Sicilia: uno scandalo senza parole

Sicilia. Alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio, l’Espresso all’attacco di Crocetta: non ha replicato a parole orribili contro l’ex assessora Borsellino. Ma la procura smentisce l’intercettazione

Il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta – immagine dal sito de il Manifesto

Domenico Cirillo

Domani avrebbe dovuto acco­gliere a Palermo il pre­si­dente della Repub­blica per la ceri­mo­nia uffi­ciale di ricordo della strage di via D’Amelio, pre­senti i capi degli uffici giu­di­ziari sici­liani. Ma Rosa­rio Cro­cetta ieri si è auto­so­speso da pre­si­dente della regione Sici­lia, lo ha fatto in lacrime dopo aver letto l’anticipazione dell’Espresso che lo accusa scri­vendo di un’intercettazione tele­fo­nica nella quale il pre­si­dente non repli­che­rebbe alle parole ter­ri­bili del suo medico e pri­ma­rio paler­mi­tano, Mat­teo Tutino, con­tro l’ex asses­sora regio­nale alla sanità Lucia Bor­sel­lino: «Va fer­mata, fatta fuori. Come suo padre».

Tutino è inda­gato per truffa, falso e abuso d’ufficio e da tre set­ti­mane è agli arre­sti domi­ci­liari. Ma l’indagine del Nas dei cara­bi­nieri è par­tita oltre due anni fa, nei primi mesi del 2013. Men­tre Lucia Bor­sel­lino, che dalle ele­zioni del 2012 ha resi­stito tre anni alla sanità al fianco di Cro­cetta mal­grado i fre­quenti cambi nella giunta, si era dimessa all’inizio di luglio pro­prio a seguito dell’arresto di Tutino. Le voci sull’esistenza di inter­cet­ta­zioni com­pro­met­tenti cir­co­la­vano da tempo. Ieri mat­tina la pub­bli­ca­zione sul sito dell’Espresso (oggi in edi­cola) ha pro­vo­cato un ter­re­moto: l’autosospensione del pre­si­dente non fre­nato la valanga di richie­ste di dimis­sioni, con il Pd in prima fila. Poi nel pome­rig­gio la smen­tita della pro­cura.
«Agli atti di quest’ufficio, e in par­ti­co­lare nell’ambito del pro­ce­di­mento nel quale è stata emessa ordi­nanza di arre­sti domi­ci­liari nei con­fronti del Tutino — ha garan­tito il pro­cu­ra­tore capo di Palermo Fran­ce­sco Lo Voi — non risulta tra­scritta alcuna tele­fo­nata tra il Tutino ed il Cro­cetta del tenore sopra indi­cato». Non solo. Il magi­strato ha aggiunto che «i cara­bi­nieri del Nas che hanno con­dotto le inda­gini hanno escluso che una con­ver­sa­zione del sud­detto tenore sia con­te­nuta tra quelle regi­strate nel corso delle ope­ra­zioni di inter­cet­ta­zione nei con­fronti del Tutino». Se le smen­tite degli avvo­cati di Cro­cetta e Tutino non pote­vano bastare a fer­mare le pole­mi­che, quella di Lo Voi è apparsa cate­go­rica pro­prio per­ché fatta anche a nome dei cara­bi­nieri. Non potrebbe dun­que trat­tarsi di un’intercettazione non ancora tra­scritta. Anche per­ché sem­pre il pro­cu­ra­tore ha assi­cu­rato di aver ria­scol­tato tutte le tele­fo­nate inter­cet­tate nell’inchiesta su Tutino, senza tro­vare quella citata dall’Espresso.

Tra­scorsa qual­che ora dalla nota della pro­cura, il set­ti­ma­nale ha dif­fuso una con­ferma fir­mata dal diret­tore, Luigi Vici­nanza. Nella quale si «riba­di­sce quanto pub­bli­cato». Soste­nendo che «la con­ver­sa­zione tra Cro­cetta e Tutino risale al 2013 e fa parte dei fasci­coli secre­tati di uno dei tre filoni di inda­gine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo». Una con­ferma che però va con­tro le prime righe dell’articolo dell’Espresso leg­gi­bile ieri online — fir­mato da Piero Mes­sina — nel quale si spiega che le parole «pesan­tis­sime» di Tutino sono state «inter­cet­tate pochi mesi fa».

Prima della smen­tita della pro­cura, Cro­cetta aveva soste­nuto di non aver sen­tito le parole di Tutino, «forse c’era una zona d’ombra, non so spie­garlo, tant’è che io al tele­fono non replico. Se avessi sen­tito quella frase, non so… avrei pro­vato a rag­giun­gere Tutino per mas­sa­crarlo di botte, forse avrei chia­mato subito i magi­strati». Dopo la smen­tita ha par­lato di «una gior­nata ter­ri­fi­cante, che fa capire su quale bomba siede il pre­si­dente della regione Sici­lia» e ha detto che «bisgna capire chi ha costruito il dos­sie­rag­gio con­tro di me». Non è tor­nato però sulla sua deci­sione di «auto­so­spen­sione», una for­mula ine­si­stente nello sta­tuto regio­nale sici­liano, dove sono invece pre­vi­ste le dimis­sioni e nel caso le ele­zioni anti­ci­pate. L’unico pre­ce­dente di auto sospen­sione riguarda l’ex pre­si­dente della regione Sal­va­tore Cuf­faro che fece il gesto dopo la con­danna in primo grado per favo­reg­gia­mento a Cosa nostra — con­danna poi dive­nuta defi­ni­tiva — poco prima però di essere effet­ti­va­mente sospeso dal pre­si­dente del Con­si­glio dei mini­stri in forza delle leggi anti­ma­fia.
E in serata dagli uffici della regione a Palermo si fa notare che l’auto sospen­sione è stata solo annun­ciata, ma non formalizzata.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/uno-scandalo-senza-parole/