FACCIAMO UNA CAUSA CONTRO IL RINCARO DELLE SPESE FUORI LEGGE
Il bollettino mensile delle case popolari è composto da due voci: l’affitto e le spese per servizi.
L’affitto è calcolato sulla base del reddito familiare e quindi, al di là di alcune norme sbagliate o poco eque, tiene conto della capacità economica degli inquilini. Le spese invece sono calcolate, quasi tutte, sulla base della grandezza dell’appartamento e questo significa che una pensionata con la minima per esempio paga 20 euro mensili di affitto e 120 di spese.
Nelle case comunali di Sesto il problema è ancora più grave perché, da qualche anno a questa parte, le spese vengono chieste all’inquilino dalla Nagest in modo forfettario, a canone, calcolato preventivamente.
Il preventivo su cui è stato fatto il bandi di aggiudicazione è stato costruito in modo molto complicato, probabilmente con l’obiettivo di risolvere eventuali controversie con gli uffici comunali, ma il risultato è stato un abnorme gonfiamento delle mansioni richieste alla ditta appaltatrice e un parallelo gonfiamento dei costi sia per la parte reversibile a carico degli inquilini sia per la parte di spettanza della proprietà.
La normativa vigente dice chiaramente che le spese all’inquilino devono essere chieste sulla base dei servizi effettivamente erogati e devono essere documentate a consuntivo con distinta analitica degli oneri accessori e con la pianta millesimale. Il calcolo delle spese a canone quindi è illegale.
Come sindacato abbiamo tentato di far correggere le voci di spesa che nel capitolato d’appalto vengono addebitate erroneamente all’inquilino, ma i risultati sono stati assolutamente inadeguati.
Questo è il motivo per cui abbiamo intrapreso una iniziativa legale per l’applicazione della normativa e l’annullamento delle spese a canone.
Il primo passo è il tentativo obbligatorio di conciliazione; se non sarà sufficiente procederemo con la causa vera e propria.
UNIONE INQUILINI – Via F.lli Bandiera 200 – Sesto San Giovanni