Da alcuni giorni un manipolo di audaci sotto le insegne di Unione Inquilini, Clochard alla riscossa e Laboratorio Beni Comuni ha liberato il colosso urbanistico già sede Impregilo in viale Marelli. Lo stabile, riadibito a residence con finalità sociali, ha iniziato la sua seconda vita: alcuni spazi sono stati ripuliti a partire da quelli più vicini al marciapiede pubblico affinchè i cittadini potessero vedere con i loro occhi i vantaggi immediati del riutilizzo. Dove c’erano cumuli di rifiuti, oggi ci sono 15 sacchi neri pronti per la consegna al CORE. Dove prima c’era un fastidioso odore di urina, oggi si è provveduto alla disinfestazione con detergenti ed igienizzanti. Dove c’erano i cancelli che chiudevano migliaia di metri quadri abbandonati alle razzie e ai furti, oggi ci sono le porte aperte e uomini e donne che presidiano i luoghi 24 ore su 24. Mi dicono sia solo l’inizio, e io ci credo a giudicare dalla determinazione con cui questi uomini e queste donne prive di casa, di lavoro, di tutto hanno lavorato in questi giorni. Alcuni di loro sono stabilmente all’interno del palazzo perchè qui hanno trovato un riparo preferibile al freddo e alla solitudine di una strada. Altri si avvicinano, chiedono, si informano in attesa che la situazione si sblocchi definitivamente e parta il recupero su scala più ampia. Io sono un cittadino che vive nel quartiere in cui si trova lo stabile. Vivo sulla mia pelle come tanti, come troppi i disastri di questa crisi economica che sta affamando il paese in cui vivo. Tagli indiscriminati ai servizi pubblici e ai Comuni che quei servizi erogano, riduzione progressiva dei diritti alla casa, all’istruzione, alla sanità… Ritengo che la lotta degli uomini e delle donne di “Aldo dice 26×1” sia anche la mia lotta. Se loro vedranno riconosciuta la loro fondamentale esigenza a vivere in un luogo ora abbandonato al nulla, potrò avere speranza che anche le altre, mille lotte in corso potranno avere un esito ragionevole. Rivolgo un appello alla Sesto migliore, quella solidale, aperta e inclusiva; mi rivolgo ai parroci ed ai rappresentanti di tutte le comunità religiose sestesi; mi rivolgo al mondo degli amici e compagni dell’associazionismo solidale; mi rivolgo al mondo della cooperazione sestese, ai miei concittadini tutti: questa esperienza non resti isolata ma, come già sta succedendo in queste ore, continui la solidarietà concreta dei piccoli gesti, di chi porta una branda, un materasso, un tavolo, delle sedie, un sacchetto di spesa solidale. Rivolgo un appello alla proprietà dello stabile: apriamo subito un tavolo di confronto che approdi ad un comodato d’uso gratuito a finalità sociali. Ce ne sono tutte le condizioni: ambienti immensi sono stati oggetto di rapina mentre migliaia sono le famiglie e i singoli che vivono il dramma di una vita che si consuma per strada o costrette a subire l’umiliazione di uno sfratto. Rivolgo, infine, un appello alla MIA, MIA E ANCORA MIA Amministrazione Comunale: comprendo (pur non condividendo) l’irrigidimento che ha portato al rifiuto di incontrare i manifestanti. Li aiuti, tuttavia, a trovare una soluzione ragionevole mediando con le forze dell’ordine per evitare inutili prove di forza e sgomberi forzati; si attivi, inoltre, per rintracciare la proprietà perchè “Aldo dice 26×1” può diventare una risposta immediata alle emergenze dei senza casa, dei giovani che chiedono spazi, delle associazioni alla ricerca di una sede.
Tutti insieme ce la possiamo fare. Perchè è giusto, è legittimo, è sacrosanto!!!
Facciamo conoscere all’Italia tutta il più grande esperimento di riutilizzo a fini solidali! Facciamo vedere ancora e sempre che la storia della Stalingrado che resiste (ieri al nazifascismo, oggi allo sfacelo della crisi economica) non è finita!!!
Giovanni Urro già Assessore del Comune di Sesto San Giovanni