto decadere dall’incarico 866 dirigenti dell’organismo perché promossi senza concorso. Oltre alle questioni di carattere organizzativo e sindacale sulle quale ci si è confrontati in una serie di riunioni a livello governativo negli ultimi giorni, la questione investe la legittimità degli atti firmati dai dirigenti decaduti e quelli che dovranno essere firmati nella fase transitoria. Si rischiano ricorsi e procedure di impugnazione, già partite in alcuni casi, mentre sta entrando nel vivo il rientro dei capitali dalla Svizzera, operazione che deve chiudersi entro sei mesi e che deve portare ai conti pubblici circa 65 miliardi.
“C’è un grande allarme: è a rischio il gettito e la stessa griglia del Def”, ha dichiarato il Pd Marco Causi, relatore della delega fiscale e del provvedimento della voluntary disclosure. Anche in questo caso si profila nei prossimi giorni un decreto che assicuri sulla legittimità degli atti firmati dai dirigenti decaduti e su quelli che saranno conclusi nella fase transitoria fino al prossimo concorso che sanerà le posizioni. Il week-end pasquale sarà comunque decisivo per mettere a punto le ultime scelte sugli obiettivi di deficit e sulle misure. In particolare ieri il sottosegretario al Tesoro Pierpaolo Baretta non ha escluso l’idea del cosiddetto contributo di equità sulle pensioni spiegando che “l’operazione è buona ma bisogna vedere come applicarla.
Dipende dalle soglie perché vanno tutelate le pensioni mediobasse “. Replica del presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, il quale ha chiesto al governo di “chiarire le intenzioni rispetto alla riforma Fornero” per la prossima legge di Stabilità.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2015/04/05/news/sindaci_in_rivolta_contro_i_tagli_nel_def_previsto_0_7_di_pil_renzi_ma_cresceremo_di_piu_-111231972/?ref=HREC1-11