Silvio Berlusconi è morto

di Eros De Noia

Silvio Berlusconi è morto

La corsa alla beatificazione è iniziata istantaneamente. Ritenerlo un personaggio che ha rivoluzionato la politica no, credo sia completamente errato.

È stato, forse, un uomo che ha rivoluzionato, per me in peggio, il modo di fare politica. Ha saputo esaltare negli italiani il senso di venerazione del capo, del leader, di quello che ci rassicura, pregandoci di stare tranquilli, perchè penserà lui a tutto. In molti ci hanno creduto.

Per circa vent’anni hanno sperato nella propagazione della ricchezza, in una rivoluzione liberale che non è mai arrivata perché, di nuovo, c’era solo il modo di comunicare. Giornali, televisioni, aziende, che di propaganda e vendita se ne occupano quotidianamente, potevano entrare nelle case degli italiani dalla porta principale e proporre il più prezioso dei loro prodotti: un Presidente del Consiglio milionario che ci avrebbe fatto arricchire tutti.

Un uomo “nuovo”, invidiato solo dai comunisti o dai poveri che, nell’immaginario comune della metà degli anni novanta, ma per i più stolti ancora oggi, coincidono.

Tralasciando il percorso imprenditoriale, che lo ha portato in poco tempo a disporre di cifre da capogiro per aprire cantieri ed aziende, la parola passa alle sentenze o forse meglio alle prescrizioni: il Berlusconi politico ha delle responsabilità enormi. Oltre a quella di aver continuato imperterrito la politica dell’incremento del debito pubblico e ad aver dato nuovamente spazio a personaggi che l’inchiesta mani pulite aveva cancellato dalla scena politica, è stato, in Italia, il precursore della politica dell’immagine.

Messaggi lanciati da set televisivi, le foto di famiglia alle spalle, le grandi scenografie alle feste di partito, nessun congresso ma spettacolo quotidiano, nomine fiduciarie a iosa, Capi di Stato invitati nelle sue residenze private insomma, una sorta di democrazia reale. Avevamo bisogno di essere tranquillizzati, che qualcuno ci dicesse: andrà tutto bene. Sono pulito, nuovo, ricco, me ne intendo di calcio e di donne. Roba da maschio alpha che ovviamente, nei telegiornali a target over 70 degli anni 90’, veniva omessa.

La lezione l’hanno ben capita i leaderini attuali, nessun richiamo alla responsabilità: individua un nemico e scarica tutto su di lui. Il cittadino, soprattutto se ti ha votato, non ha mai colpa. Non un efferato criminale, solo un buon venditore che nulla ha fatto di ciò che prometteva strutturalmente di fare, tanto che, quando oltre i confini qualcuno ha cominciato a chiedere realmente conto dei fatti oltre gli annunci, il sogno azzurro è finito magicamente.

L’atmosfera amorevole della famiglia sorridente si scontrava con le cronache, verificate dalle decine di  inchieste che gli ottimi avvocati hanno avuto perlopiù la capacità di portare verso il baratro della prescrizione, in cui emergeva la realtà di una vita privata dissoluta: giovani amanti, festini hot, incarichi e candidature regalate ad avvenenti collaboratrici. 

Un quadro valoriale desolante che mal si sposava con l’immagine pura e rassicurante che avrebbe voluto trasmettere eppure, il sogno è durato più di vent’anni.

Cosa c’è di male nel condurre quel tipo di vita? Nulla se lo dichiari, se non dipingi la tua come fossi un messia, se non dicessi che Don Giussani ti ha scelto come suo successore,(ovviamente era una notizia falsa), se non ti presenti come Presidente operaio incensato dalle tue emittenti. Nulla di male, insomma, se non continui a mentire spudoratamente.

Silvio Berlusconi ha dato la stura, in Italia, alle camicie bianche in tv per sembrare più puri, alle testoline che fanno no quando nei talkshow parla l’avversario, ai set televisivi che riproducono improbabili uffici dai quali propinare messaggi parastatali urbi et orbi.

E ancora, alla derisione dell’avversario, (vi ricordate il Giudice che lo indagò e fu tallonato da una sua emittente che lo filmava in pubblico, contestandogli il colore dei calzini per bollarlo come “strano”?). Chi lo criticava era “invidioso”, ”comunista“ o ”gay” (sdoganare la tendenza sessuale come insulto, se non ti piacciono le donne, che uomo sei?).

L’idea che basti apparire, indossare la felpa giusta e il gioco è fatto, o con me o contro di me, Biagi, Montanelli & C. docet, è tutta farina del suo sacco. Inculcare l’idea che per trattare con i potenti bisogna essere ricchi altrimenti, penseranno che al tavolo della trattativa gli italiani mandano un poveraccio perché sono degli straccioni, lo ha autorizzato all’amicizia con dittatori come Gheddafi, l’elogio dei vari Lukaschenko, Putin e per un alito di tempo, il tentativo di sdoganare l’uomo forte del ventennio nero.

Grazie a lui il leaderismo in Italia sarà duro a morire, più si cerca un capo più si delega e quindi, meno ci si impegna a pensare e a fare. Alcuni dicono che la sua è stata una rivoluzione. Se questa è stata una rivoluzione allora: “abbasso la rivoluzione”.