mio commento: altre 7 famiglie che rischiano di vedere il reddito azzerato. Per potersi tenere il posto di lavoro i lavoratori sono costretti a minacciare il suicidio. E qualcuno riesce anche a ridere, nel frattempo. Mario Piromallo
Sesto/Milano, tensione alla Marcegaglia: i lavoratori sul tetto legati alle funi minacciano di gettarsi nel vuoto
Almeno trenta gli agenti sul posto: i dipendenti sul tetto da giorni, uno in sciopero della fame da mercoledì. L’azienda che ha deciso di chiudere lo stabilimento e di trasferirli
Momenti drammatici a Milano dove gli operai della Marcegaglia che dal primo luglio sono saliti sui tetti dello stabilimento, minacciano di gettarsi nel vuoto. I lavoratori – che protestano per l’aut aut ricevuto dall’azienda sul trasferimento presso l’impianto di Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, o il licenziamento – stamattina in sette si sono legati con le funi. Alta la tensione. Un operaio è in sciopero della fame da mercoledì.
E’ Massimiliano Murgo, delegato Fiom in Marcegaglia, che partecipa alla protesta, a raccontare cosa sta succedendo. “Uno di loro, un padre di famiglia – dice – sta con in mano un coltello e minaccia di tagliare l’imbragatura con cui si è legato. Un altro è in sciopero della fame e con il caldo potrebbe avere un malore da un momento all’altro. La situazione è tesa al limite, e fra di loro c’è anche un dipendente con un tumore al cervello: l’azienda dovrebbe ascoltarci invece che spingerci a questi atti drammatici. Noi vogliamo solo che sia rispettata la nostra dignità lavorativa”.
Sul posto quattro cellulari della polizia e agenti della Digos, per un totale di 30 uomini delle forze dell’ordine. Mentre gli altri sono operai riuniti davanti al cancello della fabbrica in segno di solidarietà con i colleghi che protestano sul tetto. “Il capo del personale – raccontano – su indicazione del capo di produzione ha chiesto alla polizia di forzare il presidio e di far entrare in fabbrica i lavoratori esterni”. In quel momento gli operai hanno cominciato a legarsi con delle imbragature e a sporgersi dal tetto minacciando di buttarsi giù. “L’azienda ha detto che non tratta e tratterà solo se molliamo il presidio. Ma se molliamo cosa trattiamo? Intanto il capo del personale ride e chiacchiera allegramente con due funzionari della Digos mentre là sopra dei padri di famiglia minacciano di togliersi la vita. Se dovessimo lasciare il presidio perderemmo anche l’ultima speranza”, dice Murgo della Fiom.
fonte: La Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/07/06/news/marcegaglia-118440228/?ref=HREC1-16