Coraggio e sprezzo del pericolo (di un raffreddore, naturalmente) ci sono voluti tutti per arrivare ieri sera, 10 ottobre, in Sala del Camino alla serata che SEL di Sesto San Giovanni ha dedicato alla discussione sulla nuova città che sorgerà nelle ex aree Falck, con particolare attenzione al primo pezzo di questo grande progetto che sta per passare dalle intenzioni alla realizzazione.
Parliamo naturalmente della Città della Salute che permetterà al Neurologico Besta e all’Istituto dei Tumori di espandersi e di trovare spazi per la ricerca, oltre che per la cura.
Come si diceva sopra,considerando la serata afflitta da un fortissimo temporale con pioggia battente e vento, le persone intervenute a questa iniziativa sono state numerose, e la presenza di consiglieri comunali di vari partiti, tra cui particolarmente graditi sono stati quelli del nuovo movimento “Verso Sesto” (ex IDV) e “Sesto nel Cuore” ci ha dimostrato che nella nostra città esiste una forte sensibilità verso il futuro sviluppi urbanistico.
Il parterre degli intervenuti è stato veramente dei più qualificati ed interessanti, dal sindaco Monica Chittò agli architetti Antonello Boatti, docente del Politecnico di Milano, e Gisella Bassanini, urbanista, per finire con Daniela Benelli assessora di Milano con la responsabilità alla Casa e alla città Metropolitana.
L’introduzione alla serata è stata a carico di Angelo Gerosa, che di urbanistica ne ha masticata parecchia negli otto anni svolti come vice sindaco e assessore di Sesto San Giovanni in questo settore, che ci ha subito ricordato che questo intervento, caso più unico che raro nel panorama delle aree dismesse, è stato deciso venti anni fa dall’allora consiglio comunale, come attività e sviluppo unitario, vietando ai futuri amministratori la scelta dello “spezzatino” che avrebbe sicuramente portato a sviluppi senza qualità e dato ampio spazio alla speculazione edilizia, in altre parole solo con un disegno unitario sarebbe stato possibile realizzare un nuovo pezzo di città che contenesse tutte le funzioni di qualità che servono a definire un vero spazio urbano, oltre a significative aree verdi e soprattutto ad una nuovo identità, fondata su funzioni di eccellenza, capaci di ricevere il testimone del nostro glorioso passato operaio.
Dal canto suo l’architetto Boatti ci ha ricordato che la Lombardia è in prima fila nella pessima scelta del consumo di suolo, e che usare le aree dismesse è uno dei modi per minimizzare questa opera di distruzione delle aree agricole e verdi. La scelta della ns città per la costruzione della Città della Salute, ha continuato Boatti è sicuramente un fatto positivo per la posizione ottimale della ns città nell’hinterland milanese che ci vede facilmente raggiungibili dalla metropolitana, dal sistema ferroviario e dalle autostrade.
Un elemento di criticità che Antonello Boatti vede nel progetto del nuovo insediamento delle aree Falck è il numero degli abitanti ipotizzati, circa 13.000, che gli sembra elevato, e anche la proporzione tra l’edilizia libera e quella convenzionata (a prezzi più bassi), stabilita nella convenzione con il privato proprietario delle aree (in realtà Banca Intesa ed Unicredit, salvatori del vecchio proprietario Zunino, fallito sul quartiere di Santa Giulia a Milano), proporzione di 80/20, è irrealistica e rischia di costruire altre case che potrebbero restare vuote per anni. A questo proposito Boatti ha ricordato una ricerca fatta proprio da lui aiutato e commissionata dalla CISL che evidenziava questo rovesciamento di rapporto tra l’edilizia libera che a Milano ha un mercato del 15-20% e l’edilizia popolare e convenzionata che ha una richiesta potenziale dell’ 80-85%.
Altri aspetti importanti nella costruzione di un nuovo grande insediamento, ha ricordato Boatti, sono quelli della qualità delle costruzione e della bellezza dell’intervento e su questi aspetti non c’è dubbio che il progettista del “master plan”, Renzo Piano, sia uno dei migliori architetti in attività, e i suoi interventi sono raccomandati come oggetto di visite e studio da parte dei suoi studenti.
Gisella Bassanini, urbanista ed esperta di tempi, spazi e funzioni delle città ci ha descritto come l’insediamento di un grande spazio “pubblico” come la “Citta della Salute” ci può dare una spinta verso la costruzione di una città attenta al modo di vivere e di abitare che tenga conto delle età dei generi, della sicurezza delle persone. Per fare questo bisogna mettere al centro della progettazione delle case e delle città le persone con i loro bisogni ed i loro spazi per farle sentire appartenenti e familiari con il luogo di residenza e di vita.
Anche l’assessore di Milano Daniela Benelli ha sostenuto con passione che la necessità abitative che hanno le città in questo momento sono soprattutto di case a basso prezzo, le famose case popolari, che vanno però costruite con qualità e livelli di funzionalità e di durata, inserite in contesti di altre abitazioni per evitare la ghettizzazione che, purtroppo è avvenuta negli anni ‘50-60 in alcuni quartieri di Milano (per non parlare dei quartieri ghetto di Parigi, aggiungiamo noi). Daniela Benelli ci ha poi raccontato come a Milano il 51% delle famiglie sono composte da una sola persona, il 17% da una persona con figli, e solo il 32% è rappresentato da famiglie standard composte da genitori e figli. Questa suddivisione, ha continuato l’assessore, richiede ad una città come Milano una politica abitativa complessa, con la necessità di case più piccole per molti cittadini, ma con i nuovi cittadini (immigrati che lavorano e vivono nelle città) che hanno in genere più di due – tre figli con bisogno assolutamente fuori dai nostri standard abitativi.
Un altro tema toccato da Daniela Benelli è stato quello della città metropolitana, ma ahimè lo spazio non ci permette di raccontare molto su questo fatto, che dovrà essere al centro di altre iniziative per la sua importanza.
Le conclusioni per una serata così interessante e complessa sono state a carico naturalmente del sindaco Monica Chittò, che partendo dai tempi e dai modi di vivere ed abitare la città ci ha raccontato di un piccolo, ma interessante intervento, fatto a quattro mani con l’assessora Rita Innocenti, e del lavoro fatto con Daniela Benelli sulla grande area del Carroponte, per passare poi alle questioni che riguardano le aree Falck e il suo ruolo nel disegno di dare alla intera città di Sesto funzioni ed infrastrutture nuove che, assieme alla futura Città della Salute trasformino quella che è stata una importante città industriale in una importante area di cura e soprattutto di ricerca medica, senza farsi condizionare troppo dalla paralizzante “sindrome del padre famoso”.
Ma per arrivare a questo risultato, importante non solo per gli amministratori ma soprattutto per i cittadini abbiamo bisogno, ha continuato Monica Chittò, di tutta la collaborazione di organizzazioni, enti , singoli con un di più di politica, quella buona, quella che ha le sue radici nella parola “polis” per guidare un processo che avrà bisogno di monitoraggio e controllo continuo.
La chiusura di Angelo Gerosa ha riguardato le risposte agli interventi ed ai commenti formulati da diversi cittadini, risposte incentrate sul bisogno una politica con la P maiuscola che sia capace di governare e dettare le regole di questo complesso piano urbanistico. Per poi ri-tuffarci nella notte “buia e tempestosa” come ci raccontava Snoopy, famoso bracchetto di Charlie Shultz.
Umberto Billo
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