Comunicato Stampa
La Storia siamo noi
Pubblichiamo la risposta su quanto detto in questi giorni in funzione dell’intervento di Rita Innocenti tenuto al Mil il 31 marzo scorso.
Provo a rispondere ad alcune delle cose scritte in questi giorni a proposito del mio intervento di venerdì 31 marzo.
La prima cosa è che non sono intervenuta nel mio ruolo istituzionale di assessora alla cultura, ma come candidata della lista La Fabbrica della città alle prossime elezioni amministrative, essendo quella la serata di presentazione della coalizione del centrosinistra a Sesto. La giornalista mi ha chiesto di parlare dell’esperienza della Fabbrica e quindi ho cominciato spiegando perché abbiamo fondato la Fabbrica, laboratorio politico del centrosinistra, e cosa pensiamo sia un progetto politico e una lista civica, un’esperienza di cittadinanza attiva in cui le persone si mettono in gioco per il bene della loro città. E in questo mettersi in gioco prendono posizione politica, essendo che sarebbe ben strano non fare politica all’interno della città, luogo in cui anche come nome la politica nasce. Così ho affermato che ritengo non accettabili le posizioni di coloro che si presentano alle elezioni dicendo di non essere né di destra né di sinistra, cosa che di solito, per la mia esperienza, significa che non si vogliono dichiarare pubblicamente i propri riferimenti politici.
In questo senso, ho fatto un affondo politico: se si chiamano testimonial nazionali per il lancio della propria lista civica, nella fattispecie Stefano Parisi che lo scorso anno guidava la coalizione di centrodestra alle elezioni comunali a Milano formata da Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Partito Pensionati e due liste civiche, significa schierarsi e quando ci si schiera ci si fa carico degli apparentamenti e delle storie politiche della propria parte. E la storia di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia ad oggi ineleggibile ai sensi della legge Severino su corruzione e illegalità nella pubblica amministrazione, dovrebbe porre a mio parere alcuni problemi di carattere politico e morale. A riprova del senso tutto politico della questione, in un primo scambio verbale con Gianpaolo Caponi mi è stato detto che allo stesso modo io, in quanto persona di sinistra, dovrei vergognarmi per tutto quello che ha fatto Stalin e in questo senso ho accettato l’argomentazione – pur se la distanza con Stalin è oggi superiore a quella con Parisi e Berlusconi – come qualcosa con cui la mia parte politica deve fare i conti. E infatti da persona di sinistra cerco in ogni mia scelta e azione di difendere sempre e comunque la libertà e dignità di ogni individuo, ossia come ho detto anche quella sera di coniugare socialismo e liberalismo, giustizia sociale, libertà personale e diritti civili.
E’ di tutta evidenza che nell’agire politico una delle modalità è quella di mostrare le contraddizioni all’interno dei partiti o delle parti in contesa, e non perché non si abbia nulla da dire quanto a idee e programmi – La Fabbrica parla molto e da mesi come risulta dal nostro sito e da alcuni giornali che ci danno spazio – ma proprio per far emergere le differenze tra scelte di campo e programmi politici in gioco. Dato che noi crediamo che fare politica in una città significa affrontare questioni locali con uno sguardo e una visione globali, almeno di carattere nazionale ed europeo, perché occorre dire a cittadini/e quale idea di sviluppo, quale idea di giustizia e politiche sociali, quale idea di sicurezza, quale idea di pari opportunità, e cioè quale idea di società si propone. Perché appunto non crediamo alla narrazione del “siamo locali e le nostre proposte non sono né di destra né di sinistra”.
Quanto a Berlusconi e al disastro politico, morale e civile che ha portato nel nostro paese la mia posizione è sempre stata netta e chiara per chi avesse avuto interesse a conoscerla, nel senso che nella mia presentazione alle scorse elezioni dicevo di essere stata una delle promotrici della manifestazione di donne “Se non ora, quando?” che ha contribuito in modo significativo al declino del leader della destra italiana. E il fatto che al mio fianco la sera del 31 marzo ci fosse Giorgio Gori, a lungo importante manager di Mediaset, dice due cose: per quanto mi riguarda, che non cambio il mio pensiero a seconda delle convenienze del momento; per quanto riguarda Gori, che un conto è lavorare per qualcuno anche ad alti livelli e un conto è fare politica insieme o schierarsi politicamente dalla stessa parte, cosa che non ha fatto. E’ altresì evidente che se Berlusconi fosse rimasto solo un imprenditore privato, tutta la storia italiana degli ultimi venti anni sarebbe diversa e la nostra discussione attuale non avrebbe verosimilmente ragion d’essere.
Venendo adesso alla questione delle scuse, da più parti richieste, cerco di spiegare perché non credo di dovere delle scuse in quanto si tratta, come ho provato a dire, di un’argomentazione e di un affondo politici e non certo personali, visto che a coloro che sono corrotti la domanda da me posta apparirebbe del tutto oziosa e ridicola. Ho chiesto infatti se una certa appartenenza di campo può creare difficoltà per persone che aderiscono ad associazioni che, come Libera, hanno fatto del rigore morale e civile la propria ragion d’essere. A una domanda politica, retorica e provocatoria quanto si vuole, si danno risposte politiche, come in questi giorni è stato peraltro fatto da alcuni: una, a mio parere, regressiva – “così fan tutti, non c’è da scandalizzarsi troppo, anzi chi si scandalizza è in realtà un ipocrita, destra e sinistra pari sono” – e una progressiva – “L’ex candidato sindaco di Milano Parisi sta facendo un altro percorso per costruire un’altra destra”.
Mentre considero la prima risposta, quella sì, un insulto alla storia di tanti italiani e italiane, a cominciare da quelli che Libera ricorda nella sue Giornate della memoria e del ricordo, con quel continuo rimando al fatto che saremmo tutti uguali e ovviamente non nelle virtù, prendo la seconda come una sfida politica a cui faccio i miei più sinceri auguri, perché che la destra italiana riesca ad uscire dall’eredità politica degli ultimi vent’anni non sarà un vantaggio solo per quella parte ma per l’intero paese.
Ultima considerazione: alcuni attacchi hanno preso spunto dal mio mestiere di insegnante di storia e filosofia. Ho sempre amato la filosofia perché da Socrate in avanti pone continue domande, anche molto scomode, al senso comune dato che la filosofia è il pungolo continuo del pensiero sul senso della vita dei singoli e delle comunità. Ho sempre amato la storia perché, come dice una canzone molto nota e a me cara, la storia siamo noi e per questo la storia non ha nascondigli.
Rita Innocenti
NOTA DI REDAZIONE: il Comunicato di Rita Innocenti si riferisce alla polemica seguita alle dichiarazioni rilasciate dall’assesora nel corso di una iniziativa pubblica: «Se io invito al lancio della mia lista Stefano Parisi… lui era il candidato di Berlusconi a Milano, Berlusconi era il datore di lavoro di Mangano, Mangano era solidale di Dell’Utri, Dell’Utri è stato condannato per associazione mafiosa… quindi se io fossi un militante di Libera ci penserei bene prima di appoggiare quella lista». Parole a cui avrebbe risposto il candidato sindaco Giampaolo Caponi che, vedendovi un riferimento alla sua lista civica, avrebbe chiesto le scuse dell’assessore al fine di valutare eventuali azioni legali.