Il solito gioco delle classi dominanti che si vede andare in scena ogni volta che ci si trova di fronte ad un periodo più o meno lungo di crisi: prendono a frustate i più deboli, con le loro invenzioni politiche ed economiche, e poi attribuiscono le responsabilità al vento, alla pioggia, al destino. A tutti, tranne che alle loro oggettive responsabilità.
Il metodo è stato testato diverse volte, per ultimo ha riguardato la globalizzazione: tutti, da destra a sinistra, magnificavano le lodi della globalizzazione che avrebbe sconfitto la povertà e avrebbe portato ricchezza a tutti, mentre una sola voce nel mondo metteva in guardia da un modello che avrebbe impoverito gran parte dei popoli del mondo e avrebbe solo fatto enormi favori alle multinazionali.
Quella voce fu criminalizzata e marginalizzata.
Oggi vediamo sulla nostra pelle gli effetti del disastro compiuto e se esistesse la categoria delle scuse in politica, qualche migliaio di apprendisti stregoni degli anni ’90 dovrebbero umilmente chiedere scusa a milioni di persone e poi ritirarsi.
Oggi pare che la nuova religione di massa dei ceti dirigenti si chiami flat tax, il sistema di tassazione dei redditi pensato nel ‘900 dalla destra e applicato da Reagan negli Stati Uniti, con l’effetto di aver avvantaggiato i ricchi e impoverito il ceto medio (sai che novità…). Si tratta di un’imposta unica sui redditi che vale per tutti, a prescindere da quanto guadagnano e dichiarano.
Ciò che è più grave è che tutti parlano di flat tax, in maniera trasversale. Da Salvinia Berlusconi, dall’Istituto Bruno Leoni ai grandi organi di stampa (di ogni riferimento politico – culturale): ogni giorno da qualche mese, si leggono dibattiti, proposte, ricette salvifiche.
Tanto tuonò che piovve, dice un vecchio adagio. Che vuol dire che se se ne parla così tanto, a tutte le latitudini del sistema politico italiano, evidentemente qualcosa cova sotto la cenere del disastro socio-economico, nelle stanze dei bottoni.
La flat tax è la nuova ideologia dei ceti dirigenti e già solo per questo, considerando quanto accaduto in questi anni con le previsioni di lor signori, andrebbe allontanata con forza.
Adottare la flat tax significa azzerare la progressività fiscale, per noi già largamente insufficiente, ovvero quel principio base di giustizia sociale per cui chi ha di più paga di più, come noi chiediamo da tempo.
Quel principio sancito anche dalla nostra Costituzione, per cui un povero ha il diritto di essere soccorso da un’ambulanza se gli capita un accidente, a prescindere dal suo 730. Una questione di civiltà.
La flat tax è un enorme regalo ai più ricchi, che invece di pagare ciò che devono, pagherebbero sensibilmente di meno, togliendo risorse a chi ha un lavoro povero o a chi un lavoro non ce l’ha. L’ennesimo regalo ai più ricchi, in questi anni di lotta di classe all’incontrario.
La proposta dell’Istituto Leoni, per esempio, coordinato da Nicola Rossi (già deputato PD, pensate un po’…), prevede meno introiti per lo Stato di 60 miliardi.
Indovinate in quali tasche rimarrebbero i 60 miliardi…per continuare a leggere cliccare:
http://www.huffingtonpost.it/nicola-fratoianni/ci-frustano-con-la-flat-tax-e-danno-la-colpa-al-vento_a_23035198/?utm_hp_ref=it-homepage