Sicilia: vince il non voto ma la Sinistra trova la rappresentanza

mio commento: nonostante lo sbarramento, col 6,2% ottenuto dalla lista che rappresenta la Sinistra Cento Passi per la Sicilia” alle regionali siciliane offre, dopo alcune legislature, a una parte di cittadine e cittadini, la possibilità di tornare a essere rappresentati nel parlamento isolano. Dopo alcune delusioni una soddisfazione che arriva dopo la decisione di correre non imparentati al PD che perde a causa delle scelte politiche di questi ultimi anni in chiara antitesi con ciò che avrebbe dovuto fare a livello nazionale, che poi è ciò che si aspettava chi gli aveva dato il proprio consenso. Ma le speranze degli elettori del vecchio centrosinistra sono state tradite. Quando si perde è facile dare colpe agli altri. E’ invece necessario fare autocritica al proprio interno. Mario Piromallo

Vince il non voto. Destra in vantaggio, la Sicilia torna indietro nel tempo

Regione Sicilia. Vince il non voto. Affluenza bassissima (46,7%). Oggi lo scrutinio. Cinque stelle primo partito ma per gli exit poll la destra di Musumeci è in vantaggio. Alfano sparisce, Ap sarebbe sotto lo sbarramento. Crolla il Pd. E il renziano Faraone attacca Grasso. La sinistra dopo dieci anni torna nell’assemblea regionale, Fava quarto

Il flop annunciato si è materializzato. Il Pd di Renzi esce con le ossa rotte dal voto in Sicilia, col candidato Fabrizio Micari distante almeno 15 punti dal duo Nello Musumeci-Giancarlo Cancelleri, che in base agli exit poll si contenderebbero la vittoria elettorale.

Il responso arriverà con lo spoglio delle schede di lunedì ma le prime indicazioni disegnano uno scenario abbastanza chiaro: il ritorno del centrodestra che vede attorno a Musumeci, ex Msi, gli uomini di Berlusconi, Cuffaro e Lombardo, in un revival che fa tornare indietro nel tempo i siciliani.

E la conferma dei 5stelle che, Cancelleri a parte, si confermano il primo partito nell’isola, raddoppiando il risultato di cinque anni fa.

Per i dem invece è un fallimento totale che il sottosegretario Davide Faraone scarica, con un’analisi sbrigativa e superficiale, sul governatore uscente Rosario Crocetta e addirittura su Piero Grasso. Il delfino di Renzi nell’isola e big sponsordel “progetto Micari” attribuisce al presidente del Senato la responsabilità del flop per non avere avuto “il coraggio” di accettare la candidatura che gli era stata offerta dal Pd, “costretto” poi a ripiegare sul rettore di Palermo che nessuno conosceva, per volere di Leoluca Orlando che al momento di fare le liste è scomparso per l’incapacità di mettere in campo una squadra credibile.

Il fallimento, rivelano gli exit poll, coinvolge anche Ap, il partito di Alfano che potrebbe non superare lo sbarramento del 5 per cento, la soglia necessaria per l’ingresso all’Assemblea regionale.

Una disfatta insomma, che conferma il naufragio dell’operazione che Renzi ha chiuso con Alfano e Leoluca Orlando per quel ‘campo largo’ mai decollato, sacrificando l’alleanza con la sinistra. Che, invece, dopo dieci anni di oblio, leggendo gli exit-poll farebbe il suo rientro nel Parlamento regionale, agguantando la soglia utile del 5 per cento, nonostante Claudio Fava sia dato tra il 6 e il 9 per cento.

Ad ammettere la clamorosa debacle è Lorenzo Guerini, coordinatore del Pd.

“Se i risultati confermeranno gli exit poll ci troveremmo davanti a una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile”, è il rammarico di Guerini. “Verificheremo i risultati finali anche delle liste e dei candidati ma certo la sfida gentile che Fabrizio Micari ha generosamente lanciato con impegno, competenza e coraggio non è bastata per vincere le elezioni siciliane”, aggiunge. Anche lui però se la prende con la sinistra. “Chi immaginava sorpassi rimane fermo e inchiodato al risultato di cinque anni fa nonostante tutto il battage di questi mesi – attacca Guerini – E se ci fosse stata più generosità a sinistra e maggiore apertura al centro avremmo giocato le nostre carte anche contro una destra unita”.

Poi però porge la mano a Bersani e company: “Si tratta ora di lavorare senza indugi per giungere a formalizzare un’alleanza che sia alternativa alle destre e al populismo e lavorare da subito alle elezioni nazionali”.

Certo le frasi di Faraone su Grasso non aiutano affatto, anzi. Mdp e Sinistra italiana mostrano irritazione e sdegno nei confronti del sottosegretario secondo cui “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso di fare il candidato del centrosinistra”. “Le parole di Faraone confermano l’arroganza dei renziani”, osserva il senatore Mdp Miguel Gotor.

Al comitato elettorale di Fava, a Palermo, è Erasmo Palazzotto a palesarsi al momento degli exit poll. “Il dato dell’astensione è drammatico, la politica deve trovare risposte ai cittadini nei confronti dei quali ha perso credibilità”, commenta il deputato di SI mentre il suo collega Arturo Scotto guarda al voto già in prospettiva nazionale: “Ci troviamo di fronte a un progetto solido in Sicilia e a livello nazionale”.

In attesa dei dati ufficiali che arriveranno dallo spoglio delle schede, risalta quello dell’affluenza.

A vincere è il “partito del non voto”. Solo il 46,76% si è recato alle urne, mentre il 53,23% ha disertato i seggi.

Rispetto al 2012 quando aveva votato il 47,41%, il dato dell’affluenza è in calo dello 0,65%. In totale hanno votato 2.179.474 elettori su 4.661.111 aventi diritto, mentre cinque anni fa avevano votato 2.203.165 persone.

Solo in tre province su nove la percentuale è più alta rispetto al 2012: a Messina ha votato il 51,69% (51,24%), a Catania il 51,58% (51,09%) e a Palermo il 46,4 (46,28%). Nel resto dell’isola l’affluenza è stata inferiore: Siracusa 47,55% (48,48%), Ragusa 47,48% (49,63%), Trapani 45,43% (47,53%).

A Caltanissetta, città d’origine di Giancarlo Cancelleri (M5s), ha votato il 39,83% (41,35%); ad Agrigento 39,6% (41,34%), Enna 37,68% (41,7%).

fonte: il Manifesto

https://ilmanifesto.it/vince-il-non-voto-destra-in-vantaggio-la-sicilia-torna-indietro-nel-tempo/