No alla legge di stabilità, sì al diritto allo studio: occupazioni nelle scuole al via.
Caro libri, tagli all’istruzione, politica di austerità: dopo le dure manifestazioni di piazza della scorsa settimana, non si placa la protesta nei licei e negli istituti superiori di tutta Italia. Da Venezia a Palermo, nel mirino finiscono anche precarietà e stage non pagati.
ROMA – Al via le occupazioni studentesche. Dopo l’ondata di contestazioni in piazza della scorsa settimana, da Venezia a Palermo, passando per la Capitale, sono sempre più i licei occupati dagli studenti delle scuole superiori che protestano contro la legge di stabilità e che chiedono alla politica più finanziamenti per il diritto allo studio. A Roma, sono ormai una decina gli istituti caduti nelle mani degli studenti, tra i quali il ginnasio Mamiani e lo scientifico Aristotele. A Caserta, gli studenti delle scuole superiori, in piazza nei giorni scorsi, hanno stilato un elenco di priorità. Tra le richieste rivolte al governo, l’accesso libero all’università, l’iscrizione gratuita – sia a scuola, sia all’università – e anche il ritiro di tutte le “controriforme” degli ultimi anni: dalla Berlinguer-Zecchino al “contentino” della riforma Carrozza.
Ma anche e soprattutto diritto al lavoro. “No alla precarietà, no agli stage non pagati”, scrivono i ragazzi che chiedono “salario minimo garantito per tutti e l’assunzione immediata dei precari della scuola”, ma che aspirano alla “la costruzione di un nuovo Welfare: diritto alla casa, diritto al trasporto pubblico gratuito, diritto alla salute”. Le prime due scuole capitolate ieri a Palermo sono il liceo classico Umberto I e il linguistico Ninni Cassarà. Ma durante la settima potrebbero entrare in stato di agitazione altri istituti, in queste ore alle prese con votazioni democratiche per decidere il da farsi.
A Palermo, gli studenti protestano contro il caro libri, i tagli all’istruzione e la politica di austerità del governo nazionale. “Vogliamo far sentire la nostra voce – dice Michela, studentessa dell’Umberto I – fermare la macelleria sociale e dire basta ai tagli previsti alla scuola dalla spending review. Questo Stato non è più democratico, è diventato una dittatura e noi abbiamo il diritto di lottare per riprendere in mano il nostro futuro”. Alle rivendicazioni politiche degli anni scorsi, quest’anno, si associano le difficoltà per la penuria di risorse con la quale sono costretti a fare i conti i dirigenti scolastici. Regioni e enti locali, alle prese con i tagli ai trasferimenti statali degli ultimi anni, inviano alle scuole sempre meno fondi.
A Bologna, per protestare contro le scarse risorse di cui dispone la scuola, lo scorso 12 novembre è stato occupato il liceo scientifico Sabin. Nel capoluogo emiliano si protesta perché i fondi stanziati da regione e provincia, spiegano i ragazzi, sono scarsi e non consentono di svolgere tutte le attività come negli anni scorsi. Stesso copione al nautico Cini Venier di Venezia, dove gli studenti hanno occupato l’istituto per protestare contro la mancanza di fondi per i laboratori e l’assenza di un simulatore per la navigazione, visto che quello utilizzato fino all’anno scorso si è guastato.
Gli istituti nautici, per le esercitazioni e le lezioni, necessitano di particolari attrezzature e di fondi in misura maggiore rispetto agli altri istituti superiori. Ma a Roma la protesta coinvolge anche l’università. Gli studenti della facoltà di architettura de La Sapienza hanno indetto lo stato di assemblea permanente in tutte le sedi della facoltà. “Riteniamo inaccettabile che all’interno del più grande ateneo d’Europa, il corso di architettura a ciclo unico rilasci un titolo che ancora oggi non è stato dichiarato conforme alla certificazione europea, pertanto potenzialmente non valido nei paesi dell’Ue”, spiegano attraverso un comunicato gli occupanti.
fonte: La Repubblica
http://www.repubblica.it/scuola/2013/11/19/news/no_alla_legge_di_stabilit_s_al_diritto_allo_studio_occupazioni_nelle_scuole_al_via-71377410/?ref=HREC1-25