L’Italia alza la voce in Europa, ma lo fa sulla pelle di migliaia di persone, minacciando di impedire l’approdo ai porti italiani alle navi che non battono bandiera italiana, puntando chiaramente il dito contro quelle impegnate nelle operazioni di salvataggio. Un’ennesima e gravissima misura di propaganda politica che potrebbe portare ad appesantire il già tragico bilancio dell’ecatombe nel Mediterraneo – 2100 i morti dall’inizio del 2017 – e che s’iscrive nella logica della criminalizzazione di chi opera per soccorrere le vite in mare.
Ancora una volta si nega, offuscandola da una propaganda populista, la grave responsabilità delle politiche migratorie che, chiudendo ogni canale di accesso legale ai territori dell’Ue , trasformano i migranti in naufraghi da salvare, per poi negare loro il diritto al salvataggio con l’attuazione di un blocco navale. Non farli approdare nei nostri porti significherebbe inoltre violare la convenzione di Amburgo del 1979 secondo cui lo sbarco deve avvenire in un “porto sicuro” anche dal punto di vista dei diritti garantiti alle persone soccorse, e non semplicemente nel porto più vicino.
Impegnata nel firmare accordi con i paesi dittatoriali o in pieno conflitto civile – Libia, Egitto, Sudan – l’Italia è rimasta silente, in questi mesi, nelle misure che l’Europa metteva in atto per bloccare i migranti nel nostro paese: dall’applicazione dell’approccio hotspot alla riforma del Regolamento Dublino. Invece di imporsi, come sarebbe logico, per una riforma totale della legislazione europea che impone l’accoglienza ai paesi di prima frontiera – Italia, Spagna, Grecia – rifiutandosi di prendere le impronte o aprendo le frontiere terrestre – L’Italia, invoca un irrealizzabile blocco navale che metterebbe a repentaglio la vita di migliaia di uomini, donne e bambini.
Sara Prestianni
Responsabile politiche migratorie
fonte: Sinistra Italiana
Blocco dei porti? La propaganda del governo sulla pelle dei profughi