Sesto: lo sfitto che avanza.

di Angelo Gerosa. In Italia sono numerosi gli alloggi e anche gli interi edifici inutilizzati ed anche Sesto San Giovanni purtroppo non fa eccezione.
In questi mesi si è parlato molto dei grandi edifici cittadini vuoti da troppi anni. Il caso dell’immenso Palazzo Ex Impregilo ha fatto clamore a seguito della sua occupazione (vedi nostri articoli sulla vicenda) ma ve ne sono parecchi altri nelle stesse condizioni, basti pensare all’edificio alto 14 piani dell’ex Wind di Viale Edison o all’imponente Torre Rotonda di Via Pavese.
Il recupero della Torre Sospesa (vedi nostro articolo) da parte di una nota catena alberghiera tedesca purtroppo è ancora “una rondine che non fa primavera”.
Ma il fenomeno più impressionante e più diffuso è quello degli alloggi in (tentata) vendita.
E’ diventato raro trovare un palazzo che non abbia affisso sul portone di ingresso il classico avviso “vendesi appartamento” e vi sono interi rioni ultra popolari come il Vittoria che si estende tra Viale Marelli e ferrovia o il Marconi (zona Circolo vecchia torretta) dove la quantità di questi cartelli è veramente impressionante.
E’ evidente che lo strada per la ripresa economica dell’Italia non può certo passare dall’abbandono al degrado di intere parti di città vecchia e di ex centri direzionali e dalla contemporanea occupazione di territorio verde per edificare nuovi volumi.
Che fare?
Sicuramente disincentivare lo sfitto, promuovere la rigenerazione urbana ed impedire il consumo di territori vergini.
Sul disincentivare lo sfitto a Sesto ci si muove da tempo come dimostrano le aliquote dell’ex IMU ma si può fare di più, ad esempio applicando la legislazione urbanistica regionale che prevede di censire gli immobili sfitti e nei casi di interi palazzi intervenire modificandone la destinazione d’uso, ad esempio sostituendo il direzionale che è evidentemente in esubero con l’edilizia convenzionata in affitto di cui invece vi è domanda .
Ma è evidente che la definitiva soluzione di questo esplosivo problema può nascere solo dall’incontro tra la domanda e l’offerta.
Un incontro oggi difficile per la logica perversa delle grandi imprese immobiliare, assicurative, bancarie e finanziarie che quotano a bilancio gli immobili sfitti a valori notevolmente superiori a quelli di mercato. Un vero e proprio falso in bilancio purtroppo tollerato ed impunito.
Una logica perversa che ha trascinato l’intero mercato ed ha portato a tempi di vendita anche per i semplici alloggi incredibilmente lunghi (in media 18 mesi!)
A me pare utile riflettere sullo sfitto dei negozi in quanto si tratta di un fenomeno in controtendenza.
Fino a pochi anni orsono c’era la preoccupante e diffusa realtà delle “saracinesche abbassate” ed ora la situazione è molto migliorata. E non mancano episodi emblematici come la recente apertura di una attività sindacale nell’ex ufficio postale di Via Fogagnolo che fronteggia la sede di Uniabita con una lunga serie di vetrine che per molti anni hanno rappresentato l’esempio di sfitto più evidente in città.
Come mai i negozi sfitti sono diminuiti? Gli esperti del settore ci dicono per il fatto che le pretese in termini di affitto si sono moderate.
Domanda ed offerta si sono incontrate ed anche attività che prima occupavano “impropriamente” degli alloggi hanno potuto più comodamente riaprire botteghe con vetrina sulla strada, migliorando i tal modo anche la vivibilità della nostra città.