di Umberto Billo.
Da qualche anno veniamo giornalmente bombardati dai media che ci parlano di eroi, di persone che resteranno nella storia per aver compiuto semplicemente il loro dovere o quanto gli dettava la coscienza, ma oggi la notizia del giorno è la morte , a 102 anni, del generale Võ Nguyên Giáp, e di lui si può veramente dire che ha lasciato una forte impronta ed ha cambiato la storia, non solo del suo paese , ma del mondo intero.
Le imprese di Giap, intrecciate con quelle di un altro grande dirigente della lotte di liberazione dei paesi coloniali come Ho Chi Minh, suo presidente, del quale fu il braccio destro sia come leader militare che come leader politico, avrebbero bisogno di molto spazio e molto tempo per essere raccontate, ma l’emozione ci prende nel ricordare le lotte ed i sacrifici che i combattenti vietnamiti furono costretti a compiere, prima contro i francesi, battuti sul campo da un esercito povero e male armato e poi contro gli americani sconfitti anche dalla reazione mondiale delle persone semplici e degli studenti americani.
Nel nostro paese abbiamo una intera generazione di sinistra, che un po’ pomposamente a dire il vero, si è considerata da sempre la “generazione del Vietnam”, e adesso che giovane non lo è più, ricorda con grande nostalgia le manifestazioni contro gli americani ed i governi italiani di allora che non ebbero mai il coraggio di condannare l’invasione del Vietnam da parte di più di mezzo milione di soldati americani, molti di più di quelli che furono dispiegati in Korea negli anni ’50.
E’ entusiasmante ed allo stesso tempo penoso ricordare le manganellate prese dalla polizia negli anni delle manifestazioni di piazza, dal ‘63-64 fino al ‘74, manifestazioni che seguivano passo passo l’aumento delle truppe americane e l’escalation continua che le portava ad usare armi sempre più pericolose e micidiali (basti ricordare il famoso “agente orange”) che altro non era che una letale soluzione di diossina sparso dagli aerei per distruggere le foreste e ancora oggi (trent’anni dopo) produce neonati deformi, l’invasione della Cambogia e del Laos, il bombardamento con i B 52 del Nord Vietnam, i massacri e le torture dei loro scagnozzi sud-vietnamiti.
Ma i vietnamiti tennero duro, e pungolati e guidati dallo zio Ho e dal generale Giap riuscirono a riportare una vittoria di un piccolo paese determinato a conquistare la propria libertà su un grande paese che aveva dimenticato che la sua libertà ed indipendenza erano nate anche loro da una rivoluzione.
E come dice il poeta, sia gloria al generale Giap e a tutti i combattenti vietnamiti che tanto hanno fatto per la libertà del loro paese e di tutti i popoli del mondo!