Sesto: tutte le forze di opposizione si uniscono per contrastare le negligenze dell’assessora Pizzochera.

Foto di Mario Piromallo

di Mario Piromallo – Redazione

La conferenza stampa di giovedì 3 ottobre ha confermato che chi amministra la nostra città non ha nessuna voglia di considerare le continue richieste di collaborazione avanzate in questi anni dall’opposizione.

I capigruppo delle forze politiche di opposizione presenti in Consiglio Comunale hanno perciò maturato l’importante decisione collettiva di chiederne le dimissioni. La richiesta, grave e ponderata, è frutto della totale indifferenza e della mancanza totale di attenzione istituzionale dell’assessora Pizzochera alle continue richieste di incontro e alle sollecitazioni ricevute per discutere insieme e provare a dare soluzioni ai tanti problemi che riguardano le sue deleghe: il welfare, i servizi sociali, i servizi alla persona, l’integrazione socio-sanitaria, le politiche abitative e l’educazione in modo particolare.

Foto di Mario Piromallo

La negazione del confronto è stata particolarmente evidente nei confronti del sindacato dell’Unione Inquilini e delle lavoratrici dei nidi, oltreché del maggior sindacato rappresentativo, la CGIL. E’ stato oscurato insomma il dialogo con chiunque abbia provato a dare un consiglio per soluzioni diverse da quelle adottate, come se amministrare una città fosse equiparabile alla gestione della propria pagina facebook.

Le varie situazioni che si sono verificate per via dell’operato dell’assessora sono state giudicate francamente immorali e lo sgombero della Casa Albergo è stata la conferma dell’assenza di rispetto per chi avrebbe invece bisogno di attenzioni maggiori.

Questa richiesta di dimissioni non è da considerare, dunque, come una boutade politica!

L’atteggiamento discriminatorio verso alcune fasce della popolazione e la mancanza di rispetto istituzionale verso qualificati attori sociali hanno portato anche a intaccare negativamente le politiche relative alla disabilità. Ne sono derivate ben 3 sentenze di condanna da parte del tribunale di Monza, un altro esempio di evidente pessima gestione della cosa pubblica. In pratica, sono state tolte ore di assistenza educativa ai disabili, molte delle quali sono poi state riassegnate ma solo a seguito di sentenza dei tribunali. E pensare che l’atteggiamento di frontale e ostinata opposizione alla legittima richieste delle famiglie dei disabili era stato sconsigliato anche da parte dell’avvocatura comunale! 

Persino i tavoli di confronto con le associazioni che erano stati istituiti sono stati eliminati e questo è un altro elemento che ha indotto l’opposizione a chiedere le dimissioni dell’assessora.

Le politiche dell’assessora sono state un fallimento dovuto ad una condotta dell’amministrazione definita disumana perché lesiva della dignità della persona in quanto tale. Solo per fare un esempio, dopo l’odioso sgombero della casa albergo di via Puccini, il Comune ha riposto in un deposito gli effetti personali degli ospiti di quel ricovero, molti dei quali devono, tuttavia, essere ancora riconsegnati! E non parliamo di chissà quali beni di lusso, parliamo di oggetti utili per la vita quotidiana!  Le politiche abitative, in pratica, sono state abbandonate, come testimonia anche il fatto che ci siano decine di alloggi vuoti che il Comune potrebbe assegnare a chi è in graduatoria da anni e che invece restano vuoti.

Anche i servizi educativi sono in costante emergenza e la città sta subendo danni per questa deriva pericolosa che preoccupa moltissimo.

La qualità della classe dirigente di questa città e il fallimento delle politiche dell’assessora sono evidenti. Eppure basterebbe rifarsi ad un elemento imprescindibile di ogni scelta amministrativa: il rispetto delle leggi. Basterebbe leggere gli articoli 2 e 3 della Costituzione per dare un senso compiuto a questa presa di posizione di tutte le forze politiche di opposizione alla giunta attuale che governa la città. Le forze di opposizione ne fanno memoria all’assessora e alla Giunta nel suo insieme: 

Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.