Moreno Nossa
Dove vai se il piano industriale non ce l’hai?
Il nostro scopo e quello di tutta l’amministrazione sestese, e’ quello di mantenere e rilanciare il sito sestese, anche perche’ qui a SSG, c’e’ una vera e propria eccellenza ed e’ inaccettabile un piano industriale che non preveda il mantenimento dello stabilimento di viale Edison.
I grandi gruppi si muovono senza alcun vincolo, concentrando o delocalizzando funzioni, servizi e produzioni a loro piacere, ed a fronte di tutto questo licenziano, chiudono attivita’, programmano esuberi e distruggono patrimoni industriali e professionali.
La relativa facilita’ con cui queste multinazionali decidono di abbandonare il nostro paese, mostra l’assenza di vincoli che troppo spesso si traduce in furto di tecnologie, di brevetti di commesse, trasformando distretti industriali in deserto. Occorre un intervento governativo immediato.
Il business e’ business, e queste aziende svincolate da ogni riconoscimento alla collettivita’, procedono come degli schiacciasassi per ottenere il maggior risultato nel tempo piu’ breve, non considerando in nessun modo i lavoratori e le loro comunita’.
In Francia e Germania, a fronte di aiuti forniti alla creazione o al mantentimento di posti di lavoro, vengono dettate precise direttive e vengono vincolati gli aiuti dati al fine di rimanere sui territori, facendo da volano verso nuovi insediamenti produttivi. Se questo non dovesse accadere, si sospendono e si recuperano gli aiuti dati in precedenza. Da noi tutto questo non esiste. Sommando questo all’assenza totale di politiche industriali, il risultato e’ scontato ed e’ sotto gli occhi di tutti.
Nel nostro paese tante multinazionali prendono i soldi e scappano e quel che e’ peggio, ultimamente vengono applauditi da questo governo.
Per quanto riguarda Alstom, si potrebbe pensare ad incentivare il trasporto regionali su rotaia, ma questo fa parte di strategie e politiche industriali che non vedo assolutamente all’orizzonte.
Il paradosso e’ che vengono dati incentivi alle aziende che spacciano per assunzioni la regolarizzazione dei contratti di lavoro, spostando la tipologia contrattuale da determinato a indeterminato, sapendo che senza le tutele dell’art.18, il lavoro indeterminato non esiste piu’. Incentivi dati senza entrare nel merito, togliendoli da altri capitoli d’investimento verso reali e durature politiche industriali. Politiche industriali mancanti, cosi’ come non i nostri governi non incentivano politiche d’innovazione tecnologica. Basti pensare che il PIL e’ aumentato dell’0,6 per cento nonostante un netto calo del petrolio, un rapporto euro dollaro mai stato cosi’ favorevole, un aumento dell’indebitamento di circa 30 miliardi di euro e uno sforamento dei parametri europei. Occorrono politiche industriali vere, occorre che il plusvslore venga reimmesso nel circuito produttivo e non destinato a speculazioni finanziarie. Occorrono posti di lavoro certi e di qualita’, non twitter e slides.
Permettemi un piccolo positivo stupore.
Noi di SEL siamo favorevolmente sorpresi nel vedere che le stesse forze politiche che hanno aumentato l’eta’ pensionabile, il dimezzamento o quasi di tutti gli ammortizzatori sociali, l’approvazione del jobs act, i demansionamenti indebolendo costantemente i lavoratori a fronte di situazioni come quelle dell’Alstom di Sesto San Giovanni, avere queste forze politiche a fianco dei lavoratori sin dall’inizio, e’ solo un immenso piacere. Certo, onesta’ intellettuale consiglia a queste forze politiche maggiore coerenza. Non si puo’ difendere i lavoratori sul territorio e abbandonarli in Parlamento.
Battersi per un salario orario minimo europeo, per far si che la qualita’, la conoscenza l’affidabilita’ diventino priorita’ nella riuscita di un prodotto e non un companatico relegato in un angolo rispetto al costo del lavoro. Anche se le priorita’ per chi investe sono le infrasttrutture, la burocrazia e la corruzione. L’articolo 18 non e’ nelle prime cento posizioni. I lavoratori stanno diventando come dei panda in questo paese, una razza in via d’estinzione e non protetta dall’attuale governo.
Bisogna ripartire dal concetto costituzionale del lavoro come strumento della dignita’ e liberta’ della persona.
In bocca al lupo a tutti e stiamo uniti.