Sesto: Quelli che raccolgono firme, e poi nascondono la mano

COMUNICATO STAMPA de “La FABBRICA della Città”

Quelli che difendono i valori in cui credono, ma non se fanno perdere voti in campagna elettorale.

In questa città succedono cose strane in campagna elettorale.

Parliamo di persone che hanno prima presentato interrogazioni in Consiglio comunale, come la consigliera Angela Tittaferrante, e nei mesi successivi chiesto firme alla cittadinanza, come il Centro culturale Arca, per presentare una petizione “al Sindaco di Sesto San Giovanni Monica Chittò sui rischi dei corsi di sessualità e identità di genere nelle scuole”, tra i primi firmatari i consiglieri Angela Tittaferrante, Franca Landucci, Giampaolo Caponi e Marco Lanzoni, e che poi, nel momento in cui si trattava di aprire una discussione pubblica in Commissione consiliare, non si sono presentati.

A parte la mancanza di rispetto per i cittadini/e che hanno firmato e per i consiglieri/e, assessore, funzionari e quanti presenti ieri in Commissione, l’assenza dei promotori e firmatari della petizione rivela chiaramente la natura strumentale di tale iniziativa: perché se davvero si hanno a cuore i nostri ragazzi e ragazze, se davvero si ritiene di dover condurre una giusta battaglia culturale non ci si ritira nel momento del confronto politico, ma anzi si difendono le proprie idee e si avanzano proposte nelle forme e nelle sedi adeguate –come peraltro è stato fatto dall’Amministrazione e da tutti i consiglieri/e presenti in Commissione.

Quello che è avvenuto ieri sera è a nostro avviso un brutto esempio di cattiva politica: prima si creano mobilitazioni, peraltro riportando ripetutamente in maniera non corretta azioni e progetti dell’Amministrazione comunale, si chiede testualmente “di non favorire l’introduzione nelle scuole del territorio comunale durante orari scolastici di corsi che trattino di sessualità e identità di genere; tantomeno corsi dal titolo fuorviante che sottendano gli stessi intenti, per esempio “lotta alle discriminazioni di genere”e poi non ci si presenta in sede di pubblico confronto, come se non si avessero argomenti, o peggio, non si ritenesse opportuno mostrarli in campagna elettorale.

Forse perché si ritiene che la cosa più importante in campagna elettorale non sono tanto i valori e l’idea di società che si propone ma il raccogliere voti, quanti più possibili, anche sostenendo una cosa e, se necessario, il suo contrario.

Questa idea e questa pratica politica non ci appartengono: noi siamo per il dialogo continuo e il confronto aperto di idee e valori, perché solo così possiamo costruire un futuro migliore per la nostra comunità.

La FABBRICA della Città

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